Disparità salariale: una conquista mancata che intacca tutti

Anni, decenni, secoli di lotta femminista contro la disparità di genere che dinanzi a certi numeri, sembrano davvero essere state buttati al vento. I numeri di cui si parla non fanno riferimento alle date storiche che hanno cambiato letteralmente la vita delle donne. Si pensi al 1971 anno in cui  Olympe de Gouges – sostenitrice dell’emancipazione femminile – propose la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Era davvero l’inizio di tutto. O ancora a quel 2 giugno 1946, facendo un salto in avanti – la cui commemorazione è trascorsa da qualche giorno – quando per la prima volta le donne si recarono alle urne per partecipare a delle elezioni politiche. Tante le conquiste ottenute da allora, ma continua ad esisterne una, insita in qualsiasi settore lavorativo, che rende quasi vano il sudore delle donne del passato. Si tratta della cosiddetta disparità salariale tra uomini e donne.

I numeri di cui all’inizio, fanno riferimento alla differenza di salario percepito da una donna, che ancora nel 2021 risulta essere inferiore rispetto a quello dell’uomo.

In tale contesto è bene sottolineare che a discapito di ciò che si pensava, la crisi sanitaria favorendo lo smart-working, ha contribuito ad accentuare il gender gap. Quello che sembrava essere un sistema di lavoro più flessibile ed inclusivo è sfociato in ben altro, soprattutto perché le ore di lavoro (per l’azienda e per la famiglia) si sono moltiplicate.

Si potrebbe quasi sostenere che il 2020 è stato davvero un anno di sconfitta nei confronti delle donne. Un anno in cui fare carriera non è stato possibile. Tra l’altro ci sono stati, purtroppo, pochissimi passi in avanti da parte dei datori di lavoro, che quasi in alcun modo hanno contribuito a sanare quel gap, di cui si parla da troppo tempo.

Qualcosa, però, in Italia si sta smuovendo. La Regione Lazio è la prima regione italiana in cui la parità salariale è legge.

Sono stati stanziati più di 7 milioni di euro per porre fine alle discriminazioni sul lavoro, e soprattutto per garantire maggiore tutela in quest’ambito alle donne. Eleonora Mattia, presidentessa della IX Commissione lavoro e pari opportunità in Consiglio Regionale del Lazio, ha così commentato la legge:

una bella pagina per il Lazio e per l’Italia, ma soprattutto per le nostre comunità e le tante donne che hanno dovuto fare un passo indietro, nel lavoro e non.

Che possa essere, allora, davvero l’inizio di tanti, tantissimi passi in avanti a riguardo in Italia e nel mondo.

Si tratta sicuramente di una conquista storica importante, poiché tutti in fin dei conti sognano di vivere in una regione che sappia occuparsi della disparità di genere in quanto priorità. Ecco lo scopo è proprio questo: che si capisca che non può essere più considerato un problema da rimandare all’infinito.

Si deve agire ora, e le donne questa volta hanno bisogno di un altro tipo di supporto. Infatti, oggi più che mai affinché si possa realizzare il sogno di “un mondo migliore” (e più equo) è fondamentale che anche gli uomini inizino a comprendere che la disparità salariale non è un fenomeno che intacca solo le donne. Tutti devono fare la propria parte.

Nell’universo Hollywoodiano questo è un tema all’ordine del giorno, ma a poco a poco le coscienze si stanno davvero smuovendo.

Dopo la nascita del movimento Me Too – movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne – a partire dal 2017 a seguito del caso Harvey Weinstein, tante personalità di Hollywood hanno deciso di non restare più in silenzio.

Il settore dello spettacolo è anch’esso un ambito fortemente caratterizzato dalla disparità di genere.  Motivo per cui, molte volte persone intrinsecamente maschiliste decidono di approfittare della voglia e passione delle attrici per finalità assolutamente meschine.

