99 posse
ph: Navarra

Intervista a Luca ‘O Zulù dei 99 Posse: “Il motore è sempre stato liberare e creare spazi di liberazione”

Tornano i 99 Posse e il cuore ancora brucia, arde e freme. Quest’anno si celebrano 30 anni di carriera, di musica e di attivismo militante.
Non erano previsti rilasci, ci sarebbe dovuto essere un live, ma il Covid ha mescolato le carte e nuovi eventi hanno modificato tutti i programmi. Nasce così, Comanda la Gang,  scritto, musicato e interpretato dai 99 Posse, che crea subito hype. Comanda la Gang si diffonde e diventa subito chiacchierato, per la cover di Davide Toffolo, per il ritmo e per un testo che analizza, fotografa e cerca di contestualizzare l’attuale momento storico del paese.
In 30 anni lo stile si è evoluto c’è un qualcosa che ricorda le prime canzoni degli albori, un sound potente con arrangiamenti che si insinuano e diventano immediatamente riconoscibili e impressi. Non si smentisce neppure la capacità di sintesi che conferma l’esperienza di chi sa confezionare musica in grado di rompere uno schema e raccontare qualcosa che non sia personificazione e banalità.

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99 Posse un ritorno quasi inaspettato. Un fulmine a ciel sereno!

“In realtà, il fulmine a ciel sereno a cui avevamo pensato era un altro. Volevamo ritornare il 25 Aprile del 2020 direttamente con un concertone. Il Covid ha, però, cancellato ogni piano. Ogni nostra partenza è sempre iniziata con un live. E’ una nostra caratteristica, ci siamo sempre considerati membri di una band live. Oggi si parla molto di mission per le aziende e se la nostra band ha una mission, quella è proprio il live. Ogni volta che ci siamo salutati per esplorare nuove strade, dopo ogni pausa, c’è stato un live. La mia, personalmente, è stata anche una pausa mista tra la rabbia e la depressione e se ne sono uscito è anche merito della musica. L’estate scorsa abbiamo ripreso con un periodo di prove e abbiamo pianificato un po’ di progetti nuovi e proprio durante questa fase, c’è stata la crisi di governo che ha attirato la nostra attenzione.”

Così è nato il testo di “Comanda la Gang”, con la chiacchierata cover di Toffolo che ritrae 4 big della scena politica, tra cui Draghi. Nel testo parlare anche di altro e di altri.

“Sì, la cover è un’interpretazione artistica di Davide Toffolo del nostro testo. Molti ci hanno chiesto perché mancassero altre personalità. Io non mi porrei il problema di chi manca o di chi c’è nella copertina dei 99 Posse, piuttosto mi porrei il problema di chi c’è in questo governo, quello vero. Ci sono proprio tutti, non manca nessuno. Nel nostro brano non c’è un vero e proprio protagonista. La vera protagonista è la mala politica.”

Di cui vi occupate da anni…

“Sì, perché da 20 anni a questa parte c’è questa tendenza a personificare le questioni politiche ed è una visione antica. Sono 30 anni che predichiamo un ribaltamento di questo modello di sviluppo e sono 30 anni che questo modello rimane sostenuto e portato avanti. Le forme sono diverse, le coalizioni sono diverse, anche i periodi sono diversi, ma i protagonisti sono sempre gli stessi. Gli stessi dell’attuale governo che si è posto l’obiettivo di cambiare rotta. Come si può cambiare rotta, tutti, senza alcun escluso se tutti i responsabili degli ultimi 30 anni sono proprio lì. Ci siamo posti questa domanda in maniera un po’ punk con la canzone Comanda la Gang.”

La canzone è di natali recentissimi, rispetto a tutto ciò a cui stavate lavorando.

“Quest’anno festeggiamo 30 anni di attività. Non volevamo ripeterci con un album commemorativo come abbiamo fatto in passato. Ci siamo prefissati di festeggiare con continui atti di vitalità. Alla fine, magari chissà, nel 2022, boh, potrebbe sintetizzarsi tutto in un disco. In cantiere abbiamo tanti altri brani e ovviamente un tour. E’ in preparazione anche uno spettacolo teatrale che dovremmo presentare al Campania Teatro Festival, dal titolo: Ridire. Sarà una rilettura in chiave poetica e teatrale di 30 anni di scrittura e di musica con la regia di Pino Carbone. In autunno è previsto anche un docufilm di Maurizio Braucci che proverà a raccontare tutto questo tempo. Ecco, vorremmo festeggiare questo anniversario ricordandoci e ricordando a chi ci segue che non siamo reduci da un passato glorioso, ma che cerchiamo di mantenerlo presente con la nostra vitalità.”

Questo work in progress ci riporta ai 99 Posse di Na9910 o più simile allo stile di Il tempo. Le parole. Il suono?

