Intervista ad Ezio Guitamacchi: a tu per tu con vite da rockstar

Abbiamo intervistato Ezio Guitamacchi, giornalista, scrittore e musicista, tornato in libreria con il nuovo volume “Amore, Morte & Rock ‘N’ Roll – Le ultime ore di 50 rockstar: retroscena e misteri”.

Il nuovo libro dell’autore delinea vite capaci di andare oltre anche le trame dei più fantasiosi film americani, terminate quasi sempre troppo presto e nel mistero, aumentando ancor di più l’aura leggendaria di una rockstar.

Un viaggio affascinante per conoscere da vicino i miti della musica, capaci di farci emozionare e piangere in ogni momento con le loro canzoni, ma anche di farci arrabbiare per la prematura scomparsa.

Come è venuta l’idea di scrivere il nuovo volume? Cosa lo contraddistingue rispetto al fantastico “Delitti Rock”?

L’idea di scrivere un nuovo volume mi è venuta perché l’attualità molto spesso ci informa della scomparsa di grandi personaggi come quelle recenti di Paolo Rossi, Maradona e quelle di tante rockstar che abitano il sempre più popolato paradiso del rock. Il mio precedente libro “Delitti Rock” era un progetto molto articolato, tanto da trasformarsi in dieci puntate televisive in onda su Rai 2, in un programma radiofonico sulla Radio Svizzera Italiana e in uno spettacolo teatrale. Il volume era concepito in ordine cronologico con più di 200 casi.

Nel caso di “Amore, morte e rock‘n’roll” ho voluto invece raccontare delle storie rock tenendo conto anche del concetto di amore che, nell’esito finale, gioca una parte tutt’altro che irrilevante. Il libro è pieno di illustrazioni e citazioni ma tratta soprattutto di storie. Mi sono concentrato sull’aspetto narrativo e su quelle più conosciute (es. John Lennon) viste però da una prospettiva originale: gli occhi e le parole di chi è stato protagonista o testimone di quelle storie. Sono molto soddisfatto e orgoglioso di questo progetto.

Il volume si articola in 50 storie, riportate quasi in maniera enciclopedica. Ciò che stupisce, però, è l’accattivante stile di scrittura noir, che fa sentire il lettore parte dell’età storica in cui è avvenuta la dipartita della rockstar di riferimento. Oltre al raccontare, quali altri obiettivi vorresti raggiungere con il tuo libro?

In realtà non ho scelto di fare qualcosa di enciclopedico. E’ vero, il libro contiene tante informazioni, tanti fatti ma ho cercato in ogni caso di narrarli. Lo stile di scrittura che definisci come “noir” in realtà non è voluto perché io ho cercato di trattare le varie storie a seconda della tipologia delle storie stesse. Ad esempio ho voluto rendere la storia di Lou Reed con un tono più romantico. Mi fa piacere che tu dica che viene capito anche il contesto in cui queste storie sono avvenute; sono infatti luoghi o circostanze che conosco bene sia perché le ho viste sia perché a volte le ho viste insieme non tanto ai protagonisti ma ai personaggi che sono stati testimoni di questi eventi.

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L’obiettivo è quello di rendere la lettura il più piacevole possibile, cioè renderla appassionante tanto quanto è la passione che ho messo nello scrivere, ma anche di far riscoprire dei personaggi che hanno fatto la storia della musica.

Spesso si dice che la morte prematura di un artista possa essere possa generare la vera consacrazione dei suoi lavori tra critica e pubblico, poiché proprio quando la rockstar viene a mancare ci si rende conto di cosa si sia perso. Quanto credi sia vera questa affermazione? 

Una cosa è sicura e cioè che quando una persona viene a mancare, come mi ha detto Laurie Anderson nel corso della nostra ultima conversazione, capiamo quant’amore abbiamo provato per essa. Questa frase è stata la chiave di volta che ha aperto una nuova prospettiva nel mio raccontare tutte le storie: quella dell’amore o paradossalmente dell’assenza d’amore. Io credo che non ci si renda conto di quale impatto certe rockstar hanno avuto in vita e soprattutto di che impatto hanno avuto le loro morti, spesso precoci. Di personaggi morti in tenera età ce ne sono tanti. Forse colui che ha capitalizzato meglio la sua dipartita è stato Jeff Buckley perché, nonostante abbia pubblicato un disco magnifico dal titolo “Grace”, di fatto è il suo unico album e questo è il motivo per cui rimane una figura misteriosa anche dal punto di vista artistico. Di sicuro rimane in questo caso il rammarico per quelle che vengono definite “morti precoci”, come quella di John Lennon che è morto a 40 anni e chissà quante cose aveva ancora da dire. Vengono quindi a mancare quelle parole o canzoni che questi artisti non hanno potuto dire e cantare.

Qual è l’epilogo di una rockstar che più ti ha colpito?

Non c’è un epilogo particolare che mi ha colpito di più. Ce ne sono alcuni che mi hanno commosso come la storia di Leonard Cohen oppure altri che hanno catturato la mia immaginazione come, per l’appunto, quella di Tim e Jef Buckley padre e figlio morti più o meno nello stesso modo. Oppure mi colpiscono le coincidenze spesso assurde di morti come quella di Whitney Huston e di sua figlia Bobby Christina. Oppure tutti quegli incidenti che potevano essere evitati come la morte di Buddy Holly che era salito su quell’areoplanino perché aveva vinto il posto giocando a dadi con un suo musicista; ma anche Stevie Ray Vaughan che aveva chiesto a Eric Clapton se c’era un mezzo per poter tornare a Chicago dopo il concerto ed Eric gli aveva offerto il suo aereo per tornare più in fretta. Purtroppo l’aereo precipitò e con lui anche la leggenda del rock.

Sono tantissime le storie contenute in questo libro: alcune suscitano un sentimento di malinconia come quella di Dolores O’Riordan oppure quella di George Michael che ha cantato per anni “Last Christmas i gave you my heart” e muore di infarto nel giorno di Natale, come due anni dopo muore anche la sorella sempre nel giorno di Natale.

Insomma è molto difficile per me dare una risposta univoca alla tua domanda, in quanto ogni storia è legata ad una emozione differente.

Pensi che alcune delle storie raccontare possano diventare delle serie tv? Gli intrecci sono già molto interessanti, insomma gli sceneggiatori avrebbero la strada completamente libera!

In effetti sto lavorando a una trasposizione televisiva del libro però è assolutamente prematuro parlarne. Incrociamo le dita e vediamo cosa succederà.

Chi è realmente Ezio Guaitamacchi? Quanto ti senti rockstar, giornalista e scrittore allo stesso tempo?

Ezio Guaitamacchi è un appassionato di musica che fin da bambino aveva come idolo Jimi Hendrix, ha cominciato a suonare la chitarra cercando di emulare i suoi miti, ha avuto il sogno della California ed è andato in America mille volte sia per diletto che per lavoro.

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Non mi sento affatto rockstar e giornalista allo stesso tempo, ma semplicemente uno che ha avuto la fortuna e il privilegio di fare un mestiere che gli piace e che cerca di trasferire questa passione alle persone che lo leggono, lo guardano in televisione o ne ascoltano la voce in una trasmissione radiofonica. Penso che sia questo anche il messaggio che cerco di mandare ai miei studenti del master in giornalismo e critica musicale quando mi chiedono come si fa a diventare così. Bisogna crederci, bisogna volerlo dentro.

Paride Rossi