Intervista a Marina Rei: “Per essere felici è una riflessione personale”

La sua “Primavera” è diventata un evergreen della musica nazional popolare italiana.

Tutti abbiamo cantato almeno una volta nella vita Marina Rei, intonando: “Respiriamo l’aria, è la primavera!”

Da quella “Primavera” di anni ne sono passati venticinque e il 26 giugno 2020 Marina Rei ha pubblicato “Per essere felici”, il suo nuovo progetto discografico.

A distanza di sei anni dal precedente lavoro “Pareidolia”, con il nuovo album Marina Rei prosegue quell’evoluzione stilistica, frutto di scelte ben precise e di un’attenzione sempre più rivolta alla parola e alla cura compositiva.

“Per essere felici” è  l’album che celebra la lunga carriera dell’artista oramai affermatasi come una delle poche polistrumentiste e autrici del nostro panorama musicale, una performer unica nel suo genere.

In questa intervista Marina Rei ci ha raccontato dell’album, dell’importanza dei live e del rapporto con Max Gazzè e Paola Turci.

 

A distanza di sei anni dall’ultimo album, il 26 giugno è arrivato il nuovo progetto discografico “Per essere felici”. Cosa è successo in questi anni e come l’approccio alla musica è cambiato?

In questi sei anni ho suonato tanto e con progetti diversi, negli ultimi due anni li ho trascorsi in tour con Paolo Benvegnu, un tour  fortunatissimo oltre a essere stata una delle esperienze più belle della mia vita. L’approccio con la musica non è mai cambiato, è sempre quello, sicuramente ho lavorato molto sulla scrittura per raggiungere gli obiettivi che mi ero fissata.

Perché ha scelto di intitolare il disco “Per essere felici”? Qual è il suo messaggio?

Perché mi sembrava il giusto titolo per  questo disco. Non vuole esserci un messaggio preciso, è più una riflessione personale: che cosa siamo disposti a mettere in gioco, quali sono le scelte che facciamo, a cosa rinunciamo e quanta fatica sopportiamo per essere felici?

Cosa la rende felice e cosa è necessario per esserlo per lei?

Salire su un palco e suonare mi rende oltremodo felice.

L’album è stato interamente realizzato in casa. Ci parla del lavoro fatto sugli arrangiamenti particolarmente armonici e della ricerca linguistica dei testi?

Tutto è nato a casa, sono partita registrandomi le tracce voce e piano. Non ho seguito nelle strutture o nell’armonia una linea convenzionale. Erano le parole e la musica stessa a portarmi. Come in “Dimenticarci” ad esempio che è nata da un giro di piano che mi è venuto d’istinto e da lì poi le parole e la melodia. E’ una canzone che non ha una vera e propria strofa o un vero e proprio ritornello. Eppure in soli due minuti e mezzo è esaustiva. Dalla traccia iniziale poi aggiungevo una chitarra o la batteria. Mandavo il progetto a Matteo Scannicchio che si dedicava alle idee di arrangiamento su cui ci confrontavamo di nuovo, e così fino a che non ero soddisfatta. Per quel che riguarda i testi è stato un lavoro molto duro, ho cercato di dire la verità quanto più potessi senza ricorrere a  giri di parole.

Nel disco si parla delle mille sfumature dell’amore e dei suoi svariati retroscena. In particolar modo in “Ci penso a te” e in “Averti è come avere paura”. Qual è oggi la definizione di Amore di Marina Rei? 

Purtroppo non ho una definizione né tantomeno delle certezze per l’amore altrimenti non ci scriverei delle canzoni, tant’è che proprio le due canzoni che mi citi hanno come tema l’impossibilità di un amore, e il pensiero che sopraggiunge proprio nella mancanza

Negli anni il connubio artistico con Paola Turci e Max Gazzè ha portato a delle rivisitazioni di canzoni davvero molto apprezzate. Qual è il segreto di questa fusione musicale? Ci racconta qualche aneddoto? 

Gli arrangiamenti musicali del tour del trio sono partiti da quelli  originali e poi riadattati alla formazione, quindi a volte in una forma più minimale e acustica , sfruttando molto la sovrapposizioni e le armonie vocali.

Ad agosto tornerà a cantare live per presentare il disco. Il coronavirus ha messo a dura prova il mondo della musica. Perché non possiamo fare a meno di sentire suonare dal vivo e di far ricominciare gli artisti a farlo?

Perché la musica dal vivo e’ qualcosa che non può essere sostituita da streaming o dall’ascolto del disco, è la possibilità di entrare nella musica con tutto il corpo.

Sandy Sciuto