Tuttavia, è bene che si sappia che così come la molestia sessuale, la disparità salariale è un altro modo, seppur meno diretto, di evidenziare il forte sessismo degli uomini nei confronti delle donne. Ecco che la cosa migliore da fare, in tale contesto, sarebbe semplicemente dissociarsi da un sistema che non tutela in alcun modo il lavoro della donna.

A prendere una posizione ben definita a riguardo vi è Benedict Cumberbatch. Il famoso Sherlock Holmes britannico, che un po’ sotto forma di protesta e un po’ di “ricatto” ha dichiarato in un’intervista a Radio Times di voler partecipare solo a quei film che abbiano ben chiaro cosa significhi davvero “parità salariale”.

Ma perché è così importante che ciò diventi una prassi?

Semplicemente perché purtroppo le attrici, così come in altre professioni, pur avendo un ruolo centrale o addirittura superiore a quello dell’uomo, vengono ancora economicamente discriminate. Un fenomeno che dal 1980 circa non ha fatto sconti a nessuno. La domanda è, però, rivolta a tutte le persone. Vogliamo che nel 2021 si continui a ragionare in questo modo? É ora che le cosi cambino!

Ecco alcuni attori e attrici a confronto per rendere meglio il concetto (fonte Corriere della Sera).

Tutti i soldi del mondo, 2017: protagonista uomo Mark Wahlberg pagato 5 milioni di dollari; protagonista donna  Michelle Williams, cachet di 625 mila dollari. Il primo, per dissociarsi, ha poi deciso di donare l’intera somma a “Time’s Up”, organizzazione a difesa delle vittime di molestie sessuali.

Nella storia della corona reale britannica non si è mai vista la Regina Elisabetta camminare un passo indietro al principe Filippo. Eppure l’attrice Claire Foy, in The Crown, pur interpretando il ruolo della regina, ha ricevuto un cachet minore rispetto a Matt Smith, che nella serie è il principe Filippo. Anche questa volta l’attore maschile si è speso a favore della collega.

E se interpretare una delle donne più importanti al mondo e ricevere uno stipendio inferiore non vi ha scioccato, allora spingiamo oltre. Come avreste reagito se oltre ad essere protagonisti di una serie, quest’ultima si chiamasse proprio come il vostro personaggio ed economicamente non foste stati valorizzati abbastanza?

Ellen Pompeo non l’ha presa proprio bene quando nel 2017 ha chiesto una retribuzione maggiore rispetto al collega Patrick Dempsey ed ha ricevuto un “no” come risposta. La nostra Meredith Grey in Grey’s Anatomy avrebbe voluto solo 5 mila dollari in più rispetto al suo compenso, essendo la protagonista. Purtroppo, il gap si è fatto evidente anche in tale contesto.

La parità salariale non vuol dire voler ricevere un compenso superiore a quello degli uomini in quanto donne.

Il suo significato si riferisce al voler essere retribuite giustamente per il lavoro svolto, indipendentemente dal genere. Vuol dire essere ricompensati per le proprie competenze, per la professionalità dimostrata, per i risultati raggiunti. Equità non differenza. L’obiettivo è raggiungere la parità, quel concetto che dovrebbe essere alla base della meritocrazia.

Il femminismo, quello sano, auspica ad un domani in cui i media possano davvero smettere di urlare a gran voce “Prima donna ad aver raggiunto x risultato”, perché non ci dovremmo più stupire dinanzi al fatto che anche le donne possano arrivare lontano. Gli applausi, i meriti, le ricompense dovrebbero valutare ben altre caratteristiche, non il sesso.

Tuttavia, c’è bisogno che le cose cambino e allora ti lanciamo un appello. Se anche tu, non importa se donna o uomo, hai ricevuto discriminazioni a lavoro per motivi economici, razziali o di qualsiasi altra natura contattaci. Racconteremo la tua esperienza, perché parlandone le cose possono realmente cambiare. Il momento di restare in silenzio è passato da un po’.

 

Giulia Grasso