Gen Z e informazione, quali sono i canali preferiti e perché

Nel giro di due anni il mondo della comunicazione e dell’informazione ha necessariamente dovuto focalizzare la maggior parte dei propri contenuti su tematiche specifiche e globalmente diffuse. Il 2020 e il 2021 sono stati, con diversi intervalli di tempo, caratterizzati dalla pandemia da covid-19, le sue varianti e la campagna vaccinale. L’inizio di questo 2022, invece, con l’attacco della Russia sull’Ucraina, ha spostato totalmente l’attenzione sulla situazione bellica. I canali di informazione sono necessari affinché ciascun individuo possa essere costantemente aggiornato rispetto alle condizioni internazionali, tuttavia il rischio di fake news è sempre dietro l’angolo. A maggior ragione con il moltiplicarsi delle piattaforme di informazione online. Emergono, dunque, alcune questioni interessanti.

Com’è cambiato il modo di informarsi dei giovani? Quali sono i loro canali  preferenziali e come sfuggono alla disinformazione?

L’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha sottolineato l’esistenza di una vera e propria “fuga delle nuove generazioni dai mezzi tradizionali con una tendenza verso una sola fonte di informazione, ovvero la rete, in particolare i social network”.

In effetti, più del 70% dei giovani si informa proprio attraverso Internet e i social, spesso ricorrendo a schemi e riassunti forniti da influencer o content creator. In Italia, infatti, l’attenzione alle singole personalità o pagine note è più forte rispetto alle pagine dei canali di testate giornalistiche e questo è un dato che supera la media di altre nazioni.

D’altro canto pagine social come Will ita o Factanza al giorno d’oggi rappresentano la principale fonte di informazione ed approfondimento di molti ragazzi under 30.

Si tratta di profili che riescono – mediante l’utilizzo di un linguaggio specifico e l’utilizzo di grafiche ad hoc – a conquistare l’attenzione dei giovani naviganti in un flusso infinito di notizie. Al contempo, queste pagine hanno accresciuto la propria autorevolezza nel tempo cercando di offrire contenuti accurati e certi. Ne è esempio il post pubblicato proprio da Will Ita a seguito dell’Invasione russa in Ucraina.

Con rispetto agli influencer, questi sono “nati” sui social proprio in virtù di interessi specifici. Infatti, i giovani non seguono solo modelle che sponsorizzano prodotti di bellezza, ma anche giornalisti, avvocati o studenti con particolari interessi storici e politici. Persone in grado di riportare le notizie in maniera chiara e concisa, discernendo da eventuali fake news.

Si ricorda, ad esempio, il lavoro di una giovane studentessa di Comunicazione pubblica e politica di Torino, Ranya. Dal suo profilo Instagram @tucomeloleggi sta cercando di offrire notizie di qualità e approfondimento per i suoi 7000 mila followers. Questi spesso in chat le chiedono spiegazioni su quello che sta accadendo nel mondo, perché sono certi di ricevere un responso immediato. Una comunicazione diretta che con i mezzi di comunicazione classici difficilmente avviene.

Post come i suoi sono tra le principali fonti di informazione di molti ragazzi che pur non avendo conoscenze geopolitiche vogliono comunque rimanere costantemente informati. È certo che Ranya non sia un’esperta ufficiale, ma propone un tipo di servizio che nel sistema informativo e comunicativo di oggi è quasi imprescindibile.

https://www.instagram.com/p/Casd4WvrADa/

Un dato certo e riportato anche dal  “Digital News Report 2021” è la rinnovata fiducia riscoperta nei confronti dell’informazione.

Segno di un bisogno più evidente di news con rispetto alla situazione epidemiologica. Tuttavia, il costante bombardamento di notizie ha spesso avuto l’effetto contrario tra i giovani, portandoli ancora una volta a preferire i social network alle testate online.

Per esempio emerge l’utilizzo di Tik Tok, che attraverso brevi video post prodotti, ad oggi è stato considerato fonte accreditata di informazione. Davide Bennato, professore di Sociologia dei media digitali presso l’Università di Catania, spiega su Agenda Digitale come l’importanza di Tik Tok si sia rilevata ancor prima dell’invasione russa vera e propria.

Il Conflict Intelligence Team (CIT), un gruppo di investigatori indipendenti situati tra Russia e Ucraina che redigono report usando strategie di intelligence open source (OSINT), grazie all’analisi di una serie di video postati da tiktoker ucraini e russi, aveva rilevato un massiccio movimento di truppe verso l’Ucraina, riuscendo anche a identificare le divisioni di fanteria russe coinvolte.

D’altro canto, questo è un fatto che non stupisce. La soglia d’attenzione dei giovani verso le notizie sta progressivamente diminuendo. Dunque, strumenti come Tik Tok in grado di fornire in pochi secondi notizie certe ed efficaci, possono avere la meglio rispetto agli altri media tradizionali.

Durante un corso di Sociologia del giornalismo dell’Università di Bologna, è stato chiesto agli studenti come fosse cambiata la loro maniera di informarsi subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Tre ragazzi (che chiameremo A, B, C) hanno risposto in maniera molto diversa, ma manifestando il medesimo obiettivo: il desiderio di sfuggire alla disinformazione. Si sottolinea che in questo caso il target esaminato è composto da studenti di comunicazione, e quindi, non rappresentativi, almeno in parte, dell’intera nuova generazione.

Interessante il commento di A, che ha dichiarato di aver cominciato a leggere le prime pagine di testate estere come Le Monde per la Francia e il The Guardian per il Regno Unito. Giornali che hanno alle spalle una storia lunga che ha donato loro anche una certa autorevolezza su fenomeni di carattere internazionale. Tuttavia, emerge una notevole diffidenza nei confronti di testate nazionali italiane, quasi a non essere ugualmente accreditate.

B, invece, ha dichiarato di aver cominciato a seguire con più insistenza le pagine di testate giornalistiche italiane sui social. Ad esempio Sky Tg 24 che ha aumentato la propria copertura su Instagram proprio a seguito della situazione bellica, per raggiungere un numero sempre più ampio di persone. Da questa esperienza si evince che i social rimangono i mezzi privilegiati di ricerca di informazioni, ma i ragazzi decidono di affidarsi comunque a profili ufficiali di giornali.

Infine, C, ha risposto con un argomento molto interessante:

“A seguito di quello che sta accadendo in Ucraina negli ultimi giorni il mio modo di informarmi è notevolmente cambiato. Faccio parte del gruppo di chi segue costantemente news in pagine social ufficiali, ma nelle ultime settimane foto e video dei bombardamenti e case distrutte erano un po’ ovunque. Quindi, ho deciso di cominciare a seguire i profili Instagram di giornalisti reporter che si sono recati proprio sul posto. Ad esempio Cecilia Sala de Il Foglio e Valerio Nicolosi di Micromega. Mi informavo direttamente attraverso le loro storie e i podcast improvvisati. Ho pensato che fosse l’unico modo diretto per avere notizie in tempo reale e sfuggire alle fake news“.

Ancora una volta i social sono in pole position, così come la credibilità di alcune testate e personalità. Tra i giovani c’è tanta voglia di tenersi aggiornati e non rimanere indietro. Al contempo, però, la selezione è difficile e ognuno cerca i canali che possano essere i più consoni per il tipo di contenuto che si vuole fruire. Facebook per esempio è diventato un social poco utilizzato dalla nuova generazione proprio per la costante diffusione di notizie false. Su Instagram e Twitter, invece, se si seguono i profili giusti si possono contenere.

 

 

Giulia Grasso