Ph: marco rimmaudo

Intervista ad Iva Zanicchi: Gargana per emozionare con l’amore

In occasione dell’uscita del suo nuovo album Gargana, abbiamo avuto il piacere di intervistare Iva Zanicchi, fresca di esperienza a Sanremo dopo moltissimi anni.

Con l’Aquila di Ligonchio non sembra passare il tempo, grazie alla sua vitalità e alla sua voglia di scoprire le novità del momento, senza però abbandonare la tradizione della musica italiana.

 Gargana, prodotto da la Luvi Records, distribuito da Believe Digital, è un disco dove con cura, sono raccolti brani molto diversi tra loro, con sei inediti, tra cui Voglio Amarti e sette cover con canzoni del panorama musicale non solo italiano, ma internazionale, a ricordarci come Iva Zanicchi abbia pubblicato i suoi dischi in tutto il mondo, dall’Europa al Sud e Nord America, dall’Asia all’Australia, incidendo in cinque lingue, italiano, spagnolo, inglese, francese e giapponese.

Gargana è un termine del dialetto di Ligonchio, che significa “voce”, l’appellativo che la accompagna da sempre. Oggi, quella bambina dalla voce straordinaria è ancora in lei, rendendone immutato lo sguardo. Buona lettura!

Cosa vuole comunicare con il nuovo album?

L’obiettivo principale è emozionare le persone che ascolteranno questo disco. L’amore può essere il filo conduttore di questo disco e ci sono sia inediti che cover. Vorrei comunicare emozione e amore.

La sua è una lunghissima carriera, ancora viva. Qual è il “sale” che le ha permesso di tenere la fiamma sempre accesa?

Il sale è la passione, la voglia di stare in mezzo alla gente, la voglia di fare ascoltare quello che fai. Dato che io amo molto la gente e sono abbastanza riamata, allora dedico a loro questo mio lavoro. La curiosità, l’amore verso la musica, ti spingono ad andare avanti.

Farò un tour in Italia, che si chiamerà Gargana, da Bolzano a Trapani magari. Avrò un gruppo con musicisti eccezionali, i Buona Vita. Nel tour sarò affiancata dalla mia nipotina di diciannove anni in alcuni momenti, così da guadagnarsi la vita da tour (ride, ndr).

Come valuta la sua esperienza a Sanremo ed il Festival in generale?

Ho sempre amato i giovani e sono a contatto con loro grazie ai miei nipoti. I giovani di oggi sono diversi da noi, sono molto più preparati e spavaldi, sono musicalmente avanti. Quasi tutti i cantanti sono preparatissimi, suonano tanti strumenti.

Amo molto la loro musica, ma gli dico sempre che devono rispettare le tradizioni, poiché siamo i re della melodia e questa va vestita con i suoni di oggi per dar vita ad un capolavoro che rimarrà nel tempo. Lo hanno già dimostrato: prendi Il Volo, tradizionali sì, ma vanno in giro per il mondo. Prendiamo anche Diodato, che ha scritto due canzoni melodiche, ma le ha vestite bene con suoni moderne, permettendo di farle cantare anche tra vent’anni.

Se invece tu punti tutto sul suono, sulla musica, sul ritmo e non hai melodia, può piacere, ma non rimarrà nel tempo.

In Gargana emerge l’incontro tra autori storici e giovani. Cosa si porta a casa da queste collaborazioni?

La mia partecipazione la giudico molto positiva, perché mi sono presentata al festival dopo tanti anni. La prima sera ho ricevuto una standing ovation e mi sono emozionata, mi sono commossa. Tutte le sere è stato così ed è il premio più grande che un artista può avere. La classifica non mi ha premiato, ma va benissimo così. L’importante è che la canzone piace, la si ascolta.

Il Festival è stato bellissimo, poiché ha accontentato tutti. C’erano i diciassettenni, i diciottenni e fino ad una signora di cui non ti dico il nome che ha tanti anni. Amadeus ha fatto un grande festival, premiando la musica e le canzoni, perché altri anni hanno dato più spazio alle ospitate. Quest’anno sono emersi i cantanti in gara.

Qual è il ricordo più vivo della sua lunga carriera?

In questi giorni la mia mente va a quando ho fatto dieci spettacoli in un teatro bellissimo a Kiev. Pensa che proprio a Kiev, un mattino mi alzai molto presto perché non riuscivo a dormire ed andai davanti al teatro per vedere i manifesti e vidi, sotto la neve, una fila di persone che andava a prendere il biglietto per lo spettacolo. L’episodio mi ha talmente emozionato che ho dato la vita la sera, cantando come non mai.

Paride Rossi