Intervista a Roberto Marangi: dalla Valle d’Itria alla Sardegna per “Monumenti Aperti”

Come polline venuto da lontano, il riflesso fanciullesco del “borgo che dondola” è giunto fino a Cagliari, portato dal vento dei numerosi articoli di giornale, dei post su Instagram, dei consigli dei travel blogger, dei racconti di chi ci è stato.

L’eco della meraviglia ha suscitato la curiosità del Board dell’associazione “Imago Mundi” che ha ospitato il cistranese Roberto Marangi, il principale tra gli ideatori e realizzatori delle altalene installate nel centro storico di Cisternino, in provincia di Brindisi; non a caso, infatti, Roberto è stato invitato a prender parte alla venticinquesima edizione della rassegna “Monumenti Aperti”, che dal 1997 è sinonimo per Cagliari di valorizzazione dei propri monumenti, del proprio centro storico e del territorio, con un occhio al continente e sempre alla ricerca di nuove idee. 

Parlami un po’ di quest’interessante format. 

“Monumenti Aperti” è un progetto culturale articolato che si è evoluto in un modello di sviluppo territoriale scalabile, replicabile e di sicuro successo a cui è stato assegnato nel mese di Giugno 2018, nell’anno dedicato al patrimonio culturale, l’importante Premio dell’Unione Europea per il Patrimonio Culturale “Europa Nostra”. 

L’organizzazione della manifestazione è nata 25 anni fa a Cagliari dalla passione e dall’impegno civile di un gruppo di studenti universitari, arrivando oggi a coinvolgere annualmente più di settanta amministrazioni comunali e oltre ventimila studenti di tutte le età che per due giorni diventano i “ciceroni” dei propri territori e dei quasi mille monumenti aperti al pubblico nei fine settimana tra Aprile, Maggio e Ottobre.

Monumenti e chiese sono valorizzati con visite guidate, tutte rigorosamente gratuite, percorsi originali sono progettati per il mondo della disabilità, in accordo con le associazioni di settore, così come sono realizzate visite guidate pensate appositamente per i bambini, anche grazie alla collaborazione con importanti istituzioni (come il Castello di Rivoli o autori per l’infanzia come Luigi Dal Cin).

Una kermesse di grande gusto vedo…

Un ricco programma di eventi speciali, di animazioni musicali, di installazioni sonore ed esibizioni teatrali nei monumenti e nelle piazze contribuisce a rendere la manifestazione ancora più coinvolgente e stimolante. Di gusto in tutti i sensi: nell’ambito della rassegna c’è spazio anche per i golosi, che possono assaporare lungo i percorsi culturali e artistici proposti le specialità enogastronomiche della Sardegna, grazie all’iniziativa “Gusta la città” ed i progetti speciali tra cui “Cibo è Patrimonio” promosso in partenariato con Slow Food e l’Associazione Marco Polo. Infine, è solido anche il connubio con la letteratura attraverso la rassegna “I racconti di Monumenti aperti”, in occasione della quale vengono commissionati a scrittori, musicisti e autori televisivi (come Michela Murgia, Marcello Fois, Francesco Abate, Paolo Fresu e Massimiliano Medda) testi originali dedicati ai monumenti aperti. 

Quale pensi possa essere il volano vincitore della buona riuscita di quest’evento?

La forza di quest’esperienza ha le radici nella comunità. Ancora oggi sono i ragazzi delle scuole fare da guide nelle chiese, nei musei, nelle cripte, nei palazzi. I parchi e i giardini sono i luoghi dei bambini e delle famiglie che si sono riappropriati della bellezza della città e della sua storia. L’impegno costate e continuo messo in campo dagli organizzatori è ripagato con un’enorme risposta di pubblico, ed il know-how che l’esperienza racchiude si è trasformato in un modello adottato per promuovere eventi simili non solo in Sardegna ma in tutt’Italia, raggiungendo più di 800 siti. 

Qual è il comune denominatore tra “Monumenti Aperti” e “Borgo che dondola”?

La voglia di arte delle persone e la sorpresa di poterla incontrare per strada. I centri storici, pur se naturalmente suggestivi, hanno bisogno continuo di vestirsi a nuovo e di venir arricchiti e valorizzati, sempre mettendo al centro un messaggio che possa arrivare con leggerezza e divertimento, rendendo le persone spettatrici e protagoniste al tempo stesso. 

“Borgo che dondola” è un faro ormai nella Valle d’Itria: l’idea da dove nasce e a cosa ha portato?

Un’idea originale come quella delle altalene si è rivelata di enorme successo, al punto da ribattezzare Cisternino come il “Borgo che dondola”; gli ingredienti di questo successo sono stati colore, fantasia, meraviglia, voglia di leggerezza, spensieratezza e sogno, tale è stata solo la veste dell’idea di fondo, ossia “il risveglio della lancetta sinistra”, proposta della locale associazione ARDA che ha provato ad immaginare un nuovo domani dopo la pandemia, orientandosi alla valorizzazione della parte di centro storico di Cisternino compresa tra Piazza dell’Orologio e via Mulini Vecchi, zone meno conosciute dai turisti e quasi prive di attività commerciali e artigianali nonostante gli scorci suggestivi che le caratterizzano. La realizzazione di tale progetto ha portato a Cisternino presenze turistiche insperate ed inaspettate nel corso dell’estate 2021, ma ha avuto anche una valenza culturale per il territorio, in quanto ha visto coinvolte varie maestranze, che artigianalmente hanno curato ogni singolo dettaglio delle installazioni, modificando, abbellendo ancora, nel corso dei mesi, per un totale di oltre 1.800 h di lavoro. 

L’esperienza del “Borgo che dondola” ha interessato l’associazione sarda che ha proposto a Roberto una sorta di gemellaggio, di confronto ed innesto tra il concetto alla base delle installazioni del centro storico cistranese ed il successo di “Monumenti Aperti”, con lo scopo di stabilire uno scambio tra i due, preordinato a mettere in atto iniziative che permettano di far conoscere a tutti (cittadini del luogo compresi) i musei a cielo aperto che rivivrebbero nelle città e nei borghi, aiutando i territori ad organizzarsi per avere luoghi vivi durante tutto l’anno, scoprendo tutte le carte, dal mare alla cultura, dall’enogastronomia ai parchi, e puntando sulla capacità di rendere stabile ed efficace la rete di relazioni e di economia che coinvolge i portatori di interesse dell’ospitalità. 

 

Grazie a persone come Roberto Marangi, che credono nei luoghi non come turisti, ma come viaggiatori, e grazie anche per gli scatti che ci ha fornito!

Christian Liguori