Intervista a Roberto Casalino: “Più che un cantautore sono un fabbricante di ricordi”

È Roberto Casalino l’autore di moltissimi brani di successo che hanno reso celebri molti artisti italiani e allo stesso tempo sono diventate colonne sonore di momenti indimenticabili della nostra vita.
Nel 2008 ha scritto per Giusy Ferreri “Non ti scordar mai di me” e “Novembre” e da quel momento non ha più smesso. Ha scritto per gli artisti più amati dell’attuale scena musicale italiana come Emma Marrone, Nina Zilli, Annalisa, Alessandra Amoroso e Marco Mengoni. Ha collaborato anche con Tiziano Ferro, Antonello Venditti ed Elisa Toffoli. Non solo autore, ma anche cantante. Con la Universal Music Publishing Italia – della quale è autore dal 2010 – ha pubblicato tre album: “L’atmosfera nascosta” (2009), “E questo è quanto” (2014) e “Errori di felicità” (2018).
Oggi è uscito “Il fabbricante di ricordi”, il suo quarto album con il quale Roberto Casalino ripercorre in musica i suoi primi dieci anni di carriera attraverso le canzoni che ha scritto. L’album contiene tredici brani famosissimi a cui Roberto Casalino ha dato un nuovo arrangiamento e in molte duetta pure con l’artista a cui l’ha donata.
Abbiamo avuto modo di intervistare Roberto Casalino il quale ci ha raccontato del passato, del nuovo album e della felicità.

Oggi è uscito “Il fabbricante di ricordi” per celebrare i tuoi primi dieci anni di carriera. Come mai hai scelto questo titolo per l’album? Ci racconti com’è nata la copertina?

Il titolo mi è stato suggerito dal giornalista e scrittore Stefano Mannucci. È stato lui a definirmi così durante un mio showcase di qualche anno fa: un fabbricante di ricordi è molto più di un cantautore.
È colui che scrive Canzoni talmente incisive che si radicano nell’anima di chi le ascolta: canzoni cui le persone associano momenti e ricordi importanti della propria esistenza. Questa sua definizione mi ha inorgoglito da subito e ho pensato che semmai avessi fatto una raccolta dei miei successi, avrei dato all’album proprio questo titolo. E ora è arrivato il momento.
La foto di copertina è di Chiara Mirelli, un’Artista capace di cogliere la naturalezza e i dettagli di chi si trova dall’altra parte dell’obiettivo. L’artwork, invece, è di Marco Ontano che è molto più di un grafico: è un creativo, che ha una sensibilità e una follia fuori dal comune. Il booklet del disco contiene delle sorprese che vi invito a scoprire. Nella cover ci sono i due taccuini originali dove ho trascritto tante delle canzoni di successo, il registratore a microcassette dove appuntavo le lezioni universitarie e soprattutto le idee di melodie (è lì che furono impresse per la prima volta sia “Non ti scordar mai di me” che “Novembre”). La scelta di questa foto è stata del mio discografico Claudio Ferrante, che ha voluto fortemente una copertina evocativa del mio mondo e della mia vita artistica. Nessun’altra distrazione: non il mio viso, ma solo il braccio sinistro in vista con una mia frase tatuata.

Dieci anni di carriera. Com’è cambiata la musica italiana in questi anni? Ed il tuo modo di approcciare alla scrittura è cambiato?

È innegabile che la musica italiana abbia subito evidenti cambiamenti: c’è stato l’avvento della trap, di nuove forme di cantautorato proveniente dalla scena indie che, però, di indie non hanno più nulla adesso. Tutto è diventato pop, nel suo significato di popolare. È cambiato il linguaggio, il pubblico cui ci si rivolge. Purtroppo in molti casi ne risente anche la qualità del prodotto: la musica si consuma talmente velocemente e in modo distratto, che spesso ci si dimentica di far canzoni che possano durare nel tempo e che abbiano un contenuto. Ovvio che ci sono anche episodi interessanti, ma mi auguro che si torni a pensare alla canzone come qualcosa che possa lasciare un segno, far repertorio, qualcosa che possa fare storia. Io sono molto attento a ciò che mi accade intorno, a quello che le nuove generazioni di musicisti stanno proponendo. Ammetto che faccio fatica a rispecchiarmi in tutto quello che viene messo sul mercato: continuo a seguire la mia strada, a coltivare il mio concetto di “buona musica” senza alcun tipo di presunzione. Ma mi rifiuto di far qualcosa che non mi piace solo perchè devo esserci a tutti i costi.

Tredici brani che includono alcuni duetti con gli interpreti che hanno portato quelle canzoni al grande pubblico. Traccia dopo traccia si canta a squarciagola e ci si rende conto che sono davvero alcune delle canzoni di maggior successo degli ultimi dieci anni. Come avviene il processo di scrittura? Senti il peso della responsabilità di sfornare canzoni di qualità ogni volta che provi a scrivere?

