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Fra programmazione e spontaneità: scrittori pantser e scrittori plotter!

Qual è la cosa più importante per gli aspiranti scrittori?

Creare una routine? Avere una grande idea su cui valga la pena scrivere? Oppure il classico “leggere, leggere sempre e tanto”? Tutte cose sacrosante, ma per una volta sono delle etichette a venire in aiuto al povero romanziere emergente!

In Italia non se ne parla tanto, ma oltreoceano il dibattito è aperto. La cosa più importante è stabilire il metodo: sei uno scrittore pantser o uno scrittore plotter? Vediamo cosa significa.

Il plotter

Plotter deriva dal termine “plot”, trama. Lo scrittore plotter programma tutta la trama e il contenuto del suo romanzo, dall’inizio alla fine, prima ancora di mettersi a scrivere. Fa schemi, specchietti riassuntivi delle caratteristiche dei personaggi e del loro passato, crea mappe delle ambientazioni. Può essere più o meno meticoloso in quello che fa, ma parte con uno scheletro ben preciso della storia.

John Grisham è a tutti gli effetti un plotter molto scrupoloso: «più tempo spendo a programmare la trama, più facile sarà scrivere il libro».

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Foto di Carol Harrison, fonte Wikimedia Commons

Un’altra famosa scrittrice plotter è J.K. Rowling. L’autrice di Harry Potter sostiene di non creare a tavolino delle trame molto particolareggiate, e che preferisce riempire i “buchi” man mano che scrive. Eppure i suoi appunti su Harry Potter e l’Ordine della Fenice sono abbastanza dettagliati da far arretrare qualunque pantser!

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Il pantser

Lo scrittore pantser, al contrario, ha un approccio istintivo alla scrittura. Parte con una vaga idea nella mente e la sviluppa man mano che scrive. Il termine ha un’origine meno prosaica e intuitiva: deriva dal modo di dire “fly by the seat of your pants”, “fare qualcosa di difficoltoso senza la necessaria esperienza”. Sembra spaventoso e anche un tantino offensivo, vero?

E se vi dicessi che scrittori famosi e amatissimi sono degli orgogliosi pantser? Non ho bisogno di presentarvi Stephen King, George R.R. Martin e Margaret Atwood.

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Margaret Atwood si racconta: «quando scrivo un romanzo, ciò che mi viene in mente è per prima cosa un’immagine, una scena, una battuta di dialogo. Qualcosa di molto piccolo».

George R.R. Martin parafrasa plotter e pantser usando i termini “architetto” e “giardiniere”, riconoscendosi in quest’ultima categoria «gli architetti pianificano tutto in anticipo, i giardinieri scavano una buca, piantano un seme e lo fanno crescere».

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Stephen King esprime opinioni che sono in totale contrasto con quelle di John Grisham: «delineare una trama è l’ultima risorsa per un brutto romanzo». Nel suo libro On Writing spiega che lui non programma mai gli avvenimenti dei suoi libri, perché se lo facesse poi si annoierebbe a scrivere. Inoltre suggerisce che pianificare a tavolino può togliere umanità ai personaggi, facendoli comportare come burattini in balia della trama.

Meglio pantser o plotter?

Ora capiamo perché è così importante sapere cosa sono i pantser e i plotter! Scrittori famosi e autorevoli affermano che il loro metodo è quello “giusto”, senza tenere conto dell’altro approccio; il povero aspirante scrittore brancola nel buio! Devo programmare? Non devo programmare? Perché non riesco a essere spontaneo? Perché quando scrivo con una “scaletta” mi annoio?

Certo è sorprendente scoprire che un mondo sconfinato come quello de Le cronache del ghiaccio e del fuoco sia stato scritto senza una gran pianificazione alle spalle. Del resto si vocifera che anche l’immortale J.R.R. Tolkien fosse un pantser.

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George R. R. Martin – Fonte: Wikimedia Commons

Lo scrittore plotter può scrivere solo dopo un’attenta programmazione, lo scrittore pantser deve seguire l’istinto. La polemica non ha ragione di esistere: non c’è un metodo “giusto”, bisogna seguire la propria natura e trovare la propria strada.

Tanti scrittori famosi e romanzi che hanno fatto la storia, eppure metodi così differenti. L’importante è che lo scrittore faccia quello che sa fare meglio, scrivere! Così noi lettori potremo aprirci a nuovi mondi, vivere altre vite ed emozionarci grazie alle loro parole.

E voi? Vi siete mai accorti della differenza fra i romanzi di King e quelli di Grisham? Leggerete Harry Potter e Il racconto dell’ancella con occhi diversi?

Giulia Taccori