Ciao Darwin: dove trash e cultura si fondono

Ultimamente parlare di trash va di moda. Che sia la maratona notturna dei programmi di Real Time o la carrellata di gif di “Uomini e donne”, il gusto per l’orrido televisivo non ci abbandona mai (per fortuna). Tuttavia, ne siamo così sommersi al punto che ormai facciamo fatica a distinguere ciò che è trash da ciò che invece è semplicemente brutto. Perchè sì, trash non è bruttezza fine a sé stessa, e in alcuni casi può addirittura permettersi di entrare nel grande contenitore della cultura di massa. Come in “Ciao Darwin“.

Il programma di Paolo Bonolis rappresenta un baluardo della televisione italiana. Iniziato nel lontano ’98, quando la parola trash neanche esisteva, si è sviluppato per 7 stagioni, conquistando una fetta sempre più consistente di telespettatori. Il format: due squadre di casi umani diametralmente opposti (esempio: “alti” contro “bassi”) si sfidano affrontando una serie di prove. Proprio come nel processo di evoluzione di una specie, solo la squadra che avrà gli strumenti biologici migliori vincerà la competizione. Nonostante gli ascolti sempre maggiori, nel corso delle edizioni il programma è stato spesso accusato di essere un’accozzaglia di volgarità e ignoranza e, ultimamente, ha proprio conquistato l’agognato titolo di “programma trash“.

A una prima visione del programma si fa davvero fatica a non dare ragione a queste critiche: personaggi che ostentano il proprio essere ridicoli fino all’esasperazione, sfilate sensuali di corpi seminudi (ovviamente femminili), battute di dubbio gusto. Appena acceso il televisore, sembra di entrare nel degrado televisivo totale.

Tuttavia, ad uno sguardo più attento, ci si accorge che tutto questo degrado è fin troppo esagerato, fin troppo pompato per non nascondere una doppia finalità. Quella di Ciao Darwin è un’ignoranza voluta, un decadimento della dignità televisiva ricercato. Ma a che scopo?

Lo scopo è la rappresentazione del ridicolo del mondo in cui siamo immersi. Con le sue oscenità, la trasmissione non fa altro che mettere in mostra ciò che accade nella quotidianità del nostro Paese: politici che non conosocono il primo articolo della costituzione, minoranze che vengono continuamente discriminate, donne che vengono oggettivizzate per il loro corpo. In modo non convenzionale, il trash del programma ci insegna gli aspetti di una realtà che facciamo fatica a riconoscere, perchè nascosta sempre dal velo della normalizzazione. L’esasperazione dell’assurdo ci strappa una risata e al tempo stesso ci fa riconoscere ciò che normalmente non attirerebbe più di tanto la nostra attenzione.

In più, Ciao Darwin vuole insegnare ad andare oltre il concetto di “diverso“, quel diverso di cui tutti abbiamo paura.

Lo stesso Bonolis, parlando del suo programma in una diretta del “Maurizio Costanzo Show“, affermava: «Darwin aveva una volontà di fondo sottilissima: cercare di scrostare un po’ la grande menzogna che viviamo quotidianamente,dove ci  dicono che c’è da una parte il bene Bene e dall’altra il Male. Dove ci dicono che quotidianamente dobbiamo avere dei nemici, che sono quelli che sono diversi da noi. Abbiamo avuto “Bianchi” contro “Neri, “Omosessuali” contro “Eterosessuali”, perchè sono tutte persone, indipendentemente da ciò che credono e da ciò che fanno, e quando giocano insieme hai semplicemente tolto la patina della menzogna»

E’ propro questo il lavoro che fa la cultura: informarci e formarci per essere più consapevoli; in alcuni casi il superficiale, il brutto, il “trash”, ci può essere maestro più di un libro.

Monica Valentini