Il terribile delitto di Mary Rogers e la sua anima senza giustizia

Quando vide il corpo, Beauvais, dopo qualche esitazione lo identificò come quello della profumiera; il suo amico lo riconobbe con maggiore sicurezza. Il volto era coperto di sangue rappreso, in parte uscito dalla bocca. Non fu trovata traccia di bava come nei casi di annegamento. Non c’era sbiancamento dei tessuti. Intorno al collo lividi e segni impressi da dita. Le braccia rigide erano contratte sul seno.
Edgar Allan Poe, Il mistero di Marie Roget.

Mercoledì 28 luglio 1841, le acque di Castle Point, Hoboken, restituirono il cadavere di una ragazza, scomparsa da pochi giorni. Si trattava di Mary Rogers. La notizia venne diffusa dal quotidiano New York Tribune, scatenando la caccia all’assassino, al movente, alle modalità del crimine.
Le indagini, quelle ufficiali, partirono dalla recente vita privata delle vittima.

Mary nel 1840 aveva iniziato a lavorare a New York, nel negozio di sigari di John Anderson. La sua bellezza aveva attirato da subito molti clienti, ma le testimonianze furono tutte concordi nel ritenere il suo comportamento irreprensibile.
Il primo fatto misterioso nella sua condotta risaliva al gennaio 1841, quando la madre ne aveva denunciato la scomparsa. Le ricerche erano state brevi perché Mary era tornata a casa sei giorni dopo. Il suo aspetto era però tirato, tipico di una persona ammalata.
Non era trascorso molto tempo che la sigaraia aveva annunciato il suo fidanzamento con un giovanotto di nome Daniel Payne.
Il 22 luglio 1841 era avvenuta una seconda sparizione: Mary aveva comunicato al fidanzato la decisione di recarsi da una vecchia zia. La zia tuttavia, non aveva ricevuto alcuna visita.

E torniamo così a quel 25 luglio, e al ritrovamento del cadavere.
Gli abiti rovinati, attorcigliati intorno al corpo. Un lembo della gonna ficcato in gola. Nessuna traccia del bustino. L’autopsia decretò che, prima di essere uccisa, era stata violentata.
Payne, il fidanzato, rifiutò di presentarsi per effettuare il riconoscimento, ma non riuscì a sottrarsi agli interrogatori della polizia. Tuttavia non vennero trovate prove contro di lui.
Alcuni giorni dopo, una lettera anonima insinuò che Mary, il giorno della sua morte, era stata vista scendere da un’imbarcazione presso lo scalo di Hoboken in compagnia di sei uomini. Scherzando e ridendo, si era recata con loro nel bosco.
Testimoni oculari, menzionati nella missiva, confermarono tutto.
La polizia si trovò ancora una volta spiazzata da quanto venne riferito in seguito da un cocchiere, tale Adams, e confermato da una certa signora Loss, locandiera della taverna Nick Mullen’s, sita vicino al bosco.
Entrambi sostennero che Mary era in compagnia di un solo uomo, che descrissero come “ben piantato”, alto, elegante e di carnagione olivastra.
In quella zona, il 25 settembre 1841, dei ragazzini, tra cui la figlia della locandiera Loss, ritrovarono il bustino di Mary, una sciarpa di seta e un fazzoletto con ricamate le iniziali MR.
Non molto tempo dopo, proprio lì, il fidanzato di Mary, Daniel Payne, si suicidò.
Nel 1842, Edgar Allan Poe, pubblicò in tre puntate il racconto Il mistero di Marie Roget, seguito dei Delitti della Rue Morgue. Il nome venne francesizzato, New York divenne Parigi, la giovane da sigaraia si trasformò in profumiera. Il resto però coincideva con i fatti realmente accaduti.

Ma quali furono le ipotesi formulate dagli investigatori, dalla stampa, dall’opinione pubblica in merito alla risoluzione del caso, rimasto senza colpevole?
Vediamole in breve, dalla meno probabile alla più accreditata.

