Il riscaldamento globale è un problema ambientale che negli ultimi anni ha assunto una maggiore rilevanza su scala mondiale. Spesso, le conseguenze dell’aumento della temperatura del pianeta non immediatamente visibili, siamo abituati a guardare documentari che mostrano enormi blocchi di ghiaccio che si staccano, cadendo poi con un gran tonfo nel mare, oppure grandi laghi quasi scomparsi per la carenza di acqua. Attraverso uno schermo siamo indotti a pensare a questi eventi come molto lontani da noi.
In realtà non è così. Anche se singolarmente non li percepiamo, i cambiamenti ambientali ci sono. Gli effetti del riscaldamento globale coinvolgono così tanti aspetti della vita dell’uomo che non sarebbe corretto parlare di fenomeni isolati.
Il grafico sottostante, per esempio, rappresenta lo spessore medio dei ghiacciai: la linea blu indica un brusco calo dello spessore negli ultimi 40 di quasi 14 metri (quasi l’altezza di un palazzo di tre piani!). C’è da aggiungere che per ghiacciai non dobbiamo solo intendere le calotte polari, ma anche i grandi depositi di acqua dolce delle alte montagne, ovvero le grandi riserve di acqua dolce sulla terra, che sono di per sé una percentuale molto esigua rispetto all’acqua salata. Lo scioglimento dei ghiacciai ha come primaria conseguenza l’aumento del livello dei mari.
Oltre allo scioglimento dei ghiacci, un ulteriore problema è rappresentato legato all’aumento della temperatura terrestre è il riscaldamento dei mari che è in grado di influire fortemente sui cambiamenti dell’ecosistema. Gli oceani trattengono molto il calore, hanno cioè una elevata capacità termica, e riescono a riscaldare anche gli strati della terra più profondi. L’aumento della temperatura marina modifica così gli ecosistemi acquatici, spesso causando morie di massa dovute all’impoverimento delle sostanze minerali. Inoltre, il riscaldamento dei mari amplifica notevolmente l’azione delle emissioni di anidride carbonica nell’aria. Questo perché il mare contiene molta CO2 disciolta e l’aumento della temperatura facilita il suo rilascio nell’atmosfera. Ne segue che l’evaporazione rilascia una grande quantità di vapore acqueo che, a discapito di quello che si può credere, è il principale gas serra e responsabile del riscaldamento globale.
Nel corso del XXI secolo la temperatura superficiale media dovrebbe innalzarsi in modo più o meno costante di circa 6 °C. Sembra poco, ma immaginate di alzare di “soli” 6 °C la temperatura del vostro corpo: se in media la temperatura corporea si aggira intorno ai 35/36 °C, e già a 38 °C accusate i sintomi della febbre, cosa succederebbe se il vostro termometro segnalasse 42 °C?
E’ vero che non possiamo riscontrare ad occhio nudo questi cambiamenti perché i risultati saranno riscontrabili solo a distanza di tempo. Ma entro quanto tempo? Questo non lo possiamo sapere perché sono in gioco molte variabili, come l’aumento delle emissioni di gas serra, l’aumento del livello del mare e persino l’economia umana che influisce sul territorio e l’intervento dell’uomo sulla natura, giusto per citare le più conosciute.
Il nostro pianeta è quindi in pericolo? Probabilmente non se la passa e non se la passerà bene sotto molti versanti. Infatti, il problema dell’innalzamento del livello dei mari minaccia gli stabilimenti umani in riva al mare. E’ il caso di Venezia, il capoluogo veneto patrimonio dell’UNESCO che sembra destinata a sparire sott’acqua nel giro di 100 anni: Insieme alle altre città dell’Adriatico, Venezia verrà sommersa a causa dell’innalzamento del livello del Mar Mediterraneo. “Sommersa” forse sembra un termine esagerato, ma la situazione è davvero allarmante: negli ultimi 1000 anni il Mediterraneo si è alzato di soli 30 cm, mentre nei prossimi 100 è previsto un innalzamento di quasi un metro e mezzo. Forse “allagata” è il termine che più rende l’idea di un futuro scenario catastrofico, sebbene suoni un po’ ridicola calata in questo contesto…
Come si è arrivati a tutto ciò? Un team di ricerca ha esaminato 13 siti archeologici in tutta Europa situati in prossimità del mare. Attraverso gli scavi, è stato possibile misurare l’evoluzione del livello dell’acqua nel tempo: il livello è variato sensibilmente da zona a zona (in Spagna, per esempio, si è registrato un’innalzamento minore rispetto ad Atene). Nel giro di 1000 anni, sulle coste salernitane e pugliesi, il mare si è innalzato di 15 centimetri. Stando a queste informazioni e agli studi climatologici su scala mondiale, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc) è così riuscito calcolare l’innalzamento medio del mare.
Questa crescita esponenziale della temperatura (e del conseguente livello del mare) è proprio dovuta all’alta concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera che negli ultimi 4 anni ha superato il valore di 400 ppm (ovvero parti per milione). Un valore del genere non è mai stato toccato sulla Terra da almeno 23 milioni di anni, ovvero nell’era in cui la temperatura del nostro pianeta doveva ancora stabilizzarsi per accogliere la vita sulla terraferma!
La seguente galleria riporta le immagini pubblicate sul sito del Climate Central: A Science & New Organization. Quelle che vengono mostrate sono le simulazioni su come potranno cambiare alcune città italiane a causa dell’innalzamento dei livelli del Mediterraneo. Il grigio indica l’area cittadina, l’azzurro chiaro e il blu scuro il mare più o meno profondo; l’immagine a sinistra illustra come sarebbe la situazione se la temperatura del globo fosse maggiore di 2 °C (che in realtà è una situazione verosimile), a destra il caso di un aumento di 4 °C. Le immagini sono state pubblicate anche sul sito di Repubblica.it qualche settimana fa.
Inutile suggerire che l’ipotesi peggiore è il caso di Venezia che verrebbe quasi totalmente sommersa. Ma è altrettanto curioso, quanto allarmante, il caso di Roma che potrebbe potenzialmente diventare località balneare. In generale, sembra che la situazione dell’Adriatico sia più allarmante rispetto alle coste tirreniche: Napoli e Livorno, infatti, per quanto potrebbero subire il fenomeno dell’innalzamento del mare, ne risentirebbero molto meno rispetto alle località adriatiche come la più volte citata Venezia, Trieste o Ravenna.