Il Connecticut democratico come Biden, dalla parte delle donne che vogliono abortire

Gli Stati Uniti d’America tra il 2021 e il 2022 sono stati contrassegnati da pesanti cambiamenti riguardanti l’interruzione della gravidanza. Leggi come quella del Texas o dell’Oklahoma prevedono delle misure super ristrettive nei confronti della libertà di aborto. Infatti, si è arrivati a parlare persino di divieto totale di aborto. Tali provvedimenti hanno rappresentato solo il campanello di allarme di una prospettiva più ampia che sembra voler far diventare l’aborto una minaccia in tutto il Paese. Da qui l’esigenza di sottolineare come ci siano, invece, degli Stati americani – come il Connecticut – che proteggano il diritto all’aborto e cerchino delle leggi per contrastarne le limitazioni.

Il Senato del Connecticut ha, infatti, votato a favore di una legge che mira a proteggere chiunque decida di abortire e chi aiuti a farlo.

A differenza dei tue paesi sopracitati, che impongono multe salate a chi decide di aiutare una donna ad abortire, il Connecticut  protegge le cliniche e i pazienti dalle azioni legali extra statali. Tra le ragioni più importanti di tale legge, vi è la necessità di sostenere i medici ed infermieri che eseguono l’interruzione della gravidanza evitando di essere oggetto di denunce. Questo perché, come era prevedibile, a seguito delle restringenti misure adottate negli Stati dove il divieto di aborto è aspro,  molte donne decidono di oltrepassare i confini geografici – non con poche difficoltà economiche – per poter usufruire di quello che dal 1973 sembrava essere diventato un loro diritto inalienabile.

La data fa riferimento alla nota sentenza ROE VERSUS WADE caposaldo della costituzione americana in materia d’aborto. La sentenza che aveva reso legale l’interruzione della gravidanza negli Stati Uniti, non è però mai diventata una legge effettiva nazionale. Questo uno dei motivi per cui negli ultimi due anni si è registrato un aumento di leggi antiabortiste.

Il mese scorso il Senato americano si è, infatti, pronunciato sfavorevole al tramutare in legge la sentenza.

Il blocco del senato impedisce alle donne il diritto d’accesso all’aborto a livello federale e dà la piena libertà agli stati di promuovere restrizioni sempre più dure a riguardo. Joe Biden ha, ovviamente, condannato il blocco, denunciando con fermezza l’ostruzionismo dei repubblicani e invitando gli elettori americani a eleggere un maggior numero di liberal alle prossime elezioni di novembre.

Una mossa politica, quella del democratico Biden, che sembra sfruttare la bocciatura del provvedimento – che ha ricevuto solo 49 voti favorevoli (doveva raggiugerne 60) – per cercare di democratizzare sempre più il Senato. In effetti, il divieto d’aborto è più forte proprio negli stati repubblicani.

In Connecticut, invece, la legge di protezione vede la firma del democratico Ned Lamont.

Gli Stati democratici come il Connecticut, la California ma anche il Colorado e il New Jersey si stanno preparando ad accogliere le donne in fuga dai paesi repubblicani dove l’aborto rischia di non essere più tutelato. Questo in nome di una storia di valori legati ai diritti fondamentali dell’uomo e della donna, tra cui rientra ormai da 50 anni quello dell’aborto.

La Corte Suprema degli Stati Uniti sino ad oggi ha dato prova di non ostacolare in alcun modo uno stato che decida di intralciare in qualche misura l’interruzione della gravidanza. Un esempio di ciò è il caso del Mississippi. Il quale ha presentato una legge che vieta l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione, anche nel caso di stupro e incesto. A fine giugno si saprà se la decisione del Mississippi sarà sostenuta, ma stando ad alcune indiscrezioni pare che sarà già così.

Da un lato vi è chi crede, quindi, che il continuo proliferare di leggi antiabortiste generi – come di fatto già sta accadendo – un effetto domino.

Tale da cancellare completamente la sentenza Roe v. Wade. Ad oggi l’unico strumento legale nelle mani degli stati favorevoli all’aborto. Un solo tema, quello dell’aborto sta già spaccando un intero Paese. Sembra essere in corso una guerra civile dove in gioco vi è la libertà di scelta di una donna. Anche se, si ricorda, questo non significa che l’interesse debba riguarda solo metà della popolazione, quella femminile appunto. Perché se si sarà in grado di fare un simile passo indietro, non si esclude che questo possa essere il primo step verso altri tipi di recessioni che potrebbero intaccare altri diritti fondamentali.

Il futuro è, quindi, tutto nelle mani dello Stato americano che potrebbe decidere di seguire a riguardo diverse direzioni. In primo luogo, dare il giusto valore ad una sentenza che ha rivoluzionato il modo di intendere l’aborto, magari trasformandola in legge federale. I rischi più preoccupanti però sono quelli che vedono gli USA sempre più caratterizzati da stati che richiedano di penalizzare l’aborto. Cancellando così a lungo andare dalla memoria collettiva quella sentenza del 1973.

 

Giulia Grasso