Artista poliedrica, attrice e cantante, Violante Placido è stata ospite d’onore alla sesta edizione Golden World Elephant World di Catania, dove noi di Social up Magazine abbiamo avuto l’occasione di intervistarla.
Salve Violante, è un piacere averti con noi. Tu e il cinema avete senz’altro un rapporto molto stretto. Già con uno dei tuoi primi film “L’anima gemella” di Sergio Rubini hai ottenuto la candidatura al nastro d’argento come migliore attrice protagonista. Quando è cominciata la tua passione per la recitazione? Quali sono i film che hai amato di più?
La passione per la recitazione è incominciata fin da quando ero bambina. Marylin Monroe era un po’ il mio mito così come la commedia, la vera commedia come quella di Billy Wilder, uno dei registi che ho amato fin da bambina. Tra i miei film preferiti, senza dubbio “A qualcuno piace caldo”, ma anche film di registi italiani come “La strada” di Fellini. Vendendo più ai giorni d’oggi, tra i film che ho visto recentemente, ho apprezzato tanto “La pazza gioia” di Paolo Virzì, che penso sia un regista veramente in grado di dare i giusti personaggi alle attrici.
Qual è il personaggio che tra film e serie TV ti ha coinvolto di più? Qual è stata l’interpretazione più difficile?
Per quanto riguarda la televisione sia Moana che Anna Pozzo in “Questo è il mio paese”. Due personaggi completamente distanti, da cui però mi sono lasciata travolgere. Mi sono veramente appassionata anima e corpo a questi personaggi. Nel cinema mi è piaciuto molto lavorare con Rubini. Mi piacciono comunque personaggi multi sfaccettati dove hai la possibilità di metterti in gioco, dire tutto e il contrario di tutto, anche.
Oltre che nel cinema italiano (hai recitato tra l’altro in “La cena per farli conoscere” di Pupi Avati) hai lavorato anche a produzioni americane, come in “The American” con George Clooney e in “Ghost Rider 2”. Come ha vissuto queste esperienze all’estero? Credi ci siano molte differenze rispetto all’Italia?
Sono state esperienze straordinarie che neanche mi sarei immaginata. Da tutte le esperienze impari sempre qualcosa di nuovo. Sul film “The American“, alla fine era una pellicola girata in Italia in Abruzzo, intimista, quindi non ho sentito una grande differenza rispetto all’Italia, se non quella di lavorare con George Clooney e di essere diretta da Anton Corbijn, ma per il resto era abbastanza semplice. In “Ghost Rider 2”, invece, era tutto un po’ più “fantasmagorico”. Abbiamo girato in dei posti incredibili. E’ stato un po’ un “lunapark”, anche per il tipo di scene d’azione che ho fatto. Che poi nel film se ne vede una piccola parte. In realtà quello che abbiamo girato è stato molto di più. Stavo appesa ad una gru su un camioncino a 100 all’ora, quindi comunque una bella esperienza (aggiunge ridendo, NdR).
Oltre ad essere attrice, sei anche cantante. Hai esordito nel 2005 col tuo primo album “Don’t be shy”, al quale è seguito il secondo “Sheepwolf“ nel 2013. Sei autrice delle tracce e dei testi. Quali sono i cantanti e i musicisti che ti hanno influenzato di più?
Tutto quello che ascolti, lo assorbi un po’ dentro di te. Prince è stato uno dei miei grandi amori da bambina, assieme agli Eurythmics. Poi, venendo ai giorni d’oggi, Anna Calvi è stata una rivelazione quando l’ho scoperta, così come la stessa Carmen Consoli di Catania, che adoro. Tra i nostri grandi, sicuramente Battisti e Battiato. Certo non necessariamente ne sono stata sempre influenzata, probabilmente in parte, ma sono passata anche ad altri generi e stili. Anche per i film, sono partita dalla commedia perché era la mia passione quando ero bambina, ma in realtà poi mi sono appassionata anche ad altro. Ad esempio amo molto i film di denuncia. Mi piace vedere le storie di vite apparentemente normali che sono più emarginate e nascoste, così come l’idea di entrare dentro quelle realtà e poterle osservare da vicino.
Trovo interessante che il videoclip di uno dei tuoi primi brani, “How to save your life”, contenga al suo interno una citazione del famoso film “L’Atlante” di J.Vigò, un mix di cinema e musica quindi, come la tua carriera composta dal canto e dalla recitazione. Cosa ne pensi al riguardo? Cinema e musica possono andare d’accordo insieme?
Certo, il legame è stretto, basta pensare a tutte le meravigliose colonne sonore che sono state realizzate per i film. Recentemente, tra l’altro, mi è capitato di fare una colonna sonora per “Cose Cattive”, prodotto da Argentero. Avendo lavorato insieme mi ha chiamato e mi ha chiesto di lavorare alla colonna sonora. L’ho fatto e mi è piaciuto molto. Anche lì ho avuto una candidatura ed è stata veramente una cosa che non mi aspettavo. In quel caso la musica e il cinema si sono incontrate, però la musica è comunque qualcosa che posso fare anche senza pensare ad un obiettivo che mi conduca da qualche parte. La chitarra è sempre una compagna che mi porto in giro. Poi quando riesco a fare qualcosa che ho voglia di fissare, che ho voglia di condividere con il pubblico, la incido.
“Sheepwolf“. Cosa ci puoi dire di questo nuovo album?
Sheepwolf è anche il nome di un pezzo dell’album. E’ un brano onirico, sospeso, un po’ una ninna nanna per adulti. Trovo che questo secondo album sia più energico, a tratti anche più oscuro, rispetto al primo “Dont’be Shy” che era più intimista. Per quanto riguarda il titolo, l’ho scelto perché l’album spazia tra diversi stili. E’ un album che si racconta nell’ombra e nella luce.
Quali sono i tuoi progetti musicali e cinematografici per il futuro?
Per quanto riguarda il cinema c’è un film che deve ancora uscire, “Alice non lo sa”, una commedia tutta al femminile di un esordiente. Anche qui c’è un bel cast, misto, devo dire, divertente. Per i progetti musicali, sì, sto raccogliendo materiali, però non ho adesso una deadline. E’ un progetto aperto che si andrà ad arricchire nel tempo.
Grazie per essere stata con noi.
Prima di congedarci un video-saluto ai nostri lettori di Social up Magazine.