Il selfie come potente strumento di coinvolgimento sociale

Il selfie è senza dubbio un potente strumento di coinvolgimento sociale ma, secondo una recente ricerca della CASS Business School di Londra, è necessario seguire determinate regole per aumentare il coinvolgimento che può creare sui social media.

Questa nuova ricerca, che sarà presto pubblicata nell’European Journal of Marketing rivela come marchi e influencers possono aumentare il coinvolgimento degli utenti utilizzando il selfie, seguendo tre semplici regole.

Il team di ricerca ha condotto esperimenti con gruppi-test per determinare esattamente cosa coinvolge le persone quando guardano le immagini sui social media. I ricercatori hanno mostrato ai partecipanti una moltitudine d’immagini, che sono state valutate con diversi criteri fotografici come il punto di vista, il contenuto e la qualità artistica. I Gruppi test sono stati invitati ad indicare con quale grado di probabilità avrebbero eventualmente commentato le foto visionate sui social media.

Il dottor Tom van Laer, docente di marketing presso Cass Business School e coautore del documento di ricerca, ha dichiarato: “Siamo stati in grado di isolare quali elementi le persone trovano maggiormente coinvolgenti sui selfie. Quindi, potremo determinare il tipo d’immagini che le persone hanno più probabilità di commentare. La nostra ricerca ha rivelato tre tecniche ricorrenti che incoraggiano l’interazione degli utenti”.

Le regole di coinvolgimento – come prendere il selfie migliore:

1. Punto di vista in prima persona
Le persone preferiscono che il soggetto sia davanti alla telecamera. Vogliono vedere chi sta prendendo l’immagine e vogliono che il punto di vista sia in prima persona. I risultati hanno anche rivelato che la gente preferisce sapere che l’immagine è un selfie in contrasto con un’immagine dell’utilizzatore che potrebbe essere stata presa da qualcun altro. La ricerca indica che i consumatori dei siti di social network hanno meno entusiasmo per le immagini di terze persone nell’era sociale dei media.

2. I selfie hanno bisogno di azione
La ricerca suggerisce che le persone sono più propense a commentare si selfie di persone che fanno qualcosa di significativo che quelli dove il soggetto è statico. I selfie-takers in questo caso rappresentano un’azione oltre ad essere semplicemente oggetto delle proprie immagini. Possono dimostrare un’azione che a sua volta cattura l’attenzione e consente alle persone di “interagire” con il selfie reagendo o rispondendo all’immagine.

3. Le immagini non devono essere rappresentazioni fedeli della realtà
I selfie che sono inalterati hanno una performance peggiore di quelli che utilizzano strumenti creativi come i filtri. I “selfie complessi” dunque hanno maggiore probabilità di essere commentati rispetto a quelli “semplici”. La modifica del selfie può essere pesante o sciocca, dilettante o professionale, poco importa. La ricerca dimostra che le persone non vogliono consumare immagini che siano rappresentazioni fedeli della realtà.

“Gli esperti che si lamentano che i selfie sono mere rappresentazioni della realtà non hanno in realtà compreso il senso”, ha aggiunto il dottor Van Laer. “Gli utenti di social media che vogliono aumentare i loro tassi di coinvolgimento devono sfruttare al massimo il potere di tecniche, come emoticon, filtri, obiettivi e strumenti come i selfie stick. Gli influencers presenti sui social media lo hanno fatto da anni e ora le marche ne devono prendere atto, in particolare perché il mondo della pubblicità e dei social media influenzano sempre più”.

 

redazione