Intervista a Cristallo: trasparente come la sua “Casa di Vetro”

La cantautrice bolognese Cristallo ha da poco pubblicato il suo singolo “Casa di vetro”, una canzone che abbraccia a 360 gradi la sua sfera emotiva ma sembra raccontare anche la nostra costringendoci a guardarci allo specchio. Cristallo non è altro che il nome d’arte di Francesca Pizzo, già autrice di Falena, ed è proprio con questi due singoli che si capisce come abbia una predilezione per le atmosfere oniriche e introspettive. Anche in quest’ultimo brano infatti la cantautrice bolognese racconta una dimensione molto intima di sè: ciò che significa per lei un rapporto e le emozioni e situazioni che scaturiscono da questo, come un contestuale desiderio di avvicinamento e fuga.  Noi non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di intervistarla!

Perché hai scelto “Cristallo” come pseudonimo?

Sono un’amante delle pietre dure fin da bambina. Avevo pensato che chiamarmi come un minerale fosse una bella idea, ma siccome ognuno ha le sue diverse caratteristiche e proprietà, il nome Cristallo, che in sè li comprende tutti, mi è parso molto più interessante.

Una casa sicuramente è un luogo fisico, ma può diventare anche una persona, così come una città o uno stato d’animo. Che significati assume nella tua canzone questa parola?

Nella molteplicità di significati che la casa può avere, io ho scelto quello di una dimensione ideale. La mia casa di vetro è il luogo in cui mi rifugio per distaccarmi un poco dalle cose, poterle vedere con lucidità e poi raccontarle in una canzone.

Venerdì 5 giugno è uscito il tuo nuovo singolo “Casa di vetro”. Nonostante tu abbia scritto questo pezzo prima della pandemia sembra davvero perfetto per questo momento storico. Come lo collocheresti e perché?

Il brano l’ho scritto la scorsa estate ma l’ho registrato nei primi mesi dell’autunno. È stato strano notare durante l’isolamento forzato come il testo sembrasse parlare esattamente di quello che abbiamo vissuto. Eppure quella che io racconto è la mia dimensione creativa ideale. Per questo con Black Candy, la mia etichetta, abbiamo deciso di pubblicarla a giugno. Forse il tratto distintivo di un prodotto artistico è quello di riuscire a dissolvere i confini tra gioia e tristezza, serenità e inquietudine.

Negli ultimi tempi siamo stati costretti a rimanere distanti dalle altre persone e i rapporti interpersonali sono cambiati inevitabilmente. Pensi che sia stato come mettere una parete invisibile, di vetro?

Penso di sì. Il vetro è rimasto trasparente se ha separato rapporti sinceri, mentre è andato ad appannarsi in tutti gli altri casi.

Cristallo, casa di vetro … sono tutte parole che rimandano a una certa trasparenza. Pensi che sia una caratteristica del nostro tempo?

Penso che sia un’esigenza. Mi accorgo che gli artisti che più mi colpiscono sono quelli capaci di offrire al pubblico la propria personalità senza scendere a compromessi con i canoni prestabiliti da chi pretende di controllare il mercato. La trasparenza per me è onestà e l’onestà è la costante che mi ha condotto fin qui.

Rebecca Bertolasi