In “Hurts 2B Human” P!nk mantiene leggerezza e fragilità

Voce potente, presenza scenica impressionante e talento empatico. Qualità tutte presenti in un’unica grande popstar ossia P!nk.
Il 26 aprile ha rilasciato il suo ottavo album dal titolo “Hurts 2B Human”, anticipato dai singoli estratti “Hustle” e “Walk me Home”.

È un disco pieno di mille sfumature e di collaborazioni in pieno stile P!nk che, ancora una volta, ha confezionato un progetto discografico estremamente pop e variegato.
La copertina scelta è abbastanza rivelatrice sia della varietà di generi musicali rintracciabili nel disco sia della molteplicità dei temi trattati. Uno sfondo mlticolor con il profilo facciale di P!nk per ben quattordici canzoni tutte emozionanti e profondamente autentiche.

La cifra della cantante statunitense, infatti, da sempre è proprio questo: raccontare ciò che la entusiasma, che la annienta o che la rattrista nel segno della verità e dell’originalità. Nell’album collaborazioni invidiabili quali Wrabel in “90 Days”, Khalid nella title-track, Cash Cash in “Can We Pretend” e Chris Stapleton in “Love Me Anyway”. Nell’album vi sono anche le firme di Sia, Beck e il frontman degli Imagine Dragons.

Chi, ascoltando i singoli estratti, credeva di ritrovare una P!ink sicura, realizzata e serena, dovrà ricredersi. Nonostante ci sia molta leggerezza, molta fantasia musicale e molta voglia di guardare al futuro, il nuovo progetto discografico rivela e svela ancora le fragilità non solo dell’artista, ma anche della donna, della moglie e della madre P!ink. Nell’album si alternano canzoni molto aurobiografiche che parlano dell’artista a 360 gradi. Ritroviamo la P!nk che lotta con i suoi mostri di sempre ossia il non sentirsi mai abbastanza, il non vedersi attraente, il non aver coraggio a pretendere di più e la paura di non dover essere felici.

Vi è anche la P!nk sentimentale che fa una dedica ad un amico per l’ultima volta e che canta di un amore a qualunque costo. C’è pure la P!ink che fa i conti col ruolo di madre e con l’arte di insegnare ai propri figli a volersi bene e a rispettarsi per poter successivamente essere accettati nel mondo.

Le perle del disco sono senza dubbio: “My Attic”, “Can We pretend” e “Love me anyway”, ma davvero c’è l’imbarazzo della scelta nel trovare la propria preferita.

Ancora una volta, quindi, P!ink gioca con la musica per lottare con i suoi demoni, per ritoravarsi e per imparare come sentirsi migliori senza tristezza, dubbi o problematiche dell’esistenza. Del resto, ci ha insegnato come un’artista del suo calibro possa essere una popstar indimenticabile ed una madre meravigliosa con un rapporto straordinario con i suoi piccoli.
Buon ascolto!

Sandy Sciuto