divorzio di velluto
da Heraldo

Divorzio di velluto: fra Praga e Bratislava, fra passato e presente

Divorzio di velluto, di Jana Karšaiová, è uno dei romanzi finalisti del Premio Strega 2022. Una narrazione delicata, che si svolge fra Praga e Bratislava, fra Verona e Bologna, fino agli Stati Uniti. Divorzio di velluto è quello che ha diviso la Cecoslovacchia nell’89, divorzio di velluto è la separazione consensuale fra la protagonista e il marito, Eugen. Ma non tutti i distacchi sono così “vellutati”…

divorzio di velluto

Katarìna

Katarìna giunge a Bratislava per festeggiare il Natale con la famiglia. Eugen, suo marito, non è con lei. L’atmosfera, a casa dei suoi genitori, è tesa. Un padre gentile ma di volontà debole, dipendente dall’alcol e dal pugno di ferro della moglie; una madre fervente religiosa, piena di aspettative e pretese riguardo la vita matrimoniale della figlia. Una sola, perché Dora, la maggiore, è andata via di casa molti anni prima. Una ragazza ribelle, che non si curava di litigare anche violentemente con la madre: è partita per l’America, e da allora Katarìna la sente solo via e-mail. La madre, della sua primogenita, non vuole nemmeno parlare. Mentre è col padre a fare la spesa, Katarìna incontra Viera, la sua migliore amica dell’università, con cui si è persa di vista quando è andata a studiare a Verona.

divorzio di velluto
da Wikimedia Commons

Viera

Qui la narrazione si biforca: da un lato il matrimonio a rotoli di Katarìna, il marito che se n’è andato di casa e sembra frequentare un’altra. Dall’altra, Viera che, anche per amore della sua insegnante d’italiano, affronta l’università in un Paese straniero. Ma la sua insegnante ha già una vita in Italia, e lei rimane sola, in un Paese che non conosce.

Se camminavo per strada con mio padre, diventavo ceca, se era mia madre a tenermi per mano, ero slovacca, almeno per il mondo attorno a noi. La lingua ti etichetta subito. Non voglio più sembrare una straniera.

da Wikimedia Commons

Divorzio di velluto, rivoluzione di velluto

Questo breve romanzo si riavvolge di continuo attorno al passato delle protagoniste: l’incontro con Eugen e il matrimonio, Viera alle prese con la sua nuova vita in Italia e il gap linguistico. Ma soprattutto, la distorsione fra il presente e il passato. L’infanzia in Cecoslovacchia, gli intrighi politici, la rivoluzione di velluto che ha causato la separazione dei due Paesi. L’Unione Sovietica e le privazioni, la modernità in ritardo e l’influenza americana. Katarìna si muove fra due mondi, domandandosi cosa ne penserebbe, Dora, di questa nuova Bratislava con le scritte in inglese dappertutto.

divorzio di velluto
da Latitudinex

E infine in Italia

Non bisogna pensare, però, che Divorzio di velluto non sia un romanzo anche italiano. L’amore per l’Italia traspare in ogni riga: Viera che studia a Verona e si scontra con una lingua che ha sempre amato, ma che non padroneggia ancora alla perfezione. Il balcone di Giulietta, piazza Bra e l’Arena. Ma anche Bologna, dove Viera e Katarìna andranno a festeggiare Capodanno: la musica dal vivo, i tortellini in brodo e le lasagne, la simpatia dei turisti pugliesi a cui si aggregheranno. Non è un’Italia vissuta dal “dentro”, è un’Italia vista con occhi nuovi, gli occhi di chi la ama ma che si sente anche respinto, eppure continua ad amare.

da Città di Verona

Conclusione

Divorzio di velluto è un buon romanzo, che intrattiene. Pecca solo di brevità. L’uso del passato prossimo, come tempo verbale, risulta un po’ strano al lettore. Una scelta stravagante. La gestione del ritmo è buona, e il lettore non si sente molto confuso dai continui rimandi al passato e al presente. I personaggi interessanti sono tanti, soprattutto la misteriosa Dora, ma anche Eugen. Il lettore è portato a desiderare di sapere un po’ di più su di loro.

Giulia Taccori