La Cina, la più grande nazione al mondo, non solo perche è il secondo Paese più popolato del mondo, ma soprattutto perchè è uno dei più estesi. Al suo interno infiniti ecosistemi e ambienti, grandi città, deserti, foreste e montagne impervie. Non è un caso, dunque, che sia proprio la terra di Mao ad aver costruito il ponte sul mare più lungo del mondo.
Si tratta di una struttura di 55 chilometri che connetterà Hong Kong, Macao e la città di Zhuhai, nel sud del paese. Per la sua costruzione ci sono voluti ben 9 anni e un 420mila tonnellate di acciaio, pari a circa 60 volte la quantità utilizzata per la Torre Eiffel di Parigi, in Francia. Ma la maestosità di quest’opera non finisce qui. Il ponte taglia l’estuario del Fiume delle Perle, tra Hong Kong e Macao ed è costituito anche da un tunnel sottomarino di 6-7 chilometri, la cui progettazione ha comportato non poco difficoltà strutturali.
Ancora non si hanno notizie ufficiali, ma l’infrastruttura dovrebbe entrare in funzione nel corso di questo mese. In realtà, i lavori sarebbero dovuti terminare alla fine del 2017, ma ritardi, sforamenti del budget, accuse di corruzione e la morte di alcuni operai ne hanno ritardato l’ultimazione. Naturalmente, un’opera del genere ha un costo elevatissimo. Nonostante non ci sia niente di certo, il prezzo finale del progetto, che include la costruzione di isole artificiali, strade e passaggi di frontiera si stima intorno ai 100 miliardi di yuan, pari a circa 13 miliardi di euro.
La sua costruzione, che fa parte del Piano nazionale cinese per l’urbanizzazione, annunciato nel 2014 con l’obiettivo di rendere la Cina un paese ancora più urbanizzato e far fronte al problema dell’immigrazione, ha incontrato non poche critiche e ostilità. Quello che viene messo in dubbio è la questione della sicurezza del ponte. Infatti, 19 addetti di laboratorio sono stati accusati di aver falsificato i risultati di alcuni test e uno di loro è stato condannato a dicembre. A ciò si aggiungono anche le perplessità di Hong Kong, accusa il governo di Pechino di voler utilizzare questa nuova infrastruttura per aumentare il controllo sulla città semi-autonoma.
In un Paese immenso come la Cina, con una popolazione in continua crescita e un fenomeno migratorio incoraggiato dal governo centrale, che prevede nel prossimo decennio di trasferire 250 milioni di persone nelle megalopoli del Paese, l’investimento di decine di miliardi di dollari in porgetti infrastrutturali giganteschi assume un chiaro significato. Il sogno di Mao di fare della Cina la più grande potenza del mondo no, non è ancora del tutto tramontato.