A girl claps during a sing-along in a class at Monrovia Demonstration School in Monrovia, the capital, on the first day of the new academic year. On 7 September 2015 in Liberia, education resumed for the new academic year following a five-week school break. Schools across the country officially reopened on 16 February, after being closed for six months due to the Ebola virus disease (EVD) outbreak. Liberia was among countries in West Africa affected by the worst outbreak of EVD in history. At the peak of transmission, in late August and early September 2014, the country recorded 300–400 new Ebola cases a week, but the situation had begun to improve towards the end of the year. The World Health Organization (WHO) declared the country free of Ebola virus transmission on 3 September 2015. No new cases were recorded over a 42-day period since the second negative test, on 22 July 2015, of the last laboratory-confirmed case. The country has entered a 90-day period of heightened surveillance. Transmission had previously been declared over on 9 May 2015, but the disease re-emerged on 29 June, and six additional cases were identified. Communities have played a central role in battling the virus, which has killed more than 11,300 people since January 2014 and has taken a toll on almost every aspect of the lives of over 9 million children living in Ebola-affected areas. Thousands of children have contracted or have been killed by the disease, and more than 16,000 of them have lost one or both parents or their primary caregiver. EVD has also disrupted essential services that were already fragile before the crisis, including critical health care and education. UNICEF remains at the forefront of a Liberia’s Ebola response efforts and co-leads the water, sanitation and hygiene (WASH), psychosocial support services and social mobilization pillars of the response. Working closely with national and local governments and other partners, UNICEF supports efforts to strengthen bas

Bambini, vittime innocenti di violenze senza senso

Ogni giorno, milioni di bambini sono vittime di abusi fisici, mentali ed emozionali o derivanti dalla negligenza degli adulti. Secondo il rapporto dell’UNICEF presentato lo scorso ottobre, “Children in Danger. Act to End Violence against children” , ogni 5 minuti, da qualche parte nel mondo, un bambino muore a causa di un atto di violenza.

Fin dal lontano 18 Agosto 1982, la Comunità Internazionale si è costantemente interrogata sulla questione, decidendo di istituire la Giornata mondiale dei bambini vittime innocenti di aggressioni, affinché fosse garantita ai  bambini la libertà di crescere dignitosamente in un ambiente sicuro.  Nelle motivazioni indicate si sottolinearono gli “enormi danni e sofferenze causati ai bambini attraverso varie forme di violenza, ad ogni livello sociale, in tutto il mondo”.

Tante sono le forme di violenza che coinvolgono minori, dalle mutilazioni genitali femminili, pratica aberrante che riguarda ben 125 milioni di bambine al di sotto dei 5 anni, allo sfruttamento lavorativo, dalla prostituzione al mercato nero. Anche se si tratta di reati gravissimi, senza ombra di dubbio, quelli a sfondo sessuale rappresentano l’aspetto più drammatico ed in costante aumento del problema. In particolare, con la diffusione dei social network e l’utilizzo compulsivo del web, si è notato un aumento della pedo- pornografia: “Sconvolgenti sono le vessazioni sessuali che i bambini subiscono e piccolissima è l’età, molti i neonati, che compaiono e vengono diffusi via chat, webcam e social network”.

La violenza può verificarsi negli spazi pubblici, a scuola, al lavoro, all’interno delle istituzioni preposte alla cura dei bambini, ma anche tra le mura domestiche, all’interno della famiglia. Sebbene il fenomeno sia difficile da monitorare e quantificare, si stima che il 23% della popolazione mondiale abbia subito una forma di violenza fisica nell’infanzia e che il 20% delle donne e il 5-10% degli uomini abbia subito abusi sessuali da bambini.

Negli ultimi anni si è verificato un’ulteriore fenomeno di abuso, anche se ad oggi ampiamente sottovalutato, si tratta della violenza assistita, che danneggia la sfera comportamentale e psicologica del minore le cui conseguenze sono visibili anche in età adulta.

Purtroppo non tutti i paesi hanno attuato politiche adeguate a risolvere questo dramma, anzi in molti Stati esistono leggi che prevedono punizioni corporali come un utile strumento educativo. Inoltre, quotidianamente i bambini sono vittime innocenti di retaggi culturali che ancora non riconoscono la parità tra uomini e donne, giustificando così diverse violenze di genere.

In Italia varie associazioni operano al fine di prevenire e gestire le diverse forme di abuso infantile, tra cui: l’associazione Meter Onlus di Don Fortunato di Noto, che dal 1995 ha iniziato a riflettere sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, impegnandosi contro ogni forma di sfruttamento e di abuso infantile, concentrando sforzi e risorse nel contrastare la pedofilia e la pedo-pornografia. Tra le attività di Meter Onlus non c’è solo l’indagine, ma anche l’assistenza tramite il Centro di ascolto e di prima accoglienza al numero verde 800.455.270 che raccoglie chiamate di emergenza ed offre consulenze telefoniche.

Il Telefono Azzurro punta invece la sua attenzione alla prevenzione affermando che questa “costituisce l’elemento chiave in tema di violenza e abuso sessuale […] ed una prevenzione efficace parte, ancor prima che da interventi strutturati e focalizzati sul tema dell’abuso, da un contesto educativo familiare e scolastico capace di dare ascolto al bambino e ai suoi bisogni, nelle differenti fasi evolutive”.

Infine, ricordiamo WeWorld Onlus, nata nel 1999 a Milano, che opera a supporto dell’infanzia, delle donne e delle comunità locali nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze in Italia, Asia e Africa. In Italia, l’associazione cerca di contrastare la dispersione scolastica, un fenomeno che nel nostro Paese ha raggiunto dimensioni allarmanti, con oltre 2 ragazzi su 10 che ogni anno non tornano a scuola, condizione che favorisce il bullismo, la violenza, la microcriminalità e l’esclusione sociale.

Come sostenuto da WeWorld Italia gli obiettivi fondamentali per arginare il problema degli abusi sui minori devono vertere sull’elaborazione di programmi di prevenzione, per evitare l’insorgenza nella vita adulta di malattie e disordini come depressione, ansia, abuso di alcol, comportamenti aggressivi o disordini post traumatici. E’ necessario pianificare programmi di sensibilizzazione in cui gli Stati, i Mass Media e la società civile si facciano carico di diffondere una corretta informazione sui diritti dei bambini; sviluppare delle linee guida per i professionisti e il personale che opera in ambito sanitario, educativo e legale, in modo da fornire gli strumenti adeguati per individuare i soggetti a rischio  e rispondere ai bisogni dei bambini maltrattati. Infine, assicurare la partecipazione dei bambini attraverso la discussione e il confronto,  per renderli consapevoli rispetto al tema della violenza. Nonostante i buono propositi, è di vitale importante che tutti gli Stati ratifichino le principali Convenzioni Internazionali sul tema.

Come ricorda la Carta dei Diritti Fondamentali, il diritto alla vita, allo sviluppo e all’ascolto dei bambini deve essere supportato e garantito da tutti. Affinché tutto ciò sia possibile, tutti gli Stati del mondo devono collaborare, prevenire e denunciare ogni forma di violenza sui minori, oltre che educare gli adulti a rispettare queste silenziose vittime innocenti.

Emanuela Punzi