Quante persone al mondo pagherebbero per un abbraccio?
Jackie Samuels è una neolaureata di 29 anni, che aspira a fare l’agente immobiliare, ma per arrotondare si è inventata un business davvero innovativo: fare coccole a pagamento. Nel Rochester, nello stato di New York, ha aperto la prima “Coccoleria” una sorta di salone con un enorme letto a due piazze al centro dove dispensa coccole. In questo centro sono i benvenuti tutti coloro hanno bisogno di un po’ di attenzioni e di amorevolezza e con la “modica” cifra di 60 dollari avranno diritto ad una buona dose di abbracci e carezze. Si tratta di carezze molto caste che non hanno nulla a che vedere con il sesso o altre effusioni del genere.
“Fare le coccole e’ qualcosa che mi piace fare – dice Jackie, moretta, nasino all’insu’ e aria innocente – la nudita’ non e’ permessa”. Trasformata la passione innata in un’ impresa, la ragazza precisa: “Penso che ci sia moltissima gente che non ha nessuno nella vita che gli dia un tocco rassicurante, gli abbracci fanno bene”.
Jacqueline ha raccontato che il cliente medio è un uomo di mezza età e ha dribblato i punzecchianti commenti di alcuni giornalisti e commentatori americani («ma guarda un po’»…) sostenendo che gli uomini hanno meno problemi a pagare per un servizio di questo tipo. “Penso che le donne abbiano più problemi a spendere soldi per le coccole. È una questione di ego” ha spiegato la 29enne.
E a chi le ha chiesto se alla sua The snuggery si presentino soltanto persone con problemi di affettività o irriducibilmente sole, Jaqueline ha risposto: “No, sono persone che vivono un normale periodo di stress all’interno della propria relazione o che sono momentaneamente single”.
Niente di patologico dunque, parrebbe.
Samuel ha studiato un libro chiamato il “sutra delle coccole” in cui si illustrano 100 diverse posizioni di coccole ed afferma di essere pronta a farle tutte. Il suo sogno? Allargare il business, assumendo nuove persone pronte a fornire coccole ed un giorno, se le entrate saranno sicure e solide “fare coccole gratis ai poveri, ai senzatetto”.
