Di Silvia Vassallo per Social Up!
Se dovessimo chiedere alla maggior parte dei lettori moderni cosa siano i “Penny Dreadful”, probabilmente il primo pensiero andrebbe all’omonima serie TV che per ora sta spopolando in tutto il mondo con la nuova terza stagione. La storia, ambientata in un’oscura e tetra Londra vittoriana, ha come elementi cardine il sangue, il mistero, il sovrannaturale, senza contare le innumerevoli allusioni alla letteratura inglese dell’Ottocento grazie anche all’inserimento di personaggi celebri quali Frankenstein, Dracula e Dorian Gray.
In realtà il titolo Penny Dreadful si ispira a un particolare, seppur fugace, fenomeno letterario di massa sviluppatosi in Inghilterra proprio nel corso del XIX secolo, in particolare dal 1840. Conosciuti anche con i termini inglesi “penny awfuls”, “penny horribles” e “penny bloods”, i Penny Dreadful costituivano un tipo di pubblicazione periodica che proponeva narrazioni a puntate rivolte soprattutto al proletariato e alla borghesia impiegatizia. Nonostante le copie sopravvissute siano davvero rare, a causa della scarsa qualità della carta su cui venivano stampati, i Penny Dreadful godettero all’epoca di uno straordinario successo.
L’espressione, traducibile sommariamente come “spaventi da un penny”, racchiude in sé i caratteri peculiari di questo genere letterario: da un lato il costo bassissimo (un penny ogni pezzo), dall’altro la tipologia delle storie narrate, ovvero vividi racconti horror contraddistinti da toni volutamente enfatici e da illustrazioni esagerate che ne accentuavano il sensazionalismo. Fra i racconti più in voga, ricordiamo “Varney the Vampire”, “The Mysteries of Midnight”, “The Knight of the Road”. E se titoli come “The Calendar of Horrors” (“Il calendario degli orrori”), “The Maniac Father” (“Il padre maniaco”) o “The Victim of Seduction” (“La vittima della seduzione”) non suonavano già di per sé abbastanza macabri, ci pensavano le illustrazioni a far risaltare le copertine con immagini di vampiri assetati di sangue, brutali assassini e scene di violenza.
Omicidi, avvelenamenti, rapimenti, furti, torbide relazioni amorose: queste ed altre storie raccapriccianti appassionavano i lettori più assidui dei Penny Dreadful, mentre allo stesso tempo fecero gridare allo scandalo tutti i difensori della cosiddetta morale borghese vittoriana. Si cominciò a temere che questa forma di “bassa e oscena letteratura” corrompesse i giovani, incitasse al crimine e al suicidio. In altre parole, che fosse responsabile della degenerazione sociale.
Con ogni probabilità, però, le implicazioni morali di una simile accusa non erano che un pretesto: i Penny Dreadful infatti contenevano di certo scene di violenza, torture e nudità, ma non promuovevano affatto le azioni criminali, e i diversi personaggi, seppur meschini e grotteschi, non venivano mai privati del loro codice etico. Ciò che davvero infastidiva i borghesi “benpensanti” era forse il disprezzo verso le autorità statali che emergeva dai racconti.
Nonostante il basso valore culturale attribuitogli in passato, il genere dei Penny Dreadful ebbe comunque il merito di spianare la strada al trionfo del romanzo gotico, e la sua influenza si sarebbe ritrovata nelle opere dei più importanti scrittori della seconda metà dell’Ottocento, fra cui Robert Louis Stevenson, autore del romanzo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”.
Ma basterebbe guardare più attentamente alla nostra cultura attuale per renderci conto che i Penny Dreadful hanno lasciato la loro impronta anche nel XXI secolo. Oltre ad aver ispirato una serie TV, essi possono essere considerati gli antenati dei film horror, del cinema grindhouse, dei fumetti e dei libri “young adult”. Infine, alcuni protagonisti di questi macabri racconti sono stati ripresi sia da autori letterari che cinematografici: il più famoso è sicuramente Sweeney Todd, il quale comparve per la prima volta in un Penny Dreadful del 1846 intitolato “The String of Pearls: A Romance”.