Billboard Italia compie un anno all’insegna della qualità e dell’ambizione

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e Billboard Italia lo sa bene; è passato ormai un anno dall’ufficiale acquisizione della licenza del celebre magazine famoso in tutto il mondo.

Billboard Italia nasce dalla consapevolezza degli editori americani di dover ampliare il mercato in Europa.
A farne da beneficiario il panorama musicale della nostra nazione, ritenuta fin da subito terreno fertile per avviare un progetto del tutto nuovo e primo in Europa, una scommessa che fin da subito ha portato esiti positivi e novità interessanti.

Una linea imprenditoriale ed editoriale giovane, controcorrente e ambiziosa quella di Billboard Italia che grazie ad Andrea Minoia, editore del gruppo, e il Managing Director Filippo Madella, sta dando i suoi frutti.

Una realtà musicale a 360 gradi raccontata, oltre che nella versione digital e cartacea, anche con un’impronta audiovisiva del tutto meritevole di nota che molto risente di format televisivi odierni.
L’attenzione alla qualità del contenuto (vero protagonista) e al rapporto col pubblico sono quantomai necessari in una realtà editoriale come quella contemporanea e in questo Billboard Italia è già padrona, grazie ad una precisa mission e ad un chiaro e mirato obiettivo: diventare il punto di riferimento musicale in Italia.

Noi di SocialUp abbiamo avuto il piacere di partecipare al primo compleanno di Billboard Italia nella suggestiva cornice del BASE di Milano dove tra i numerosi e vari ospiti che si sono esibiti, tra cui Emma Marrone, Ghemon, Francesco Sarcina e Le Vibrazioni, Gioli & Assia (già da questa Line up possibile evidenziare la necessità di Billboard Italia di voler trovare un pubblico trasversale, dai ragazzini ad un range più adulto) abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere proprio con il dinamico, determinato e giovane Managing Director Filippo Madella. Ecco come è andata.

Billboard Italia è una vera novità nel panorama editoriale italiano ed europeo; da dove è nata l’idea di prendere la licenza di Billboard USA?

Lo spunto è nato un po’ per caso. Io non posso certo prendermi i meriti di aver portato la licenza in Italia perché sono stato chiamato a gestire l’azienda quando tutto era già stato avviato. Io ho lavorato per molti anni in MTV e già sei, sette anni fa si parlava dell’arrivo di questo brand che è l’eminenza nella musica, e forse fino ad oggi non era riuscito a trovare la dimensione giusta e la realtà che potesse permettergli di esprimere al meglio il proprio potenziale. Andrea Minoia l’editore di Billboard Italia, che in realtà è un programmatore, quindi facente parte di una realtà digitale, per una serie di incastri ha conosciuto delle persone e da lì è nata cosa, ci si incontra, si parla e Billboard America ha deciso che la realtà giusta alla quale concedere questa licenza per prima nel mercato europeo fosse l’Italia con Parcle Group. È stato creato così Billboard Italia e poi sono stato chiamato a creare un progetto editoriale e una strategia editoriale sull’arrivo di questa licenza.

In cosa differite dalla versione americana di Billboard?

C è molta differenza da quello americano perché credo che ogni Paese ha il proprio pubblico e la propria cultura ed è sbagliato per me andare a copiare e incollare ciò che c’è fuori. Bisogna prendere spunto e poi tradurlo in base al proprio contesto. Io ho portato avanti questa cosa da subito e ho voluto creare un linguaggio che fosse nostro; arrivando da format televisivi importanti (xfactor, ‘s got talent), l’idea era ed è di creare format originali e andare a lavorare su un mercato che sia quello digitale con ambizioni televisive dove il magazine é uno dei pillar. In America è tutto molto diverso, il giornale poi è mensile da noi settimanale. Da loro B2B, da noi intrattenimento. Una scelta quella di uscire settimanalmente avvenuta per due motivi: primo non nascondiamoci dietro un dito ma in Italia oggi come oggi fare un settimanale è quasi un suicidio, o hai le spalle stracoperte oppure è complessissimo dal punto di vista e economico e dal punto di vista di business è veramente inaffrontabile. Secondo, se tu vuoi entrare in un mercato, creando una piattaforma nuova e quindi tutta quella parte di contenuto aggiornato quotidianamente diventa la tua piattaforma digital a quel punto è giusto avere un mensile, perché ti permette di lavorare su una periodicità maggiore più lunga gestendo meglio tutti gli equilibri.

Quanto conta per Billboard Italia essere riuscita a trovar sinergie con le grandi major discografiche del nostro Paese e cosa comporta questo tipo di connubio?

