Il viaggio – Le motivazioni e l’esperienza del Grand Tour

L’essere umano nasce nomade, non è un segreto per nessuno, ma la prima vera grande svolta nella nostra storia di specie l’abbiamo avuta riuscendo a dominare i luoghi che abitavamo: coltivazione e allevamento sono tutte invenzioni che ci hanno permesso di stanziarci stabilmente in un posto e rinunciare alla faticosa ed incerta vita del viandante. Nonostante ciò, l’uomo non ha mai smesso di viaggiare, l’Italia stessa è conosciuta come “il paese de’ Santi e dei Navigatori”: Marco Polo, Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci, sono forse i più celebri esploratori di sempre, e sono tutti italiani.

Ma perché l’uomo continua a spostarsi? Cosa ha spinto miliardi di esseri umani nel corso della storia a lasciare la sicurezza della propria dimora, per intraprendere un viaggio talvolta temporaneo, talvolta definitivo? Si viaggia per tanti motivi, per curiosità, per bisogno, per senso di inadeguatezza, o per cultura, ed è proprio con il viaggio di formazione per eccellenza – il Grand Tour – che inizia la trasformazione che porterà il viaggiatore a diventare un turista.

E’ impossibile affrontare il tema del viaggio senza parlare del Grand Tour. Considerato una pietra miliare per la formazione dei giovani nobili che si affacciavo al mondo della vita adulta, l’ultimo tassello necessario per acquisire una conoscenza pratica del mondo, che gli avrebbe poi permesso di tenere alto il nome della casata.    Affonda le sue radici già nel Medioevo, favorito dall’ampia rete di strade costruite all’epoca dell’Impero Romano e dal fascino che lo stesso ancora esercitava sulle popolazioni del continente europeo, ma la vera collocazione storica di questo viaggio, si ha tra i secoli XVII e XVIII, quando si comincia ad avere una produzione letteraria di grande interesse intellettuale.

Il Grand Tour prevedeva svariate tappe tra le città più importanti d’Italia, trovando per la maggior parte dei casi il suo epilogo a Roma, anche se talvolta era solito culminare a Napoli o in Sicilia; queste destinazioni, sono accomunate dal fatto di essere le depositarie di quella cultura classica che era ed è considerata l’origine della cultura moderna, proprio per questo, il Grand Tour simboleggiava un viaggio di ritorno alle origini, alla riscoperta di quella che è stata la culla della civiltà occidentale. Vero è, che la Grecia è genitrice ancora più pura del classicismo, ma la forte spinta dell’Impero Ottomano, rendeva altamente rischioso viaggiare per quelle zone.

Così, i giovani rampolli d’Europa, si lasciavano alle spalle la loro terra natia per questo viaggio lungo svariati mesi, durante il quale avevano la possibilità entrare a confronto con le più eminenti realtà del continente, dove avrebbero potuto intessere nuove ed importanti relazioni sociali, vedere in prima persona il funzionamento dei vari sistemi di amministrazione della politica ed ovviamente approfondire le loro conoscenze culturali, il tutto per affermare la loro posizione all’interno della società nobiliare.

Abbiamo già trattato alcune delle motivazioni che spingevano l’uomo ad affrontare lunghi viaggi, all’alba dei tempi per una questione di sopravvivenza, in tempi più recenti, per la propria formazione e affermazione personale.  Il viaggio diventa quindi la manifestazione di un bisogno fisico o morale di migliorare la propria condizione, lo strumento per trovare quel qualcosa che sia necessario alla propria sopravvivenza, abbiamo parlato del senso di inadeguatezza che spinge l’uomo a cercare di scoprire nuove frontiere che gli permettano di confrontarsi con una versione di sé che vedeva altrove decontestualizzata.