Non sono un artigiano della scrittura: raramente mi siedo a tavolino e penso “oggi scrivo una canzone”. Se lo faccio, è solo perché mi sento ispirato in quel momento. Diciamo che scrivo nelle situazioni più disparate, nei momenti di vita quotidiana e quando sto facendo altro. Alcune delle mie canzoni sono nate mentre mi aggiro nel supermercato piuttosto che in fila alla posta; oppure su un autobus o in treno. Insomma, l’ispirazione arriva quando vuole lei e il mio compito è semplicemente quello di saper cogliere i segnali e tradurli in forma canzone.
L’unica responsabilità che sento è quella di essere sempre onesto con me stesso. Non potrei mai scrivere qualcosa che non ho vissuto, così come non mi rifuggerei mai dietro la moda musicale del momento. Sono molto autocritico, penso sempre che ci sia un margine di miglioramento. Di sicuro il mio intento è quello di lasciare un segno con una mia canzone e provo a farlo secondo i miei canoni di qualità.

In molte tue canzoni affronti le relazioni sentimentali, declinate in tutte le loro fasi. Da cantautore, come ti relazioni con il raccontare l’amore al tempo dei social e al tempo del femminicidio e al tempo dell’odio del diverso?

Non amo parlare del sociale o di fatti di cronaca nelle mie canzoni: non perché non sia interessato a quanto accade intorno a me, ma credo di non esserne capace. Ogni argomento va trattato e raccontato con una certa preparazione e sensibilità per non rischiare di cadere nel banale o nelle frasi fatte. Preferisco conferire alla mia musica il compito di raccontare l’amore e le relazioni in tutte le sue forme, dunque anche trasmettendo valori di rispetto per la diversità e per l’essere umano in quanto tale.

L’album contiene una versione inedita di “Magnifico” in duetto con Fedez. A distanza di anni, come mai hai scelto di regalarci la tua versione?

Credo che sia una bella idea far ascoltare alle persone la prima versione di “Magnifico”. Quando l’ho scritta insieme a Dario Faini, aveva queste strofe e il ritornello che tutti conoscono. Ovviamente quando l’abbiamo proposta a Fedez, è stato giusto e necessario il suo apporto riscrivendo delle nuove strofe personalmente e mantenendo invece l’inciso originale. Quel che ne è venuto fuori è stato un brano di grande successo. In questo mio disco ho pensato che fosse bello unire le due versioni per farne uscire una nuova a distanza di 4 anni: qualcosa di inedito che potesse contenere le due anime della canzone.

Non si può negare che molte tue canzoni hanno cambiato la vita ad artisti come Francesca Michielin e Marco Mengoni. Com’è stato sapere che la vittoria di Xfactor per la Michielin e del Festival di Sanremo per Mengoni sono state anche soprattutto per merito tuo?

Penso che ogni traguardo raggiunto sia il risultato di un lavoro di squadra. Quindi non credo che le due vittorie siano soprattutto merito mio, quanto di una bella sinergia che si è creata tra la canzone, gli autori e gli Artisti che l’hanno interpretata. Quel che importa realmente è che il messaggio della canzone abbia toccato le corde di un pubblico così vasto. È questo il vero obiettivo: arrivare al cuore della gente, lasciar loro un’emozione che possa durare nel tempo e che si rigeneri ad ogni ascolto come fosse nuova.

Molti successi nella tua carriera. Molti incontri fortunati ed importanti. Proviamo a sognare. Domani suona il telefono, chi vorrebbe Roberto Casalino ci fosse dall’altro lato della cornetta che propone una collaborazione? (un nome italiano ed uno internazionale)

Beh, se proprio volessi sognare (e sogno spesso), direi che mi piacerebbe moltissimo collaborare un giorno con Carmen Consoli e con Brian Molko, leader dei Placebo. Sono due artisti che mi hanno segnato nella vita, sia emotivamente che artisticamente. In fondo sono grato loro per quanto hanno dato e continuano a dare alla musica.

Il quarto progetto discografico, un calendario di date per presentarlo. Hai tatuata una frase di “Un isolato da te” in cui dici “piuttosto che essere normale, ho scelto di essere felice”. È felice oggi Roberto Casalino?

Come ho scritto in “Mi parli piano”, “la felicità è un’idea semplice davanti ai tuoi occhi”. Ecco…ho ben presente l’idea di felicità, riesco a darle una forma e ad associarla a qualche immagine che , però, si esaurisce velocemente. La felicità è qualcosa che si consuma ancor prima che tu possa rendertene conto: ritengo che non risieda nel risultato, quanto nel percorso che si fa per arrivare a un obiettivo. Quindi alla tua domanda rispondo che sono felice a tratti. Ma sono perennemente grato per quanto la vita mi ha donato finora: il bello e il brutto. L’amore e la sua negazione.

Sandy Sciuto