L’ipotesi fantasiosa: Edgar Allan Poe.
I giornalisti Graham Fuller e Ian Knight, sul numero 152 della rivista The Unexplained, suggerirono proprio lui come probabile assassino, definendo il suo racconto una confessione.
Nel Mistero di Marie Roget, stando agli accusatori, troppi erano i dettagli che lo scrittore non avrebbe dovuto conoscere sulla base della semplice lettura dei quotidiani.
Inoltre, le ipotesi formulate nel testo si erano rivelate molto vicine ai risultati delle indagini.
Nel 1841 Poe era sconvolto per la condizione ormai critica della moglie, affetta da tisi. Lui stesso confessò di aver attraversato un periodo tremendo, costantemente ai limiti della follia, schiavo dell’alcol.
Ancora. Due testimoni avevano riferito che la povera Mary era stata vista prendere la strada del bosco con un uomo. Che fosse Poe? L’autore era solito vestire elegante ed era di carnagione olivastra, ma era alto soltanto poco più di un metro e sessanta, né poteva essere definito come “ben piantato”.

L’ipotesi poco probabile: la banda dei sei uomini.
La lettera giunta alla polizia, essendo anonima, poteva essere frutto della mente di un mitomane o essere un semplice depistaggio. I testimoni a conferma dei fatti citati nella missiva inoltre potevano sì aver visto una ragazza, ma non per forza proprio Mary Rogers. Dei sei fantomatici uomini poi, non ci fu traccia in seguito, Anche per quei tempi, era difficile che non si scoprisse niente con così tante persone coinvolte.

Il sospettato numero uno: Daniel Payne.
Daniel fu coinvolto in entrambe le sparizioni della giovane.
Inoltre potrebbe essere il misterioso uomo che accompagnò Mary nel bosco indicato dal cocchiere e dalla locandiera Loss.
Perché Payne si rifiutò di essere presente al riconoscimento del corpo?
Cosa lo spinse a suicidarsi nel punto esatto dove la giovane venne assassinata?
Dobbiamo però valutare anche che si pensa fosse lui il padre del bimbo che (si scoprì in seguito) Mary portava in grembo al momento della morte. Che il suicidio fosse stato davvero causato da un sincero dolore provato per la doppia tragedia?

Il colpo di scena finale: John Anderson.
Nel 1891 il testamento del ricco negoziante di sigari venne contestato dagli eredi. Si scoperchiò il “Vaso di Pandora” della vita del datore di lavoro di Mary.
Emersero notizie e testimonianze di amici e parenti, che svelarono nuovi dettagli.
Si venne a sapere che Anderson, negli anni successivi all’omicidio, aveva rifiutato la candidatura a sindaco di New York, per paura si scavasse nel suo passato.
Si scoprì che aveva avuto una relazione clandestina con Mary.
Vennero trovate le prove delle ingenti spese sostenute dal negoziante per permettere a Mary di abortire.
E abbiamo visto com,e nel gennaio 1841, la ragazza fosse scomparsa per ricomparire sei giorni dopo molto provata, come chi venga sottoposto a un intervento chirurgico. Anderson aveva finanziato in seguito un secondo aborto.
Bene, si può ipotizzare che proprio in quell’occasione Mary perse la vita, dissanguata mentre un misterioso uomo dalla pelle olivastra, vestito in modo elegante, la stava operando in clandestinità, nei boschi, o nel vicino ostello Nick Mullen’s. Il suo corpo sarebbe poi stato trascinato per decine di metri e gettato in acqua.
La ricostruzione fu confermata anche da una confessione in punto di morte della Loss. La locandiera avrebbe affittato una stanza a Mary e coperto negli anni a seguire il proprio intervento nella vicenda.
Vi chiederete: e lo stupro, decretato dall’autopsia? Si spiega facilmente l’errore pensando che al tempo un intervento abortivo poteva benissimo essere confuso con una violenza sessuale.

Concludendo: a distanza di centocinquant’anni il delitto rimane irrisolto e l’anima della povera Mary senza giustizia.
Possiamo tuttavia ancora farci una nostra idea sul caso grazie al meraviglioso racconto di Poe: Il mistero di Marie Roget.

redazione