Abbiamo intervistato Daniele Roselli, fondatore insieme ad Enrico Modica di Calciatori Brutti, pagina Facebook nata nel lontano 2012 diventata un’icona ed un punto di riferimento per i social nostrani.
Daniele ed Enrico, due amici e studenti torinesi, fondarono Calciatori Brutti per scherzo, con l’obiettivo di dare risalto al lato non televisivo del calcio, non legato al business, focalizzandosi sulla passione di tifosi e giocatori dello sport più amato al mondo.
Da fenomeno social, Calciatori Brutti nel tempo è diventata una vera e propria attività lavorativa per Daniele ed Enrico, che li ha portati a fondare un’agenzia specializzata nella creazione di contenuti per imprese del settore e non. Poche settimane fa, invece, la realtà è entrata a far parte dell’Osservatorio Italiano Esports, segno della volontà di restare al passo con i tempi, a dimostrazione della loro maturità professionale.
E’ stata una chiacchierata molto interessante, in cui si sono affrontati diversi temi, ironici e non, che stanno toccando e toccheranno il mondo del calcio in futuro. Buona lettura!
Calciatori Brutti è ormai un evergreen dei social media italiani. Quando avete capito che la vostra passione e soprattutto qualcosa nato per gioco potesse diventare il vostro lavoro?
Eravamo all’Università e da un annetto avevamo creato Calciatori Brutti e ci siamo ritrovati davanti ad un bivio. Andavamo all’università, facevamo i nostri esami di scienze strategiche e abbiamo pensato che CB funzionava abbastanza, decidendo di trasformalo in un lavoro in un momento in cui non esistevano ancora influencer.
Abbiamo iniziato a fare le nostre ricerche su come trasformarlo in un lavoro. Come prima esperienza incontriamo un ragazzo di Torino attivo nel mondo delle serate: dopo tre mesi il progetto era fallito.
Nello stesso periodo ci chiama da Milano Scuola Zoo, un’altra community che aveva iniziato a monetizzare molto bene, e ci chiede di fare da autori per alcuni post. Questa richiesta ci portava una piccola remunerazione, ovviamente non abbastanza per essere considerata un lavoro, ma ci ha fatto capire che effettivamente che il modo in cui scrivevamo poteva diventare il nostro lavoro.
Abbiamo iniziato a sondare il mondo della produzione di contenuti destinata all’inserimento di un brand con Zoo Com, l’agenzia pubblicitaria di ScuolaZoo. Abbiamo fatto la prima attività con Adidas ed andò molto bene. Da lì abbiamo capito che quello che scrivevamo poteva far nascere collaborazioni con brand.
Successivamente si è evoluto tutto ed oggi lavoriamo su altri aspetti del mondo internet, che ci permettono di sostenere un team di 15 persone che lavorano con noi. Siamo un’azienda a tutti gli effetti, diversa però dagli influencer che ci mettono la propria faccia ed abbiamo creato una vera e propria redazione. Dal 2018 possiamo dire che Calciatori Brutti è diventato il nostro lavoro.
Dopo la comunicazione social ora fate il vostro ingresso nell’Osservatorio Italiano E-Sports. Quali opportunità intravedi in questo nuovo settore? Cosa pensi potrete dare e potrà darvi la contaminazione con l’Osservatorio?
Vedo due filoni da seguire. Il primo è puramente d’intrattenimento. Tutto il mondo del gaming e degli e-sports permette di ricreare un proprio immaginario in una realtà nuova, diversa. Recentemente abbiamo fatto un piccolo esperimento con il Torregrotta, un progetto nato sul campo ma poi diventata una realtà virtuale a causa del Covid. Abbiamo quindi ricreato su PES dei personaggi reali come Aldo Baglio, che potessero divertire anche gli utenti, ricreando quindi un immaginario fino a prima legato solo al calcio giocato.
Il secondo filone, invece, è quello competitivo. È il binario più complicato da realizzare, con nuove professioni che si sono create, che vanno oltre l’immaginazione. È un mondo più stimolante, fatto di allenamenti e di partite settimanali, come se si dovesse davvero giocare a calcio. Guardando i professionisti di questo mondo a me vengono in mente molto il sacrificio, l’allenamento, l’adrenalina tipiche del mondo reale. È qualcosa che mi piace tantissimo, poiché apre a molte persone che fisicamente non avrebbero mai avuto quel risvolto nel mondo del calcio a causa di limiti tecnici o pratici.
Poi ovviamente c’è chi è attivo anche in altri giochi. È molto interessante che chiunque possa dimostrare qualcosa dal proprio device, mettendo alla prova i propri limiti.
Il mondo del calcio da anni sta vivendo una crescita lato azienda, a discapito del “sentimento”. Voi con Calciatori Brutti provate a colmare questo gap. Come pensi evolverà nei prossimi anni il mondo del calcio? La componente emozionale scomparirà? Penso alla favola Leicester o al Chievo in Champions League.
