Il Castello Ursino di Catania presenta il Museo della follia

Dal 21 aprile e fino al 20 ottobre prossimo, il Castello Ursino di Catania propone la mostra, curata da Vittorio Sgarbi, “Museo della follia”.

Nell’affascinante cornice del castello catanese vengono esposti i lavori di Antonio Ligabue -oltre ottanta opere tra oli, sculture e disegni- e centinaia di opere sulla follia  (sculture, dipinti, collage) di diversi artisti, tra i quali Cesare Inzerillo, Pietro Ghizzardi, Carlo Zinelli e Natale Attanasio. Presenti anche documentari Rai a tema, oltre agli immancabili reperti che occupano stabilmente le sale del Castello Ursino.

Le opere presenti sono tutte affascinanti e riescono a smuovere le emozioni dei visitatori, anche quelli meno dotati di cultura artistica. Gli oli del Ligabue -in particolare i suoi tanti autoritratti-, i dipinti raffiguranti i manicomi e le macabre sculture catturano l’attenzione dello spettatore, grazie anche ad una musica di sottofondo a tratti inquietante e ad un’ atmosfera cupa perfettamente in sintonia con il tema proposto.

Le immagini dei manicomi non possono lasciare indifferenti, oltre ai numerosi dipinti in cui viene proposta la condizione dei pazienti salta all’occhio la sezione dedicata alle fotografie di Fabrizio Sclocchini che tramite il suo obbiettivo espone gli ambienti dell’ospedale psichiatrico abbandonato di Teramo.

Non solo foto e dipinti come detto sopra, ma anche documentari e video strazianti tra cui uno che riprende la condizione dei pazienti negli ospedali psichiatrici giudiziari realizzato nel 2011 dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta del Senato all’epoca guidata da Ignazio Marino, particolarmente crudo perché “Il re della foresta” e “Il gatto col topo” di Ligabue, “Lucifero” di Agostino Arrivabene, “Omaggio a Franco Scaldati”e l’inquietante “Finale di partita” di Cesare Inzerillo sono solo alcune delle centinaia di opere che sarà possibile ammirare al Castello Ursino di Catania nei prossimi mesi. Il nostro consiglio a tutti i catanesi (e a tutti coloro i quali potranno farlo) è quello di andare a visitare il “Museo della follia”.

Gabriele Fardella