Fonte: The Italian Times

Donald Trump dalla censura al social della verità: nasce The Truth Social (ed i relativi problemi)

Chi avrebbe mai detto che nel 21° secolo la tanto auspicata libertà di pensiero avrebbe causato tanti problemi se connessa al mondo dei social. In effetti, ci sono due modi di vedere i nuovi media. Dal punto di vista meramente tecnologico, questi strumenti rappresentano delle innovazioni geniali. Dal punto di vista sociale, l’innovazione si mischia con le infinite opportunità di contatto create dai social network. Fonti di aggregatori di persone, contenuti, notizie e post di cui tutti possono esserne gli autori. Ma si può davvero scrivere tutto ciò che si vuole? All’infinita libertà di espressione concessa dai social, esistono  regole e policy da rispettare. Tra queste, la sospensione dell’account o il ban per chiunque inciti attraverso il proprio profilo alla violenza.

Quel “chiunque”, durante i primi giorni di gennaio di quest’anno è stato proprio Donald Trump. Il presidente uscente degli Stati Uniti è stato sospeso definitivamente da Twitter e poi da Facebook alla luce del sostegno e l’incitazione via social ai fatti noti di Capitol Hill.

“Fermeremo il furto di voti” uno degli slogan lanciati dal 45º presidente degli Stati Uniti d’America che ha acceso ancora di più l’iniziativa dei suoi sostenitori. Repubblicani in rivolta diventati veri e propri fanatici da fermare a tutti i costi. Il loro leader, però, nonostante i danni che stavano causando non ha posto rimedio. Dal suo ufficio, attraverso l’utilizzo dei suoi seguitissimi profili social non faceva altro che mettere legna sul fuoco.

Da qui la decisione delle più grande piattaforme mondiali di media di bloccare (e bannare) Donald Trump. Da qui la decisione di questo di crearsi, allora, un proprio social. Oggi, quella che sembrava l’idea istintiva di un uomo che si è visto d’improvviso bloccato davanti a sé l’intero universo dei social network, ha preso forma.

Truth Social, letteralmente il “social della verità”,sarà lanciato provvisoriamente in una forma embrionale nei prossimi mesi e sta già suscitando molto scalpore.

Quando si parla di Donald Trump lo scandalo sembra essere sempre dietro l’angolo, e non è da meno la situazione in cui si trova la creazione del primo social network frutto di una simile forza politica. Tuttavia, prima di approfondire tali dinamiche è necessario fare un piccolo passo indietro. Bisogna tornare alle radici di questa personale iniziativa ed esaminare alcune discussioni nate a riguardo.

Quando Twitter per primo, seguito poi da Facebook e Youtube, hanno deciso di bannare definitivamente gli account di Trump, la sfera pubblica ha preso due direzioni.

Come di consueto vi era chi si trovava in pieno accordo con i grandi magnati dell’Internet. L’incitazione di Trump era pericolosa e avrebbe continuato a fare dei danni se non si fosse fermato in tempo. Dall’altro presupposto, se ci si ferma a pensare al poter immediato ed immenso che le piattaforme hanno avuto in quel contesto, l’aspetto si fa abbastanza delicato e a tratti molto interessante.

La stessa, ormai ex cancelliera, Angela Merkel aveva ritenuto problematica la modalità in cui l’account Twitter di Donald Trump fosse stato completamente bloccato. Trump, da un certo punto di vista era un uomo a cui con un pulsante era stata negata la libertà di espressione. Solo che bisogna contestualizzare che non si tratta di un semplice cittadino, bensì del presidente uscente degli U.S.A.. Presidente che continuava (e continua ancora oggi, da normale cittadino) a parlare di brogli elettorali. Un presidente che ha considerato l’assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori legittimo per “salvare l’America”. La sua arma politica erano i “tweet” che in maniera diretta, concisa e lineare davano informazioni pericolose che avrebbero potuto causare una “Capitol Hill parte seconda”.

Vero è che la potenza messa in moto dai social fa riflettere sul come sembra davvero di navigare virtualmente in un contesto totalmente libero.

Tuttavia, tale libertà tanto ostentata è solo apparente, poiché, chiunque potrebbe risentire di questa forma di censura. Ed è paradossale che si parli proprio di ciò in un contesto – come lo è quello dei social network – nato per essere totalmente democratico.

Il contesto in cui  Zuckerberg & co. hanno preso questa scelta, però, sembrava non lasciare equivoci: era un’operazione da compiere giacché la loro policy era stata violata. Trump, al contrario, non si è abbattuto più di tanto e ha deciso subito di rilanciare con un nuovo social. L’attesa sembra essere quasi finita, ma i problemi come sempre non mancano.

Lo scorso 21 ottobre aveva avuto dei balzi in borsa stellari fino al 400% – si legge da La Stampa.it – ma le sorprese non sono finite qui. Infatti, pare che il codice sorgente di Truth sia stato copiato dalla piattaforma tedesca Mastodon. Dal sito di questa si legge:

“Mastodon è una grande rete libera, open-source e decentralizzata di proprietà della comunità, priva di algoritmi e pubblicità, il cui obiettivo è rimettere il social networking nelle mani degli utenti”

Il che significa che c’è libertà assoluta nell’utilizzo dei loro software, questi, come sopra riportato, sono messi nelle mani di tutti. Ma, è necessario che la fonte venga citata cosa che Truth non avrebbe fatto. Si avverte, dunque, aria della prima causa legale per violazione dalla licenza d’uso del nuovo imprenditore del social: Donald Trump.

A prescindere dalle precedenti discussioni che si ritiene non saranno le ultime, cosa si sa di Truth?

Nato per “fare fronte alla tirannia delle grandi aziende tecnologiche”, Truth fa parte di Trump Media and Technology Group e verosimilmente sarà distribuito negli U.S.A. ad inizio 2022. É, però, già disponibile nella riserva di App Store di Apple una sua versione beta. C’è chi, a questo proposito, è riuscito ad entrare nella piattaforma notando delle regole di utilizzo al quanto insolite. Da milanoevents.it si riporta, ad esempio, il diritto di vietare gli utenti e salvaguardarsi da azioni legali o, ancora, il divieto dell’uso eccessivo delle lettere maiuscole”. Scrive il Washington Post:

“Il sito assomiglia quasi interamente a un clone di Twitter. Un utente può pubblicare Truth, che sono come tweet, o Re-Truth, che sono retweet. C’è anche un feed di notizie, chiamato Truth Feed, un sistema di notifica in modo che gli utenti possano sapere chi interagisce con le loro verità”.

Dello slogan “non ci arrenderemo mai” l’ex presidente degli U.S.A. ne ha fatto proprio un suo stile di vita. Pur non accettando ancora i risultati delle elezioni che hanno portato alla Casa Bianca Joe Biden, per forza di cose si è dovuto adattare rilanciando, tra l’altro, una probabile candidatura nel 2024.

La campagna elettorale è una strategia americana fondamentale e deve essere studiata nei minimi dettagli. Donald Trump e il suo team cominciano due anni prima da “Follow the Truth”, in italiano “segui la verità”, una maniera abbastanza ambigua per convincere un pubblico ampio di utenti a scaricare una nuova piattaforma di cui forse non si aveva neanche bisogno. Lo stesso Trump ha dichiarato che non si tratta di una semplice mossa politica, ma di un tentativo di salvare il paese da una menzogna, che purtroppo per lui, è frutto della democrazia americana.

Giulia Grasso