Intervista Paolo Reitano – Il coraggio di avere 20anni e raccontare l’amore vero

Quando decidi di scrivere un libro doni un pezzo di te al mondo, una scelta coraggiosa che ti rende un po’ più vulnerabile. Se hai 20 anni ed una storia da raccontare permetterai a molti di guardare il mondo attraverso i tuoi occhi così la tua vita diventa anche quella loro, sembra quasi un meccanismo magico, in poche righe si crea una connessione tra chi legge e chi scrive; le esperienze diventano condivise e d’improvviso non sei più così solo. Abbiamo incontrato un ragazzo che delle parole ha fatto la sua arma più potenze, che siano in rima o in prosa, a soli 21 anni ha scritto tre libri e ne ha pubblicati due. Racconta d’amore, di amicizia, di paure, fa rivivere ricordi, fotografa momenti con le parole; si chiama Paolo Reitano e il suo ultimo libro “Torno a cercarti” ha conquistato la nostra attenzione per il messaggio d’amore che condivide con il lettore, amore inteso in senso ampio: amore per una donna, uomo, genitore, amico. Durante la presentazione del libro alla Feltrinelli della sua città, Catania, ha riunito più di 120 ragazzi, a Siracusa oltre 1000 e nelle prossime settimane continuerà a girare la Sicilia per condividere il proprio libro con i suoi coetanei. Paolo è l’esempio che la dedizione, la consapevolezza e la determinazione sono gli ingredienti necessari a 20 anni come a 50, per far sentire la propria voce in un mondo che molto spesso non sa ascoltare.
Secondo libro pubblicato in due anni con Nulla Die. Raccontaci “Torno a cercarti”.

“Torno a cercarti” rievoca il bisogno di un nuovo punto di vista, una nuova “partenza”. Ci sono quasi quaranta poesie e una canzone, quest’ultima scritta da Mattia Spanò, con cui ormai ho una consolidata collaborazione, oltre ad una grande amicizia. Si parla d’amore, d’incertezza, di paura, di ricordi di ogni tipo. Per lo più, ho provato a trasmettere delle fotografie di vita che chiunque può aver vissuto.

Dal romanzo alla poesia, a 21 anni hai raccontato l’amore in molti modi. A chi ti ispiri per scrivere?

Neruda, senza alcun dubbio. Sia nella poesia, sia nella sua meravigliosa opera in prosa, “Confesso che ho vissuto”. In altri ambiti, mi ispiro molto a Margaret Mazzantini e ad Antoine de Saint-Exupéry. Mi ha arricchito tanto anche un altro giovane scrittore catanese, di cui non posso dire il nome. Spero che presto possa pubblicare anche lui. Il confronto tra noi due mi ha lasciato davvero tanto.

Come spiegheresti l’amore ad un bambino di 8 anni?

E’ sempre troppo difficile parlare d’amore, è sempre troppo difficile parlare ai bambini. Talvolta, quando ci vien chiesto di spiegare meglio qualcosa, proviamo ad utilizzare le parole più specifiche e ricercate, mentre con i bambini è diverso. Con i bambini bisogna spiegare alla lettera con esempi pratici e concreti. Non si lasciano mica fregare. Ad un bambino di 8 anni direi certamente che l’amore è una fetta di torta cucinata dalla mamma trovata sul tavolo della cucina la sera, dopo una giornata intera passata in cortile a tirare un pallone. Direi che l’amore è tuo padre che ti porta sulle spalle, nonostante il suo mal di schiena perenne. Oppure, il tuo compagnetto di banco che tiene vuota la tua sedia quando sei assente a scuola, perché pensa che quello sia il tuo posto e che non siamo sostituibili. Ancora meglio, l’amore è la bambina con le trecce che siede davanti a te, che ti sorride e che, in modo del tutto inaspettato, ti cede metà della sua merenda. Può apparire scontato, ma l’amore è davvero una cosa semplice. E le cose semplici non sono mai banali: sono nitide, concrete, pratiche. Si toccano con mano e si vedono a distanza di chilometri. Per me l’amore è stato un fiore prezioso di cui prendermi cura, da proteggere e su cui vegliare, senza mai risparmiarmi. Ecco: l’amore è non risparmiarsi mai, in qualsiasi ambito.

Nonostante la tua giovane età hai raggiunto importanti traguardi. Cosa consiglieresti ai tuoi coetanei che come te hanno voglia di “cambiare le cose”?

E’ sempre un rischio esporsi: lo è a 30 anni, figuriamoci da adolescenti. Quando a 16 anni ho scritto il mio primo libro, mai pubblicato, in tanti mi prendevano in giro. L’atteggiamento era il classico “ma dove vuoi arrivare?”, solito di chi vuole distruggere l’ambizione, di chi vuol abbattere i sogni. L’anno scorso ho girato alcuni istituti superiori della Sicilia, tra Ragusa, Scordia e Catania, mi sono confrontato con tanti ragazzi a cui ho detto, espressamente, di combattere, di sostenersi, di cooperare per realizzare i sogni a cui tengono davvero. L’impegno è la chiave di volta, ma è necessaria una sana testardaggine per arrivare dove si vuole. E sopratutto, ma penso in ogni ambito della vita, è necessario saper perdere. La capacità di reazione rende molto più forti di ogni vittoria facile.

Seconda presentazione alla Feltrinelli di Catania con più di 100 persone e altre in giro per la Sicilia, descrivici cosa ha rappresentato per te questo momento?

Non sono ancora abituato, eppure in un anno ho presentato più di dieci volte in tutta la Sicilia. Ero emozionato come un bambino, incredulo. Mi dissero che per due settimane sono stato l’autore più venduto e richiesto a Catania. Mi ha stupito vedere anche tanti adulti. E’ difficile pensare che un 40enne abbia voglia di ascoltare un 20enne che presenta un libro: troppo spesso noi giovani veniamo screditati, additati come incapaci, inconcludenti e irrilevanti. La fiducia che ho ricevuto è un dono importante e fondamentale, mettere a nudo le mie emozioni ed esperienze davanti così tante persone lo è altrettanto. Quel momento l’ho avvertito come eterno.

La scrittura è crescita in primis personale, com’è cambiato Paolo da “Tra Dublino e Piazza Maggiore” e ” Torno a cercarti”?

Sono cambiato tanto, e penso che si veda. Il Paolo di “Tra Dublino e Piazza Maggiore” aveva dai 17 ai 19 anni: ho cominciato a scriverlo nel mese di maggio 2014, e questi quasi 4 anni si sentono tutti. Sopratutto, però, mettere nero su bianco ciò che avevo dentro mi ha permesso di cambiare, di capire, di maturare. Non sono ancora arrivato, ci metterò un bel po’ e sarà un viaggio entusiasmante, con tante salite e dei panorami mozzafiato. Ho ripreso a scrivere, saltuariamente qualche poesia, ma principalmente un romanzo. Sarà pronto nei prossimi due anni, voglio lavorarci tanto e spero possa essere un lavoro di “maturità”, per quanto io sia ancora lontano da quest’ultima. Per ora, mi concentro sulle presentazioni: mercoledì 18 ottobre sarò a Siracusa, ospite della Cittadella dello Sport, e nei prossimi mesi spero di toccare tutte le province della Sicilia. Mi sento un bimbo in un negozio di caramelle. Non vedo l’ora.

Claudia Ruiz