Il Dottor Morte è…: Gunther Von Hagens, quando l’immortalità del corpo è possibile!

Dalla notte dei tempi  fin dalle più antiche civiltà, l’uomo ha costantemente cercato di comprendere la morte, relazionarsi con essa, comunicare con i propri defunti, capirne i più celati meccanismi e provare imprescindibilmente a porsi oltre ad essa, sconfiggerla in qualche maniera e rendere l’uomo finalmente libero da ogni costrizione temporale e collocarlo fuori l’inarrestabile ciclo vitale. Attraverso e soprattutto con l’arte in ogni epoca si è provato a dar vita a tale desiderio, a creare per mezzo dello strumento pittorico o scultoreo testimonianze che potessero collocarsi al di là delle costrizioni della morte; senza dubbio con l’autoritratto si sono poste basi più che importanti per tale “bisogno” umano, ma specialmente con Gunther Von Hagens che finalmente si è arrivati ad un processo tale da poter definitivamente “scongiurare” la morte e soddisfare così il “desiderio” umano di lasciare un’immagine di sé che sopravviva nel tempo, che documenti i passaggi essenziali della sua esistenza e che riesca in qualche modo a “superare la morte”.

(AP Photo/Ibrahim Usta)

Cari lettori di Social Up vi presentiamo Gunther Von Hagens e la sua “Plastinazione” attraverso cui si eseguirà, una più che inquietante sostituzione con plastica (derivati di silicone) l’acqua che compone le cellule, conservando al massimo della loro essenza e “vitalità” organi e tessuti per mezzo di un raffinatissimo trattamento chimico, permettendo così la realizzazione di vere e proprie sculture estremamente realistiche che permettano al nostro corpo e a tutte le sue componenti un’immortalità senza precedenti, di imporsi al di là di una restrittiva “temporalità” e  mettersi così al sicuro dalle minacce della morte.

La data che cambio il destino di ognuno di noi fu l’indimenticabile 1977 in cui Hagens mise a punto tale procedimento di piena ed assoluta “immortalità del nostro corpo”, estendendo in tal modo senza limiti fisici o temporali la propria esistenza fisica concependo così, solo una “morte effimera”. Per mezzo del processo ideato e concretizzato da Hagens abbiamo l’impareggiabile possibilità di poter conoscerci, analizzarci, contemplarci e comprendere, al di là di qualsiasi barriera o limite, l’incredibile quanto complessa perfezione che è la “macchina umana”. Indubbiamente con tale processo e grazie ai successivi risultati altro non potremmo avere che un’iniziale percezione che si addentri progressivamente nei profondi meandri dell’inquieto, dell’ambiguo, del macabro in generale spingendoci sempre più ad instaurare un rapporto di una suggestiva intimità con quei corpi che hanno così sfacciatamente e orgogliosamente sconfitto i limiti del corpo umano, elevando proprio quest’ultimi ad un livello di “eternità” a cui tutti appena ne veniamo a contatto aspiriamo più di qualsiasi altra cosa.

Ovviamente, ed è lo stesso Hagens a specificarlo, ogni corpo appartenne a persone che lasciarono volontariamente i propri resti mortali per scopi scientifici; inoltre da quando questo fenomeno diventò assolutamente virale in tutto il mondo all’uscita di ogni mostra tutti i visitatori sono gentilmente invitati a firmare un semplicissimo foglio ed indicare in quel caso se donare per tal scopo il proprio corpo (ovviamente dopo la morte, ci mancherebbe!), dall’inizio di questa leggendaria follia, circa 3.600 persone hanno deciso dopo la fine della propria vita ad unirsi a questa versione rivisitata della famiglia Adams.

Gunther Von Hagens si impose e si inserì all’interno dei complessi meccanismi dell’arte contemporanea nell’ormai lontano 2004 grazie all’incredibile quanto conturbante mostra “Body World”, e da lì in poi espose in moltissime città europee e non solo, tra Germania, Giappone, Inghilterra, Corea del Sud, Svizzera, Belgio ed Italia, “racimolando” complessivamente circa 13 milioni di visitatori.

Come l’arte contemporanea è imprescindibilmente gestita da una complessissima “macchina organizzativa” anche quella di Gunther Von Hagens non è da meno, ben 170 operai impegnanti più che scrupolosamente a scuoiare e sezionare cadaveri come fossero una mera catena di montaggio, andando a “maneggiare”, da alcuni risultati di una ricerca condotta nel 2004, circa 647 corpi di adulti e 3.909 membra tra mani, gambe, piedi, peni ed uteri, comprendendo anche circa 182 tra embrioni, feti e neonati.

Senza dubbio fin quanto tale fenomeno imperverserà nei musei o nelle gallerie di tutto il mondo non potranno smettere le critiche nei suoi confronti, sia per un eventuale violazioni di leggi sia per una ben più importante violazione della dignità umana e della morte in generale. Comunque andranno le cose è altrettanto innegabile come Hagens abbia fornito uno strumento d’impareggiabile fascino e potenza per una lontana quanto reale sconfitta della morte.

Alfonso Lauria