Ho spiegato a mia nonna cos’è un influencer, e lei mi ha detto: “Vuoi un’aspirina?”

Influencer è una delle parole più utilizzate del terzo millennio. Sapreste spiegarne significato e potere a chi è nato prima della diffusione di internet? Ci ho provato con mia nonna, ma non ci sono riuscito.

Si è da poco concluso il Festival di Sanremo, al termine del quale si sono consumate le solite polemiche italiane su chi ha vinto, chi avrebbe dovuto vincere, chi non avrebbe dovuto partecipare, ma soprattutto, sulla composizione della giuria. Quest’anno ad attirare l’attenzione della critica nostrana è stato un nome in particolare, una nota youtuber italiana: Greta Menchi.

Nel frattempo il popolo del web, ma anche coloro che il web lo bazzicano poco, ha dato vita ad un’indignazione mobilitata nei confronti di una giovane italiana chiamata a tenere una lezione ad Harvard. La ragazza in questione ha creato nel 2009 un blog su internet, The Blonde Salad, diventando in pochi anni un’icona mondiale della moda: Chiara Ferragni.

Mia nonna un pochino si è impratichita con il computer, e a più di 80 anni è riuscita a comprendere cosa sia una youtuber e più o meno che lavoro faccia una blogger. Ma, ad un certo punto, mentre divoro avidamente i suoi gnocchi al pesto rigorosamente fatti in casa, mi guarda, e con un po’ di vergogna nei suoi occhi azzurri genuinamente mi chiede: “Andrea, cos’è un influencer?”

Sento un brivido lungo la schiena, comincio a domandarmi anche io, insistentemente, in attimi di silenzio che paiono lunghissimi, cosa sia un influencer, ma soprattutto come spiegarlo a mia nonna. Vado alla ricerca di parole semplici e accessibili, ma ho la mente offuscata da quei termini anglofoni che usiamo costantemente, senza mai comprenderli davvero.

Tipo “endorsement”.

Mentre penso all’eterno sconfitto Pippo Civati, che è grazie a lui se conosco il termine, rispondo a mia nonna, banalizzando: “Un influencer è qualcuno di famoso!”. Ma la madre di mia madre, che non è nativa digitale ma neppure un’allocca, non è soddisfatta e mi incalza: “Cosa vuol dire qualcuno di famoso, scusa? Tutti i VIP sono influencer? Perché lo dicono solo di queste due ragazze in televisione?”

Greta Menchi e Chiara Ferragni sono due influencer, e mia nonna, nella sua inquisitoria insoddisfazione, non ha affatto torto. D’altronde lei è stata testimone di tre diverse epoche in cui la popolarità si è espressa in altrettanti modi, questa è senza dubbio la quarta. Prima dell’avvento della televisione, quando non esisteva la concezione dell’individuo dal volto noto, eccezion fatta per i grandi divi di Hollywood; poi la seconda epoca, quella del medium televisivo, che ha donato la popolarità a chi, in fin dei conti, ne era degno: dai grandi personaggi della televisione italiana, a quelli della musica mondiale. La terza epoca purtroppo l’ho vissuta anche io, ed in parte sopravvive tutt’ora. È quella del bombardamento televisivo e delle riviste patinate, della perdita di significato del termine “popolare” di fronte al suo improprio utilizzo: la nascita dei VIP – Very Important Person – e la diffusione del gossip.

In ogni caso devo ancora dare una risposta a mia nonna.

Gli influencer sono la personificazione della popolarità in questa quarta epoca, fondata sul web, sulla personalizzazione e soprattutto sui social network. La diffusione dei contenuti digitali ha una portata letteralmente globale, chiunque abbia una connessione internet può accedervi, e il democratico messaggio che attraversa la fibra ottica odora di American dream: ognuno di noi può diventare famoso sul web.

Greta Menchi e Chiara Ferragni sono due ottimi esempi di influencer. La prima è proprietaria e protagonista di un canale YouTube con più di 1 milione di iscritti, sul quale pubblica video quotidiani il cui contenuto utile è circa pari allo zero assoluto, ma è intrattenimento. La seconda nasce come blogger nel 2009, parlando di vestiti, outfit, e insalata (che l’ha aiutata a sconfiggere l’anoressia), nel 2015 fatturava più di 10 milioni di dollari all’anno, e nel 2016 ha più di 8 milioni di follower su Instagram. È fidanzata con Fedez, che è diventato noto al mondo come “il fidanzato di Chiara Ferragni”.

Le due influencer hanno tratti caratteristici profondamente diversi. Si rivolgono ad un pubblico differente, trattano argomenti distanti e diversamente maturi, ma in comune hanno una sola e semplice cosa: il potere. Un influencer ha il grande potere e la grande responsabilità (grazie Zio Ben, Peter Parker ti porterà sempre nel cuore) di poter letteralmente influenzare le masse, di poterle dirottare e pilotare.

In questo un influencer si differenzia da una “persona famosa”, o da un VIP, nella facoltà di poter mobilitare i propri giovani, o meno giovani, follower, che innalzano l’influencer di riferimento a idolo iconico della società, lo venerano più di ogni divinità conosciuta.

Allora, finalmente, alzo lo sguardo dal piatto di gnocchi al pesto e rispondo a mia nonna.

Le ripeto tutte queste informazioni che affollano i miei pensieri, che l’influencer fonda il suo potere sul rapporto personale con i propri follower, ai quali dà l’illusione di condividere tutte le proprie esperienze, quasi s’instaurasse un rapporto amicale; che gli influencer dovrebbero pensare a sfruttare questa loro visibilità massiva per dare un segnale, fare qualcosa di buono in un mondo e in una società che sembra aver perso le speranze, magari un gesto di solidarietà, o un tentativo di sensibilizzazione sui problemi concreti che affollano la vita di ognuno di noi. E non solo a monetizzare.

O a mettere, e poi cancellare, video su YouTube in cui si guida la macchina giocando a Pokémon Go, cercando di catturare quanti più mostriciattoli possibili. Sto per dire anche questo a mia nonna, e iniziare una filippica su CiccioGamer89 e alcuni messaggi diseducativi veicolati tramite il web, poi mi fermo. Dovrei spiegarle anche cosa sia Pokémon Go, e gli gnocchi si freddano.

Quindi concludo: “Nonna, hai capito allora cos’è un influencer?”

Lei mi guarda preoccupata: “Andrea, tesoro, vuoi un’aspirina?”

redazione