Avere rapporti con le major e tutte le discografiche è fondamentale perché le discografiche sono la casa del nostro principale prodotto: gli artisti. Quindi per noi sono l’elemento fondamentale, il pilastro su cui si basa tutto. Noi abbiamo cercato di tenere sempre l’artista al centro, quindi creare e parlare e metterci a disposizione degli artisti per raccontare il loro mondo. La discografica é la conseguenza di questo ed è molto importante che sposino il nostro progetto e ci seguino. All’inizio non è stato molto semplice perché quando tu scardini un po’ gli equilibri in un paese come l’Italia è sempre un po’ complesso, ti guardano sempre un po’ in cagnesco come dire cosa stai facendo, soprattutto se poi tu hai le idee molto chiare. Io avevo le idee molto chiare e sapevo dove volevo andare ed arrivare, quindi ero molto deciso “si fa così, andiamo avanti così”. Adesso c’è la possibilità di scegliere e creare poiché i format sono sempre nostri, si guardi alla Billboard Room, ovvero interviste itineranti con un linguaggio informale, che inizialmente non veniva capito e non veniva apprezzato. Poi quando le cose le fai bene, alzando il livello della qualità e gli artisti sono i primi ad essere contenti di quello che stai facendo, tutto arriva e quindi da lì è stato tutto molto più semplice.

Più che un semplice progetto editoriale potremmo definire Billboard una hub creativa e produttiva; come avete concepito questa nuova visione e da dove prendete le idee per i vostri programmi?

La scelta di puntare sul contenuto anche più didattico ma informale nasce un po’ a tavolino. Io ho sempre creduto che il contenuto dovesse essere al centro e quindi tutto deve incentrarsi su quello e tutto deve esserne una conseguenza. Se tu hai già questa cosa in mente e chiara costruisci anche una squadra che riesce a mettere al massimo in evidenza questo aspetto. Proprio per questo ho portato via da FremantleMedia Italia alcuni autori e alcune persone che lavoravano con me. Il contenuto é al centro ed è la missione. Se parli di musica quale deve essere il contenuto? Devono essere l’artista e la musica. Dobbiamo essere lì ad etichettare gli artisti? Non ci interessa. Dobbimo dare giudizi? A noi non interessa. Noi vogliamo raccontare poi sta al pubblico, giudicare e ascoltare.

Un chiaro esempio di novità progettuale è il primo format televisivo con protagonista Mara Maionchi, che riscopre la volontà e la necessità di imparare dalle nuove generazioni musicali. Come è stato lavorare con una donna così energica e saccente?

Ho capito che le persone sono molto curiose e spesso più intelligenti di quanto potremmo pensare. Quindi se tu porti elementi di racconto, le persone amano sentirsi raccontare le storie, che vuol dire sentirsi raccontare tante cose diverse. Quindi un programma come “Mara impara..” prima di tutto nasce da un’esigenza vera. Nostra in primis che volevamo raccontare la musica e le sfaccettature della musica emergente, secondo di Mara Maionchi che aveva l’esigenza di capire le nuove realtà musicali. Avendo lei un grandissimo background musicale si è accorta le mancavano degli strumenti per capire nuove cose. Questi due fattori insieme, e la bravura sta nel capire i momenti giusti per metterli insieme, hanno portato alla realizzazione di un format che la critica ha premiato e Sky ha deciso di mettere in onda ad un orario di punta, e proprio per questo ricordo spesso ai miei collaboratori di non dimenticarci mai di ringraziare Sky che ha creduto in un progetto che poteva mettere in qualsivoglia altro orario ma lo ha inserito a cavallo di un programma tanto seguito come XFactor. La nostra volontà è quella di portare al pubblico un qualcosa di profondo.

Quali sono state le più grandi difficoltà nella realizzazione di un progetto così ambizioso come Billboard Italia, sia a livello burocratico che di ideazione?

A livello burocratico non ho trovato grandi difficoltà. Io l’industria musicale non la conoscevo avendo lavorato in altri settori e ho imparato a conoscerla. Essa ha due coperte se vogliamo, la prima di grande innovazione, che sembra molto aperta alle novità ecc e invece la seconda che la lega al passato. Non immaginavo ci fosse questo attaccamento a “ciò che è stato” e la più grande difficoltà è stata quella di scardinare, e che ancora si sta cercando di fare, questi processi mentali legati molto al passato, e questa parte istituzionale che per alcuni elementi è ancora così importante, per me che arrivo da un altro mondo e un altro ambiente non hanno questa rilevanza. Abbiamo due punti di vista differenti quindi bisogna cercare di trovare il giusto compromesso. Col confronto si possono raggiungere grandi risultati e anche grazie al giudizio degli altri si può imparare e capire quali elementi possono essere importanti per gli altri e trovare la quadra giusta. La difficoltà è stata proprio questa doppia faccia dell’industria musicale.

Ogni nuovo anno ci si aspetta sempre qualche novità in cantiere. Avete già in mente su cosa volete incentrare i vostri maggiori sforzi e avete qualche linea editoriale su cui volete persistere?

La nostra strategia, sembra scontato ma non lo è, è quella di continuare in questa direzione, quindi il contenuto al centro, l’ambizione televisiva deve diventare una realtà per me e dobbiamo continuare su questo filone. Tenere la parte digital in un rapporto intimo col nostro pubblico, il magazine per la parte più istituzionale e cercare di portare avanti la parte televisiva con nuove idee che stiamo già sviluppando e che abbiamo già in mente per essere sempre più presenti. La musica deve essere Billboard, chiunque pensi all musica deve ricondursi a Billboard che deve essere il brand di punta, il più Figo, quello che richiama subito il pubblico. Poi i numeri sono importanti ovviamente, ma noi vogliamo diventare un riferimento e per diventare tale bisogna sempre essere un passo avanti e noi stiamo facendo il nostro credo.