“Non so dirti precisamente. E’ tutto in evoluzione. Qualunque sia il punto di partenza, si sentiranno tutti questi 30 anni. Il suono ha raggiunto una certa compattezza, così come la scrittura che, suppongo, abbia raggiunto una certa capacità di sintesi. Quindi dentro c’è un po’ di tutto da Na9910 a Corto Circuito, Cerco Tiempo, il periodo con i Bisca. Sì, ci sarà sicuramente tutto ciò che ognuno di noi ha ascoltato e suonato anche al di fuori dei 99 Posse. Una nostra ricchezza è stata proprio quella di non avere uno stile preciso, ma di riuscire a prendere qualcosa da diverse influenze, alcune delle quali, anche se all’apparenza non collimano, trovano un modo per convivere.”

Luca,  la vostra musica non ha mai conosciuto mezze misure. Avete provato a scuotere coscienze. E’ ancora possibile o c’è assopimento?

“Scuotere le coscienze è ciò che può accadere. Il vero motivo per cui lavoriamo è altro. Non siamo mai stati musicisti alla continua ricerca dell’ispirazione. Siamo piuttosto un collettivo di persone, compagni, che ogni giorno cerca spazi di stabilità, che trova limitanti delle regole e delle norme e guarda al modo in cui viene governato il paese. L’attivismo che pratichiamo in ogni aspetto della nostra vita, proviamo a raccontarlo. Esprimiamo il nostro punto di vista, che è un punto di vista altro. Può quindi succedere che ad alcuni la coscienza si scuota, ad altri può salire rabbia. Siamo molto amati, ma anche molto odiati, suscitiamo sentimenti importanti, perché facciamo sul serio.”

Non vi siete mai nascosti dietro un dito.

“Il motore è sempre stato liberare e creare spazi di liberazione. Fin da quando entravamo in un luogo abbandonato e lo trasformavamo in un centro sociale. Oggi siamo uno tra tanti che provano a dire la propria attraverso la musica.”

Tuffo nel passato, anni 90″ Curre Curre Guaglio, Officina 99, che tempi erano?

“E’ stato il nostro ’68/’77. Il ’77 l’ho respirato sulle spalle di mio padre, alle manifestazioni. La mia formazione avviene proprio da quella che può essere considerata la sconfitta di quei movimenti, dalla reazione di quella sconfitta. C’era un grande movimento di occupazione, soprattutto punk-anarchico, nel quale cominciavo a riconoscermi. La Pantera negli anni ’90 è stata la prima sperimentazione di un grande collettivo. Un momento di confronto di idee giornaliero tra tutti, tra chi condivideva e chi provava a sgombrare l’occupazione. Scoprimmo anche la comunicazione tra i movimenti. Internet non c’era e per comunicare nell’immediato c’erano solo i fax. Oggi sembra assurdo, ma all’epoca era un mezzo rivoluzionario, in grado di creare confronti di grande portata e di poter far parte di un qualcosa più grande di noi. Oggi, forse, manca un grande movimento come quello. Ma credo che non tarderà ad arrivare. Nel mondo e il Mondo necessita di un cambiamento e quando arriverà forse riusciremo a capire la potenzialità di essere una moltitudine e un po’ meno quella sensazione di essere soli contro tutti. Sensazione che sento molto nella musica di oggi, soprattutto per i ragazzi delle periferie.”

Su Rolling Stones qualche giorno fa accennavi ad un concetto, Legalità confusa per Giustizia.

“Le nostre battaglie sono sempre nata da istanze di giustizia. Ad un certo punto da quel variegato mondo che è la sinistra italiana si è iniziato a confondere la parola giustizia con legalità, come se coincidessero. Molto spesso, però, non coincidevano affatto. Sono tante le battaglie “Giustizialiste” contro le leggi. Molte cose che oggi sono giuste, come per esempio il fatto che sugli autobus negli Stati Uniti possono sedersi tutti a prescindere dal colore della pelle, si sono conquistate anche attraverso atti di disobbedienza a una legge. Perché è così, a volte è necessario forzare la legalità per ottenere una giustizia autentica.”

Oggi i “Tutti i turgidi induriti” sono cambiati o sono ancora “sistematicamente mer**”…

“Eh! Hai citato un nostro testo, ma, come dire… Rappresento esattamente l’opposto. Ecco, mettiamola così, non voglio parlare di loro negli spazi a me concessi.”

Questa è molto più una curiosità che ho da tempo. Con Meg, cosa è successo? Perché?

“Dopo Genova ognuno di noi ha reagito diversamente. E’ stato difficile rimettere insieme una band che sulle cui differenze fondava la sua unicità. Dopo Genova 2001 qualcosa era cambiato. Tutto tra l’altro  in un momento in cui eravamo all’apice della nostra carriera con il doppio disco di platino, le visualizzazioni… Queste però non sono mai state le nostre priorità. Ha sempre prevalso la necessità di trovare un’emozione nel fare musica. Se nasce la difficoltà, bisogna trovare altre strade.

Benito Dell'Aquila