Intervista Flora: in “Marechiaro” canta la gioia delle piccole cose

Flora è una musicista e cantautrice romana nata tra il suono del mare di Ostia e quello di un vecchio pianoforte scordato. Cresciuta a pane e cantautorato, dopo la laurea in pianoforte, si trasferisce in Germania, dove prosegue i suoi studi con lo strumento a indirizzo jazz, e poi a Londra, dove consegue il Master in Songwriting all’Institute of Contemporary Music. Tornata in Italia, nell’aprile del 2019, il suo progetto è pronto a prendere vita e lo fa con “Si vedono i fiori”, primo EP pubblicato per l’etichetta LDM, a cui segue la partecipazione a X Factor, dove si classifica tra le dodici proposte del team under donne. Nel 2020, in piena pandemia, inizia la collaborazione con i producer Paolo Zou e Benjamin Ventura, che porterà all’uscita di quattro singoli.

Dopo il trasferimento a Milano, l’incontro con il producer Francesco Pisapia coincide con una nuova fase di ricerca sonora e artistica per Flora: l’eco della tradizione cantautorale incontra le sonorità elettroniche in un connubio di elementi organici e sintetici in cui si respirano stili diversi accomunati da tinte pop e arricchiti da testi sinceri, che nascono dall’urgenza di raccontare le mille sfaccettature della propria identità multiforme, di parlare di meraviglia ed entusiasmo ma anche di malinconia e angoscia, espressione di smarrimento della sua generazione. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla in occasione dell’uscita del suo ultimo singolo “Marechiaro”, brano in cui racconta la se stessa positiva e in grado di gioire della piccole cose, tra cui anche il mare.

Come ti sei avvicinata al mondo della musica? Una passione di famiglia o una piacevole scoperta nel corso degli anni?

Ciao a voi! Mi piace immaginare che la mia passione per la musica sia nata grazie a mio papà che per farmi addormentare mi cullava sulle note della colonna sonora del film “C’era una volta in America” di Ennio Morricone. Sono cresciuta a pane e cantautorato e nonostante i miei genitori facciano lavori totalmente distanti dal mio, mi hanno sempre spronata ad inseguire la mia passione. Passione che fortunatamente sono riuscita a coltivare fin da adolescente: durante il liceo passavo interi pomeriggi nella scuola di musica del mio quartiere, dopo il liceo ho frequentato il Conservatorio per poi completare la mia formazione ad Essen, Germania, e a Londra.

Qual è il ricordo musicale a cui sei più affezionata?

Ne ho tanti. Alcuni bellissimi, alcuni dolorosi ma importanti per la mia crescita umana e professionale. Ricordo con nostalgia mista a malinconia il primo live in cui suonai un mio brano. Avevo sedici anni, ero sul palco di Stazione Birra a Roma, e per la prima volta mi esibivo con un mio brano suonato pianoforte e voce. Il titolo era “Stay With Me”, era dedicato a mio papà, parlava della paura che avevo di perderlo, della malattia. A lui, ignaro del significato del testo inglese, non dissi nulla per anni. C’erano tutti i miei amici sotto il palco, i miei genitori e i miei fratelli a fare il tifo per me. È stato emozionante e forse è stato il momento in cui ho seriamente capito che nella vita avrei voluto solo scrivere canzoni.

Come nasce il tuo ultimo singolo “Marechiaro”?

Ho sempre composto canzoni partendo dal mio strumento, il pianoforte, componendo armonia, melodia e testo contemporaneamente. Con Marechiaro sono invece voluta partire dal titolo, una parola che mi trasmette tranquillità, calma, pacatezza, e su un giro di chitarra ho improvvisato quello che poi sono diventati il testo e la melodia del brano. Ho passato gli ultimi mesi a scrivere e produrre, ho ricercato il mio sound e identificato nel dettaglio ciò che voglio dire con la mia musica. Marechiaro e il mio prossimo singolo, Demoni, sono un’anticipazione di ciò che sentirete con le prossime uscite: due mondi antitetici e complementari. Da una parte l’euforia, la spensieratezza, il godimento del momento presente, dall’altra le paranoie, l’ansia, l’angoscia. Entrambi mondi che caratterizzano la mia persona e che credo siano in parte espressione di smarrimento della mia generazione.

Nel brano canti “Portami al mare fammi godere che questo giorno tanto finirà…”, che rapporto hai con il mare? Ora che sei a Milano, soffri questa distanza?

Si, il mare mi manca maledettamente. Sono cresciuta ad Ostia, XIII Municipio di Roma, con il mare negli occhi, i tramonti colorati e l’acqua limpida del mattino, tanto in estate quanto in inverno. Il mare per me è casa, un posto in cui mi sento a mio agio, libera, serena, un luogo in cui lasciar correre i pensieri cullata unicamente dal suono che ascolterei in silenzio per ore. Ogni volta che torno a Roma ho il mio rituale da rispettare: vedere il mare è la prima cosa da fare quando arrivo, vedere il mare è l’ultima cosa da fare prima di andare via.

Cosa auguri a questa canzone? Cosa vorresti che arrivasse alle persone?

Siamo tutti testimoni di un momento storico particolare. Nonostante la mia vita si compia nella parte fortunata del mondo, spesso i pensieri malinconici, l’angoscia e l’inquietudine prendono il sopravvento. Immagino che questo accada a tante altre persone. La mia canzone vuole essere un richiamo alla spensieratezza, un momento di evasione dalla routine quotidiana spesso attanagliata da pensieri agitati, da ansie, dalla paura del domani: ricordiamoci che siamo qui, ora, godiamo di quello che abbiamo.

Progetti futuri musicalmente parlando? Farai qualche live? Se sì, dove e quando?

Il primo dicembre avrò il piacere di aprire il concerto di Marta Tenaglia, artista capace ed interessantissima, al Base di Milano. Presenterò per la prima volta la mia musica in una versione inedita suonando il mio repertorio con sequenze e arrangiamenti pensati ad hoc per l’occasione. Negli scorsi mesi ho lavorato tanto in studio, ricercando il mio suono e una direzione artistica che mi rappresentasse al meglio e presto vedrete i risultati del mio lavoro.

Eleonora Corso