@Eleni Kalorkoti- The New Yorker

Festa della donna: la mimosa e le caramelle al limone non le vogliamo!

Anno 2019. Otto Marzo. Festa internazionale della donna. Umanità riuscirai a stupirmi?

È la domanda, è il grido, è la speranza di tante donne come me che ogni trecentosessantacinque giorni sentono sempre i soliti discorsi, con frasi fatte, con confronti ipocriti e pseudo scevri da pregiudizi. Trecentosessantacinque giorni dopo, però, ci accorgiamo io e le altre donne che nulla è cambiato: siamo state oggetto di facili parole di circostanza ma nel quotidiano siamo considerate costantemente il sesso debole, quelle con lo stipendio inferiore perché nate donne, quelle che guidano male, quelle che se non sei bella vali meno e quelle che se sei ancora single a 35 anni hai dei problemi.

Bene! Io e le altre donne sappiamo a memoria tutte le favolette annuali che ci raccontate con un lieto fine solo tra le nuvole. Siamo stanche di questa pari opportunità che sventolate solo quando si tratta di pagare il conto al termine di una cena o quando si deve portare fuori il cane.

Voglio dire: è abbastanza palese che non si possa parlare di pari opportunità perché noi donne siamo nate da subito con una marcia in più ma in un mondo con una forte impronta maschilista.

La stessa forte impronta maschilista che spesso ostacola i tanti progressi che sono stati fatti nel riconoscere i diritti alle donne. Gli ostacoli, ancora oggi, per le donno sono in qualunque ambito della vita. Parlo di limiti sul posto di lavoro anche quando si è in stato interessante, parlo di violenze sessuali od omicidi derivati da rapporti malati in cui la donna è considerata solo un oggetto da possedere, parlo di ruoli dirigenziali che non vengono quasi mai dati ad una donna e parlo di potere politico che ad una donna viene solo fatto desiderare.

Per carità, oggi votiamo, lavoriamo, abbiamo indipendenza economica, non siamo costrette a sposarci per emanciparci, ma è pur sempre una libertà, una parità apparente perché, nei fatti, siamo sempre relegate come seconda scelta. Almeno in Italia.

Le numerose battaglie a favore delle donne come il Me Too e simili hanno sì offerto una nuova prospettiva di visione del ruolo della donna e quanto ancora si deve e si possa fare, ma è pur vero che non basta mai e ce ne accorgiamo più che mai per la Festa della donna.

Per questa giornata, infatti, gli unici modi che si trovano per festeggiare sono sempre i soliti: mimosa – che fa pure un cattivo odore ed è il fiore meno attraente che esista in natura – o la torta mimosa, cena tra donne e festa in discoteca con annesso spogliarellista al quale sganciare qualche banconota per il gusto di fargli togliere la camicia. Per ultimo, a delegittimare e desacralizzare questa giornata così importante si è aggiunta pure Trenitalia che si è inventata di regalare caramelle al limone  e non mimose a coloro le quali prenderanno il Frecciarosa l’otto marzo. Tutto molto interessante, sì, ma è evidente che contrasta con il senso di questa giornata, con l’essenza del perché è stata istituita.

Vorrei che le bambine e le adolescenti di oggi che saranno donne domani sappiano che nascere donna è una fortuna e un privilegio perché si ha già a priori un universo pieno di infinite capacità, perché essere donna nella definizione più autentica ossia colei che è il contrario dell’uomo significa avere abbastanza forza per farsi valere nel mondo come professionista in gamba, moglie poliedrica e madre esemplare.

È il 2019! Per una volta, diciamo no alle mimose e sciocchezze simili. Usciamo e manifestiamo non solo quanto valiamo ma soprattuto che abbiamo ancora tanto da conquistare.

Io ci credo. Fatelo anche voi! Buona festa delle donne!

Sandy Sciuto