“Virità, femminile singolare-plurale”, pubblicato da Edizioni Kalós, è il nuovo libro di Giusy Sciacca.
Giusy Sciacca è controllora del traffico aereo, autrice di racconti, romanzi e testi teatrali. Scrive di libri per diverse testate giornalistiche – «La Sicilia», «SicilyMag» e «La Voce di New York» – e ha fondato il blog Parola di Sikula, dedicato ai libri e alla cultura. È inoltre ideatrice e curatrice del Premio Nazionale di Poesia Sonetto d’Argento Jacopo da Lentini.
In “Virità, femminile singolare-plurale” vi è un percorso di ricerca dalla Sicilia verso l’universalità della storia mediterranea attraverso la narrazione del femminile.
Nei racconti delle protagoniste – da Aretusa, Santa Lucia, Cleopatra di Sicilia, Damarete di Agrigento a Peppa la Cannoniera e a molte altre più e meno note – si leggerà della storia e del patrimonio culturale che appartengono all’Italia intera e oltre.
“Virità: femminile singolare – plurale” da quali esigenze espressive è nato?
Tutto nasce da un amore viscerale nei confronti della Sicilia. Mi sono sempre appassionata alla sua storia e di come già da tempi lontanissimi fosse intessuta di storia, ovviamente, mediterranea e internazionale. Avevo bisogno di ripercorrerla con uno sguardo ben preciso: volevo concentrarmi sulle figure femminili, sulle protagoniste – spesso in trincea – di pagine importantissime di un passato che appartiene a tutti, siciliani e non. Per questo motivo gli scenari che precedono ogni racconto sono veri, documentati e le donne di “Virità” sono tutte figure storiche o appartenenti alla leggenda in pochissimi casi. Ma, non immaginarie. Di immaginazione c’è solo la mia interpretazione delle loro voci attraverso un io lirico, liberato da ogni filtro.
Nel libro al centro ci sono tante donne diverse e anche appartenenti a diverse epoche. Sulla base di quali requisiti le ha scelte?
Direi per “affinità elettive”. Per empatia, perché al di là del titolo, del ruolo, sante o meno, in ognuna di loro ho rivisto una parte di me. In alcune particolarmente.
Dopo tante soprese e curiosità legate a donne dalla personalità e dal vissuto affascinante è stato davvero difficile compiere una scelta. Necessariamente ho dovuto chiudere il cerchio quanto meno per esigenze editoriali. Il criterio è stato dunque soggettivo. È stata la mia sensibilità. In ognuna di loro c’è una parte della loro anima in cui mi ritrovo.
Il libro è un viaggio alla scoperta delle donne e della verità. Partiamo da quest’ultima: cosa oggi è più vicino al vero?
La verità è uno dei concetti più dibattuti. La filosofia ha teorizzato di tutto sulla verità, un ponte tra la realtà e il giudizio con mille sfumature in mezzo. Ma chissà, ogni interpretazione è relativa e ci perderemmo nel tracciarne il significato attraverso secoli, millenni, attraversati da più correnti di pensiero. Non credo in una verità esclusiva, monolitica. Ne esistono molteplici e tutte possono convivere forse, è una questione di prospettive. Credo che questa sia la verità, appunto, più vicina al nostro tempo. Una verità inclusiva, tollerante, empatica. Difficile da raggiungere, ma è di certo ciò che servirebbe alla nostra società.
Quella delle mie protagoniste è la loro versione della verità, diversa da quella che il mito, la storia, i libri ci hanno tramandato. E credo che sì, in questa molteplicità possa sfiorare qualche menzogna senza escluderla del tutto. In fondo, anche i miei racconti, che ho affidato alle loro voci, sono frutto di creatività. Per questo sono narrazioni autobiografiche autentiche. O forse no.
Quali sono le sue virità da scrittrice?
Da scrittrice, da mamma, da donna. Se pensiamo a quanto affermato in una delle risposte precedenti, potremmo moltiplicare all’infinito. Le sfaccettature aumentano fino a divenire incalcolabili. Però c’è forse un fil rouge anche in questo caso che le accomuna tutte: sono incontentabile e pretendo sempre tanto, forse pure troppo, da me stessa. Non mi perdono mai. E questo non sempre è un bene.
Donne: perchè sono sempre raccontate male o in modo impreciso?
Perché la nostra cultura è sempre stata viziata da un impianto patriarcale che ha sacrificato le donne. Non solo in Sicilia, ma Su questo non si discute. Mi capita di leggere commenti sui social in cui si parla anche di stereotipo donna-vittima e uomo-carnefice e potremmo parlare a lungo di questo. Ciò che sto dicendo però è una constatazione oggettiva. La convenzionalità del nostro sistema culturale, politico e sociale ha taciuto, dimenticato e negato molte donne. Basta pensare soprattutto all’arte e alla musica. Quante Mozart e quante Picasso ci siamo persi per strada?
Su cosa sta lavorando in questo periodo? Un nuovo libro?
Sì, sto scrivendo. Ho ripreso un progetto che avevo momentaneamente sospeso. E questa volta sarà un romanzo.