La nascita di un figlio è un evento emozionante, indescrivibile, troppo bello ed importante per non esserci. Proprio per permettere anche ai papà di non perdere neanche un minuto dei primi giorni di vita del proprio pargolo, l’anno scorso, attraverso la Legge di Stabilità del 2016, il Governo aveva esteso il congedo di paternità a quattro giorni, di cui due facoltativi (da sottrarre però a quelli concessi alla mamma). Ebbene a distanza di 12 mesi, l’Italia fa di nuovo un passo indietro.
Nonostante l’Europa, già dal lontano 1992, chieda agli stati una maggiore partecipazione dei padri nella cura dei figli e la promulgazione di una legislazione gender neutral, con un accordo che estende la durata del congedo parentale a quattro mesi per ciascun genitore da applicare a ogni tipologia contrattuale, da quest’anno si torna di nuovo a due giorni. Sui congedi facoltativi la notizia arriva dall’Inca, il patronato della Cgil, che nelle scorse settimane ha interpellato l’Inps per capire come procedere.
“La misura non è stata prorogata”, per cui questa opportunità “si ferma ai soli figli/e nati, adottati o in affidamento nel 2016”, chiarisce l’Inps con il messaggio n.1581 del 10 aprile. Ne consegue, precisa sempre l’Inps, che il congedo facoltativo per i padri lavoratori dipendenti può essere fruito nei primi mesi del 2017 (entro il consueto termine di 5 mesi solamente per eventi parto, adozione e affidamento avvenuti nel 2016).
Il congedo facoltativo, ovvero la possibilità per i padri lavoratori dipendenti di astenersi dal lavoro per uno o due giorni, anche in maniera continuativa, purché la madre lavoratrice anticipi il rientro a lavoro, era stata introdotta in via sperimentale dalla riforma del mercato del lavoro del 2012 ed è stata prorogata per il 2016 con la legge di Stabilità a cui però non è seguito un analogo provvedimento nella legge di Bilancio di quest’anno. Il motivo non è dato saperlo, fatto sta che la sperimentazione è stata cancellata, almeno per quest’anno.
Va detto, infatti, che dal 2018 il congedo di 4 giorni dovrebbe diventare stabile, perché così prevedeva la manovra di due anni fa e il Piano nazionale di riforma allegato al Documento di economia e finanza lo ribadisce. Sempre dal 2018, poi, i giorni saranno “elevabili a 5“, sempre in sostituzione della madre.
Che sia quattro o cinque, si tratta sempre di pochi giorni, come aveva già riconosciuto il presidente dell’Inps Tito Boeri, il quale aveva proposto di estendere il congedo a 15 giorni usufruibili da tutti i papà nel primo mese di vita del figlio. Secondo Boeri, infatti, anche questo è uno dei motivi che aumenta la disparità tra uomo e donna in campo lavorativa, disparità che condanna l’Italia ad essere fanalino di coda nella classifica europea: la Danimarca ai papà assegna infatti 2 settimane, 11 giorni la Francia, 15 la Spagna, 3 + 10 facoltativi il Belgio, per non parlare poi della Norvegia che assicura ai genitori un pacchetto di ben 54 settimane, 9 per la madre, 6 per il padre e le restanti 39 che possono utilizzare entrambi i genitori.
La strada per l’Italia, dunque, è ancora lunga ma i propositi del 2018 ci fanno bene sperare. Non ci resta allora che aspettare in 2018 per una nuova puntata del congedo di paternità “ballerino”.