Il calcio femminile e la sfida contro il pregiudizio che c’è dietro

Il calcio femminile è ormai una realtà affermata nel panorama sportivo italiano. L’avventura mondiale in Francia delle Azzurre, che hanno fatto una dignitosissima figura arrivando fino ai quarti di finale, ha contribuito notevolmente alla crescita e alla diffusione di questo sport. Ma si sa come siamo fatti noi, seguiamo con interesse un evento sportivo della nazionale, ma non appena finisce ce ne dimentichiamo subito. È un po’ la stessa cosa che successe con i mondiali di pallavolo maschile del 2018, in cui tutti abbiamo fatto il tifo per Ivan Zaytsev e compagni.

Ed è un peccato che le cose vadano così, perché questo è un chiaro segnale di mancanza di interesse verso lo sport. Abbiamo guardato i Mondiali femminili, è vero. Siamo rimasti scottati dalla mancata qualificazione della nazionale maschile al torneo (a differenza di quella femminile) e abbiamo visto nella competizione un modo per “riscattare” la figuraccia fatta dai celebratissimi calciatori.

Il Mondiale di Francia 2019, per il calcio femminile italiano, avrebbe dovuto ampliare la cerchia di appassionati. Ma perché possiamo dire che è successo solo in parte? Perché dietro al calcio femminile c’è ancora tanto pregiudizio. Rispetto a prima, ora un po’ è diminuito, è vero, ma non del tutto. Le maggiori critiche (infondate) che vengono mosse alle calciatrici è di essere poco tecniche, poco fisiche, lente, di giocare male e senza schemi. Come se il calcio maschile fosse costantemente spettacolare e veloce. È vero, ci sono delle differenze tra il modo di giocare femminile e maschile, di fisico soprattutto, è un dato di fatto. Questo però dipende solamente dalla conformazione fisica che hanno gli uomini. Non troveremo mai una calciatrice fisica come Romelu Lukaku, per esempio, o alta come Peter Crouch (201 cm). Ma questo non significa che la fisicità sia assente nel calcio femminile, è proporzionata alle atlete.

Che non esistano calciatrici tecniche o veloci è, inoltre, assurdo solamente pensarlo: evidentemente chi dice così non ha mai visto le accelerazioni di Gloria Marinelli, attaccante dell’Inter, o di Manuela Giugliano, della Roma. Quest’ultima, tra l’altro, è stata definita a più riprese “l’Andrea Pirlo femminile”, in virtù della sua eccellente visione di gioco.

Chi non ha mai visto una partita di calcio femminile avrebbe dovuto guardare il big match Milan-Juventus, giocatosi il 17 novembre allo stadio Brianteo di Monza. La partita, che ha visto scontrarsi le prime due in classifica, è terminata con il punteggio di 2-2. Un risultato giusto che permette alle bianconere di tenersi a distanza dal Milan, che rimane comunque in scia. La partita, penalizzata solamente dal campo inzuppato, ha visto le due squadre darsi battaglia per 93 minuti. Il gol del Milan, realizzato da Francesca Vitale con una bellissimo quanto difficile colpo di testa all’ultimo secondo ne è la dimostrazione.

Da sottolineare, nelle rossonere, la prestazione di Dominika Conc, centrocampista che è andata ancora in gol e che si sta dimostrando una pedina fondamentale nello scacchiere di Maurizio Ganz, il tecnico. Un po’ di rammarico, forse, per le due occasioni avute a inizio partita da Valentina Giacinti, capitano e numero 9 del Milan, che avrebbero potuto indirizzare la partita su altri binari. Per la Juventus, invece, in questo senso, rammarico per Valentina Cernoia, che ha sfiorato il gol dopo un’ottima prestazione.

I due numeri 9, Valentina Giacinti ed Eniola Aluko. Da www.skysport.it

La nota positiva è che Sky, in collaborazione anche con Tim Vision, sta dedicando sempre più spazio al calcio femminile con diretta delle partite, highlights e commenti in studio. Anche le affluenze negli stadi stanno crescendo, ma tutto ciò purtroppo non è ancora sufficiente ad allontanare del tutto il pregiudizio che accompagna questo sport. La strada, però, è quella giusta. Avanti così.

Marco Nuzzo