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“La scelta di non diventare madre mi sta punendo” Raccontalo a zio Benny

“Caro Benny, mi chiamo Diletta e ho 37 anni. Vorrei parlarti della mia storia d’amore che sta per giungere alla fine, sebbene lui sia l’amore della mia vita. Il motivo? Il mio lui vorrebbe un figlio da me, io no! La scelta di non diventare madre mi sta punendo. Esatto, perché è proprio così. Sono sempre stata convinta che la vocazione materna non arrivi all’improvviso, ma che sia una dote innata e io ho sempre capito di non averla. Proprio per questo motivo, quando una relazione iniziava a diventar seria, dichiaravo la mia intenzione o meglio la mia non intenzione di avere un figlio. Questa mia decisione, il mio attuale compagno la conosce fin dall’inizio e ora siamo al 10 anno insieme.

Ogni volta che si presentava l’argomento, magari alla nascita del bebè di amici, lui smorzava gli animi dicendomi che avrei cambiato idea, che prima o poi, sarei stata io stessa a desiderare un bambino tutto mio. Questo desiderio, però, in me non è mai sbocciato. L’anno scorso abbiamo fatto il grande passo di convivere ed è stato un anno drammatico. Un giorno sì e un giorno no, litighiamo. Il mese scorso mi è stato dato un aut aut, al quale io ho risposto nell’unico modo che mi facesse star bene. Un figlio proprio non lo voglio. Da qualche giorno lui ha deciso di andar via e tornare dai suoi, io non ho battuto ciglio. Non voglio la sua infelicità, ma non vorrei nemmeno sopperire alla mia. Pensi che sia io a sbagliare e che facendolo questo figlio, qualcosa cambierebbe?”

Cara Diletta, la tua lettera mi ha letteralmente spiazzato, proprio per la tematica così profonda quanto complessa. Il tuo non è un problema personale, ma si tratta di una vera e propria problematica sociale. E’ ancora fortemente radicata l’idea che una donna, prima o dopo, concretizzi la sua, come chiamarla? Vocazione? Missione? Ad un certo punto ci si aspetta, insomma, che una donna metta al mondo un figlio e dedichi la sua vita al nuovo nascituro e al focolare. Un condizionamento sociale che sopravvive al di là di ogni battaglia d’emancipazione. In sostanza una donna che decide di scostarsi dalla sua missione naturale, non solo deve sentirsi in colpa, ma viene bollata come sovversiva di un ordine naturale, stabilito poi, non si capisce da chi!

Fonte: L’espresso La Repubblica

Non di meno capita spesso che siano etichettate come madri snaturate, quelle donne che decidono di lasciare la casa per il lavoro e la carriera. Come se ci fosse un DPCM che vieti di fare entrambe le cose. Nemmeno accenno a chi preferisce piacevoli sollazzi. Non sono una donna, ma in qualche modo riesco a sentire il peso del non corrispondere al richiamo imposto, più che dalla natura, dalla società. Sento tutto il peso del giudizio di chi manca a questa vocazione. Riesco a sentire il peso morale di quell’ammonimento che minaccia di rimorso per una scelta che, invece, è la più bella gioia del mondo.

La tua decisione di accantonare la maternità è insindacabile. Diffida e metti al muro chiunque voglia farti credere il contrario. Nessuno potrà mai importi se e quando diventare madre. La decisione sarà sempre e solo tua, guidata dalla tua coscienza e dalla tua ricerca della felicità. Se per te essere madre non corrisponde alla felicità, va benissimo anche così. Siamo o dovremmo essere involucri senzienti e liberi di agire in virtù del nostro bene. La vita è già fin troppo difficile e breve per prendere decisioni così grandi senza rifletterci.

Fonte: Unsplash

La tua assenza d’istinto materno ha però, compromesso anche la tua relazione. In sostanza ti ritrovi ad affrontare due situazioni una più incresciosa dell’altra. Con il tuo lui, purtroppo c’è poco da fare. Lui, da quanto mi dici, era cosciente di come la pensavi sull’idea di aver un figlio. Il suo errore, forse, è stato quello di sperare che un giorno tu cambiassi idea. Lo stesso errore è stato commesso da te, sperando che lui si rassegnasse. Entrambi avete puntato sul cavallo sbagliato. Lo avete fatto trottare per anni senza arrivare realmente al dunque. Probabilmente non vi siete mai parlati sul serio. Avete rimandato l’irrimandabile e nel frattempo la vostra relazione è andata avanti. Avete investito tempo e sentimenti, senza capire dove fosse il traguardo. A te basta lui, con le vostre vite e abitudini, lui vuole un di più che tu non vuoi.

Forse posso dirti che un po’ te lo aspettavi e credo anche lui. Se avete imparato almeno a conoscervi, sapevate che sareste arrivati a questo punto. In tante lettere e storie ascoltate, ho imparato una cosa. Una relazione arriva alla parole fine, quando viene a mancare l’obiettivo ultimo, un progetto comune. Quando si perde di vista, la coppia sfiorisce e muore. Può essere difficile da accettare, ma ingannarsi o fingere che il problema non ci sia, è inutile.

Lui ha il diritto insindacabile di diventare padre, così come, tu hai il diritto insindacabile di non diventare madre. Chi si piega alla volontà altrui, ma non ne è fortemente motivato dalla propria indole, vivrà da infelice e nel tuo caso, potresti mettere al mondo una creatura non desiderata e lo trasmetteresti e i figli, di questo non hanno alcuna colpa. Mai.

Ti abbraccio forte Diletta e credimi, mi hai dato uno spunto di riflessione infinitamente bello, ma complesso.

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Benito Dell'Aquila