Qual è la cosa più importante per gli aspiranti scrittori?
Creare una routine? Avere una grande idea su cui valga la pena scrivere? Oppure il classico “leggere, leggere sempre e tanto”? Tutte cose sacrosante, ma per una volta sono delle etichette a venire in aiuto al povero romanziere emergente!
In Italia non se ne parla tanto, ma oltreoceano il dibattito è aperto. La cosa più importante è stabilire il metodo: sei uno scrittore pantser o uno scrittore plotter? Vediamo cosa significa.
Il plotter
Plotter deriva dal termine “plot”, trama. Lo scrittore plotter programma tutta la trama e il contenuto del suo romanzo, dall’inizio alla fine, prima ancora di mettersi a scrivere. Fa schemi, specchietti riassuntivi delle caratteristiche dei personaggi e del loro passato, crea mappe delle ambientazioni. Può essere più o meno meticoloso in quello che fa, ma parte con uno scheletro ben preciso della storia.
John Grisham è a tutti gli effetti un plotter molto scrupoloso: «più tempo spendo a programmare la trama, più facile sarà scrivere il libro».
Un’altra famosa scrittrice plotter è J.K. Rowling. L’autrice di Harry Potter sostiene di non creare a tavolino delle trame molto particolareggiate, e che preferisce riempire i “buchi” man mano che scrive. Eppure i suoi appunti su Harry Potter e l’Ordine della Fenice sono abbastanza dettagliati da far arretrare qualunque pantser!
Il pantser
Lo scrittore pantser, al contrario, ha un approccio istintivo alla scrittura. Parte con una vaga idea nella mente e la sviluppa man mano che scrive. Il termine ha un’origine meno prosaica e intuitiva: deriva dal modo di dire “fly by the seat of your pants”, “fare qualcosa di difficoltoso senza la necessaria esperienza”. Sembra spaventoso e anche un tantino offensivo, vero?
E se vi dicessi che scrittori famosi e amatissimi sono degli orgogliosi pantser? Non ho bisogno di presentarvi Stephen King, George R.R. Martin e Margaret Atwood.
Margaret Atwood si racconta: «quando scrivo un romanzo, ciò che mi viene in mente è per prima cosa un’immagine, una scena, una battuta di dialogo. Qualcosa di molto piccolo».
George R.R. Martin parafrasa plotter e pantser usando i termini “architetto” e “giardiniere”, riconoscendosi in quest’ultima categoria «gli architetti pianificano tutto in anticipo, i giardinieri scavano una buca, piantano un seme e lo fanno crescere».
Stephen King esprime opinioni che sono in totale contrasto con quelle di John Grisham: «delineare una trama è l’ultima risorsa per un brutto romanzo». Nel suo libro On Writing spiega che lui non programma mai gli avvenimenti dei suoi libri, perché se lo facesse poi si annoierebbe a scrivere. Inoltre suggerisce che pianificare a tavolino può togliere umanità ai personaggi, facendoli comportare come burattini in balia della trama.
Meglio pantser o plotter?
Ora capiamo perché è così importante sapere cosa sono i pantser e i plotter! Scrittori famosi e autorevoli affermano che il loro metodo è quello “giusto”, senza tenere conto dell’altro approccio; il povero aspirante scrittore brancola nel buio! Devo programmare? Non devo programmare? Perché non riesco a essere spontaneo? Perché quando scrivo con una “scaletta” mi annoio?
Certo è sorprendente scoprire che un mondo sconfinato come quello de Le cronache del ghiaccio e del fuoco sia stato scritto senza una gran pianificazione alle spalle. Del resto si vocifera che anche l’immortale J.R.R. Tolkien fosse un pantser.
Lo scrittore plotter può scrivere solo dopo un’attenta programmazione, lo scrittore pantser deve seguire l’istinto. La polemica non ha ragione di esistere: non c’è un metodo “giusto”, bisogna seguire la propria natura e trovare la propria strada.
Tanti scrittori famosi e romanzi che hanno fatto la storia, eppure metodi così differenti. L’importante è che lo scrittore faccia quello che sa fare meglio, scrivere! Così noi lettori potremo aprirci a nuovi mondi, vivere altre vite ed emozionarci grazie alle loro parole.
E voi? Vi siete mai accorti della differenza fra i romanzi di King e quelli di Grisham? Leggerete Harry Potter e Il racconto dell’ancella con occhi diversi?