Cosa c’è nella tua spugna? Ecco perché cambiarla più spesso

Spesso, si accusa la Scienza di rivolgere lo sguardo a problemi troppo lontani dalla realtà. Per quanto errata sia questa percezione, non è raro leggere di ricerche e scoperte di cui difficilmente intravediamo l’immediata applicazione. Questa volta, però, i ricercatori di un’università tedesca hanno pubblicato uno studio che ficca il naso letteralmente nelle nostre cucine: vi siete mai domandati cosa nasconde la vostra spugna?

Quasi un vero e proprio “ecosistema”

Che siano da bagno oppure destinate all’uso in cucina, le spugne sono un ricettacolo di batteri. Per la propria natura porosa, assorbono pressoché ogni sostanza e risulta difficile rimuovere a fondo da esse i residui di sporco e detergente. La raccomandazione di cambiarle spesso, quindi, non è nuova alla maggior parte di noi, ma perché dovremmo farlo?

Nel simpatico studio, che vede il contributo dell’italiano Massimiliano Cardinale, sono state analizzate in modo sistematico 14 spugne che si sono rivelate la casa di  362 Unità Tassonomiche Operazionali (OTU). Un’unità tassonomica è un gruppo di organismi strettamente correlati tra di loro, sia nell’aspetto che nella genetica. Una spugna con dentro 362 OTU corrisponde ad un oggetto abitato da 362 tipi diversi di microrganismo.

Un vero e proprio “zoo” che offre ospitalità a muffe e batteri, con una prevalenza della famiglia delle Moraxellaceae. Il nome non vi dice niente? Vi dirà certamente di più l’odore del cesto della biancheria da lavare. I batteri della famiglia delle Moraxellaceae sono per la maggior parte innoqui, ma sono responsabili del cattivo odore della biancheria sporca e, probabilmente, anche di quello delle spugne da cucina. C’è da chiedersi da dove arrivino i batteri che troviamo nelle spugne, del resto è qualcosa che usiamo per lavare gli oggetti sporchi. Sorprendentemente, proprio l’alto tasso di Moraxellaceae suggerisce un ruolo dell’uomo in questa colonizzazione: si tratta di batteri che colonizzano abitualmente la nostra pelle, il contatto delle mani con le spugne potrebbe essere sufficiente ad “infettarle” per bene.

Acqua calda o candeggina? Come eliminare i batteri nelle spugne?

Se i precedenti studi avevano dimostrato come nelle spugne possano annidarsi anche batteri patogeni, lo studio tedesco spiega come essi, a conti fatti, siano una minoranza. Questa condizione, però, può andare incontro ad un  peggioramento, non solo nei casi in cui la spugna non viene debitamente sostituita, ma anche quando questa viene sottoposta a ripetuti cicli di sanificazione. Un confronto tra una spugna “normale” ed una sterilizzata, attraverso la bollitura o un giro in microonde, ha mostrato ben poca differenza, suggerendo che la sterilizzazione funga, in realtà, da selezione. I batteri resistenti sopravvivono al trattamento e ricolonizzano la spugna molto velocemente.
Niente da fare, dunque? Rimane ancora una soluzione, la più efficiente di tutte: gettare la spugna e comprarne una nuova, possibilmente una volta a settimana!

I dati raccolti non sono sufficienti per stabilire quanto una spugna sporca possa essere pericolosa per la salute. Di certo, non si sente parlare spesso in giro di patologie legate all’uso di stoviglie o spugne particolari. Ciò nonostante, ogni qual volta usiamo una spugna su di un’altra superficie, con l’intento di pulirla, potenzialmente la ricopriamo di batteri. In quest’ottica, una sostituzione in più non può che essere salutare!

Silvia D'Amico