Grande città o paesino in campagna? L’eterno dilemma

É risaputo: chi vive in una grande città afferma saldamente che la vita in periferia e in campagna è una noia, invece chi vive in un paesino ribatte che quella in città è troppo caotica e soffocante.

Non si può dire che non ci siano dei pro e dei contro in entrambi i casi, ma sembra da recenti studi che i piccoli comuni stiano scomparendo nonostante la qualità della vita venga ritenuta migliore: vi è una maggiore interazione sociale tra cittadini, un maggiore senso di comunità e l’aria è più salutare. Tuttavia recentemente si è registrata una migrazione, verso i centri urbani più grandi.

Sembrerebbe quindi che si preferisca la città al territorio di origine, soprattutto tra i giovani, ma perchè?

Indubbiamente la città offre molte più opportunità: più chance di trovare un lavoro, più attività (palestre, musei, mostre, inaugurazioni e iniziative di vario genere), più movida serale e più vita. Non sottovalutiamo poi l’importanza dei mezzi: chi vive in un paesino è già fortunato se trova una stazione e una fermata del bus!

Viene naturale pensare che nei piccoli centri abitati preferiscano stare famiglie neonate e anziani nonni: si può godere la pace, i vasti spazi aperti, passeggiate, giri in bici in tutta tranquillità.

Tuttavia, esistono in Italia migliaia di piccoli comuni a rischio (coprono circa il 52% del territorio nazionale), come potremmo tutelarli? É impensabile l’idea che siano destinati a scomparire, si perderebbe un patrimonio importantissimo per il nostro Paese ricco di storia e tradizioni secolari. La mossa corretta sarebbe quella di puntare sulle opportunità residenziali, agricole e turistiche che, se venissero potenziate, potrebbero garantire un futuro a questi territori. Quasi certamente è il settore del turismo la chiave del successo per uscire da questo momento di crisi.

Purtroppo per ora la realtà dei fatti è diversa: i continui tagli a scuole, ospedali, trasporti e uffici pubblici praticamente costringono la gente a lasciare i piccoli centri per quelli più grandi, causando il rischio di un’esplosione incontrollata delle periferie urbane.

C’è il grande bisogno di riscoprire i sentieri, i patrimoni storici, artistici e naturali, i gusti tipici dell’enogastronomia dei piccoli centri.