Non fatevi stare idee. Non è stato certo per la brutalità di questo tipo di caccia a questi giganti del mare che l’Islanda a deciso, dal 2024, di fermare la caccia di balenottere e balenottere minori nei suoi mari. Almeno non è stato il motivo principale a spingere il governo islandese a decretare finalmente una fine a questo supplizio.
Un “problema” economico
La vera “spinta”, se così vogliamo definirla, infatti, è del tutto legata al vile denaro. Ad oggi, questa attività di caccia (che per secoli è stato pilastro fondamentale per la sopravvivenza del popolo islandese) non rende più. Svandís Svavarsdóttir, ministra islandese per la Pesca, del partito dei Verdi, ha dichiarato che «Ci sono ormai poche giustificazioni per autorizzare la caccia alle balene oltre il 2023», sul quotidiano Morgunsbladid.
Zone di interdizione
Già dal 2006 sono state individuate zone di interdizione alla pesca che, pian piano negli anni sono state sempre più ampliate.
Le baleniere devono navigare lontane dalle coste ed, ad oggi, possono cacciare, all’anno, fino a 219 balenottere e 217 balenottere minori.
Le società che gestiscono questo tipo di pesca, si sono sempre più lamentate, con il passare del tempo, del distanziamento imposto dalle autorità islandesi. La pandemia di Covid-19 ha poi dato il colpo di grazia a questo tipo di attività ed in tutto il 2021 un solo esemplare è stato cacciato.
Giappone e Norvegia
Dopo il 2024, questi cetacei dovranno temere solo le baleniere giapponesi e norvegesi. Le stime riportano che, dal 1986 in poi (insieme ovviamente alle baleniere islandesi, ed in barba ad ogni tipo di moratoria), sono stati uccisi 40.000 esemplari di balene. Per fortuna in Giappone, negli ultimi anni, il consumo di carne di balena è drasticamente diminuiti, portando ad un’offerta troppo alta rispetto all’effettiva richiesta del mercato. Ma è piuttosto difficile pensare i giapponesi si fermeranno e smetteranno di cacciare questi giganti del mare. E’ pressochè certo che le baleniere norvegesi e giapponesi hanno sempre ucciso più esemplari di quanti fosse consentito. Spesso hanno dichiarato di farlo per “fini scientifici”, innescando in mare continue battaglie con le barche e gli attivisti di Green Peace che cercano di salvare questi animali da un triste destino.