L’aspetto emozionale va valutato su più piani, nel senso che c’è l’aspetto emozionale per i tifosi, per i giocatori, per i presidenti che davano tutto per la società (es. Moratti che andava a comprare Recoba e lo voleva in campo a tutti i costi).
Nel momento in cui la competizione tra le varie squadre diventa più alta, gli investitori hanno più facce e si aspettano di vedere dei ritorni. Nel calcio sono arrivate figure vicino a finanza e realtà che richiedono tantissimi costi, che hanno sicuramente alzato il livello rispetto a vent’anni fa.
È venuta forse un po’ meno la magia del calcio, ma se oggi abbiamo la possibilità di interagire con i giocatori, di vedere squadre che raggiungono risultati incredibili, ecc. è anche grazie agli interventi di nuovi investitori.
Con Calciatori Brutti cerchiamo di vedere il calcio della Serie A con gli occhi del calcio amatoriale e viceversa. Quando abbiamo la possibilità di elevare un giocatore dilettante a giocatore di Serie A lo facciamo. Ci piace fare questo giochino, umanizzando il calcio super galattico e viceversa.
Pensi che il calcio riuscirà a portare con sé qualcosa da questo annus horribilis in termini di stadi vuoti? La fan engagement social migliorerà?
Credo ci sia un elemento importante da considerare. Prendiamo lo stadio più grande d’Italia, San Siro, che tiene circa 80.000 persone. In realtà quella squadra viene seguita da milioni di persone, quindi effettivamente il digitale ed il web possono permettere a tutti di interagire con la squadra, non essendo solo spettatori.
Il Covid ha permesso di coinvolgere l’utente ad un livello superiore, facendolo diventare protagonista anche con il proprio faccione di fianco ai grandi campioni. Si apriranno delle nuove opportunità, ma si dovrà capire se le squadre avranno voglia di mantenere queste novità una volta tornati alla normalità.
Immaginati l’esperienza di un utente online che compra il biglietto per vedere una partita da una telecamera posizionata a bordo campo, sarebbe molto interessante.
Quale ricordo porti maggiormente nel cuore? Quali sono i progetti per il futuro?
Dire Leicester sarebbe un po’ banale, che è però l’impresa che più ci ha fatto esplodere. Un’altra esperienza interessante è stata “Quelli che il calcio”, poiché ci ha insegnato a lavorare in un altro modo. La comunicazione che tu fai scrivendo post sui social è completamente diversa dall’intrattenimento televisivo, che ti insegna molto nel bene e nel male. Lavoravamo con Massimo Venier, credo il regista di alcuni film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ed è stato un grande onore. Lavori con persone abituate a produrre qualcosa che debba intrattenere milioni di persone nello stesso momento e ti dà l’idea di cosa voglia dire lavorare con un team che ti aiuta a sviluppare nuove idee.
Durante il primo lockdown, invece, avevano sospeso il calcio in Europa tranne in Bielorussia. Le persone erano quindi chiuse in casa senza poter vedere o giocare a calcio, una vera e propria carenza di calcio. Per questo, abbiamo iniziato a cercare dove si giocasse ancora nel mondo, cercando in particolare delle dirette FB di partite.
Ad un certo punto troviamo delle dirette FB in centro e sud America e, guardandole da soli, ci siamo gasati tantissimo (ride, nr). A quel punto ci siamo interrogati sull’effetto che avrebbero potuto generare nella nostra community.
Iniziamo a postare dirette dal Messico, Nicaragua, Guatemala, ecc. e succede il finimondo. Con un commento alla sudamericana abbiamo iniziato a scoprire mondi nuovi, interagendo con il “telecronista” trattandosi di una diretta su Facebook artigianale. Immagina un ragazzo che sta riprendendo una partita con trenta spettatori e dal nulla diventano cento, duecento, tremila, seimila, è completamento impazzito.
Quest’attività ha creato un’interazione nuova con l’altra parte del mondo, che probabilmente non sarebbe mai arrivata senza trasmettere la partita su CB. Il caso, poi, è andato addirittura in alcuni telegiornali del Sud America.
Una di queste squadra, allora, ci manda dieci maglie della terza divisione messicana, le abbiamo messe all’asta e abbiamo raccolto circa 10.000 euro per la Croce Rossa Italiana. È l’esperienza che più mi porto nel cuore.
Stiamo lavorando sul tassello delle produzioni video con un input creativo ed artistico, facendo partnership con diverse realtà del settore. Ovviamente la competizione è molto alta, poiché si ha a che fare con emittenti televisive che pubblicano sul web, con l’intrattenimento come gli Autogol che sono ormai un’istituzione del mondo video. C’è anche un rischio di emulazione che non dobbiamo assolutamente correre. Ci stiamo circondando di persone e professionisti che lavorano in questo mondo per completare questo tassello di comunicazione che ci manca, finora attivo solo per brevi clip virali.