Intervista a Luca Di Martino: “in Sicilia non mancano i giocatori di valore: mancano le squadre serie”

Di Giuliana Avila Di Stefano per Social Up.

Il tramonto è quell’istante che si perpetua ogni giorno, punto di confine fra giorno e notte, esattamente come l’attimo in cui si incontra il concierge che, tra savoir vivre e filosofia, regala un’identità a quei destini di passaggio, sottraendoli all’anonimato di una semplice firma, divenendo indispensabile per chi, spesso la mattina si sveglia dimenticando il luogo in cui ha dormito.

Ne parliamo con Luca Di Martino che nel suo “Passepartout. Storie di un portiere notturno”, libro uscito durante la quarantena appena passata,  libera le “voci della notte e situazioni a volte al limite del credibile” attraverso l’unico testimone, il concierge notturno.

Nella presentazione del tuo Passepartout si legge  “liberare tutte quelle voci che nella notte raccontavano vite, problemi, situazioni a volte al limite del credibile”, in fondo le camere d’albergo racconto ciò anche di giorno, perché ti sei soffermato principalmente sulla notte… è un po’ come ciò che cantava Lorenzo Jovanotti più di vent’anni fa?

“La gente della notte fa lavori strani…” capisco cosa intendi. Il tramonto è un punto di confine.

C’è chi lo vede come una conclusione e chi come un inizio.

C’è chi al tramonto, finisce la giornata di lavoro, si rilassa e può essere se stesso e chi comincia ad essere qualcun altro.

Insomma la notte confonde un po’ tutto ed ha un peso specifico.

Nella notte ogni cosa sembra rarefatta ed è forse per questo che le storie notturne hanno per me un fascino particolare, come se il mondo si fermasse per quel breve spazio di tempo.

Il concierge è colui che ci risolve tutto in hotel, alle volte bistrattato alle volte amato sino ad essere indispensabile. Tu ti riferisci a qualcuno realmente conosciuto o è un collage di chi hai incontrato nei tuoi viaggi?

In generale le persone negli alberghi, per varie ragioni, se sono sole vanno a dormire. Io invece sono uno da “bicchiere della staffa” o “ultimo sigaro” ed essendo cosí, nei bar degli alberghi, all’entrata, nelle portinerie, conosci un sacco di gente che, proprio perchè è sola e perchè lontano da casa, fa 4 chiacchiere che si protraggono anche fino al mattino nei casi piú gravi.

Il portiere notturno è solo un escamotage narrativo per legare le storie e le riflessioni, ma via via che scrivevo, sentivo il bisogno di identificarlo come un giovane siciliano laureato ed emigrato al Nord: Andrea Butticè.

Senti molto questo fenomeno dell’emigrazione? 

Bè, il mio primo allontanamento dalla Sicilia per studi risale al 1993.

Poi per trasferimenti all’estero e lavoro sono tornato ad intermittenza e ogni volta che andavo via vedevo sempre più ragazzi ripartire, sempre più famiglie aspettare, sempre più fidanzate piangere.

Per dirla con un eufemismo in Sicilia non mancano i giocatori di valore: mancano le squadre serie. È una regione che ormai è burocratizzata e l’impresa si barcamena come puó.

Di questo passo resteranno solo vecchi e impiegati statali.

Nella realtà vorresti i concierge come nel tuo Passeportout ?

Oh, spero di no!!! Il mio è un concierge posticcio, si vede che è lì quasi per caso.

I concierge che preferisco sono quelli anziani e di lungo corso come uno che lavorava alcuni anni fa al Four season di Lisbona. Quel tipo di professionalità è ormai in disarmo ma si sapeva davvero prendere cura dei clienti.

Hai detto che i racconti del libro sono divisi in sezioni

Sì, sono: uomini, donne, stranieri, coppie.

Ho voluto aggiungere gli stranieri perchè secondo me l’incontro tra sessi è un incontro tra stranieri, tra diversità.

E tu per chi parteggi?

Lo vedrete leggendo il libro: posso dire solo che vorrei che questo incontro, portasse alla serenità e non ad un bieco accaparrarsi diritti (e pochi doveri) come succede oggigiorno.

redazione