“Auxarian”: intervista allo scrittore catanese Francesco Bellia

Edito a Settembre 2018 per la Casa Editrice “Scatole Parlanti” (Viterbo), “Auxarian è l’esordio letterario del giovane autore catanese Francesco Bellia.

Il romanzo sarà presentato giorno 28 Settembre al Palazzo della Cultura di Catania. Dialogheranno con l’autore Nino Amante (Giornalista rai), Ninni Andriolo (Giornalista), Giuseppe Raniolo (Psicologo e Psicoterapeuta). Con letture di Raffaella Esposito (Attrice).

Di genere fantasy, Auxarian è un romanzo originale, che riflette sul rapporto tra realtà e immaginazione.Noi di Social up abbiamo scambiato due chiacchiere con l’autore.

Salve Francesco, grazie di essere qui con noi. Auxarian è il tuo esordio letterario, un’opera di genere fantastico in cui ti interroghi sulle potenzialità e sui limiti della fantasia creativa. Quando è nata la tua passione per la scrittura?

Scrivere è sempre stata una delle mie più grandi passioni. Fin da ragazzino amavo immaginare storie, che grazie alla scrittura potevo rendere concrete, vive, non soltanto nel pensiero, ma anche nella realtà di un foglio stampato e scritto, che potesse essere riletto da me o da altri. La scrittura quindi è una passione che mi porto dietro da tempo, che non ho mai smesso di coltivare, un bisogno di espressione che mi ha spinto ad ampliare i miei orizzonti, ricercando sempre nuovi spunti e stimoli che potessero animare e incrementare la mia creatività e la mia immaginazione.

Cosa ti ha spinto a scrivere Auxarian?

Auxarian è maturato a poco a poco dentro di me. Per scriverlo ho attinto dal mio immaginario che è composto dai libri che ho letto, dai film che ho visto (amo moltissimo il cinema), nonché da quello che mi circonda e dalle esperienze ho vissuto. E’ chiaro come la mia predilizione per il fantastico e per la fantascienza (dalla letteratura al cinema) abbia giocato un ruolo fondamentale nella genesi di quest’opera. L’idea da cui sono partito per questo romanzo è stata quella di immaginare un mondo, una dimensione in cui vi fosse una profonda sintesi tra pensiero e azione. E’ proprio questo che succede ad Auxarian: qualsiasi desiderio nel momento stesso in cui si origina, prende immediatamente forma, materializzandosi all’istante. Si tratta quindi di un luogo di creazione pura, in cui ogni limite sembra assente; ma allo stesso tempo, fin dall’inizio, ho pensato di affiancare a questa idea di estrema libertà, anche delle condizioni stringenti, delle leggi dure e perentorie che la limitassero.

Ad Auxarian, infatti, gli abitanti, i Sognatori si sono organizzati in un Regno in cui chi trasgredisce le leggi stabilite è destinato a severe punizioni. Senza nome, il protagonista del romanzo, arriva da straniero in questa terra ed è costretto ad apprendere gradualmente il misterioso funzionamento di Auxarian. Un po’ come lui, il lettore si addentra nei meandri di questa ammaliante, ma anche pericolosa dimensione. Quello che mi piaceva era proprio la contraddizione tra la libertà nel poter immaginare qualsiasi cosa e la necessità di dover convivere con dei limiti, pure necessari per una coesistenza pacifica all’interno di questa società in cui tutto è possibile.

E’ possibile accettare dei confini in un mondo in cui puoi desiderare tutto ciò che vuoi e vederlo immediatamente realizzato? Questa domanda mi affascinava molto, così come mi affascina il complicato rapporto tra Realtà e Immaginazione, che è uno dei temi portanti del romanzo. Del resto anche il titolo “Auxarian” si riferisce a questo. Deriva, infatti, dal verbo greco “αυξανω” , che significa aumentare, amplificare. Auxarian accresce i desideri di chi vi abita, annullandone apparentemente i imiti.

Quali opere ti hanno influenzato nello scrivere questo romanzo?

Dal punto di vista letterario molte opere di fantascienza: tra queste senza dubbio “Solaris” di Stanislaw Lem, che è uno dei libri che mi sarebbe piaciuto scrivere (ride), perché dentro c’è tutto: fantascienza, suspance, filosofia, profondità nell’ analisi psicologica dei personaggi e nei loro dialoghi e al contempo azione e mistero. Un altro autore che amo molto è Frank Herbert: il ciclo di“Dune” è per me davvero un capolavoro, perché indaga le capacità mentali umane al punto da spingerle alle loro estreme conseguenze. Ti senti più intelligente quando leggi Dune (ride).

Poi Kafka, amo molto la logica paradossale del suo universo, la sua “immaginazione incendiaria” (come l’ha definita il critico e scrittore Pietro Citati), la sua capacità di sconvolgere continuamente la realtà, di destabilizzarla senza tregua, in susseguirsi continuo di invenzioni; ma oltre a questi ce ne sono tanti altri: Bradbury e la sua straordinaria abilità metaforica, Asimov con la psico-storia e l’indagine psicologica riferita ai robot, Dick e la sua visionaria dispersione dell’identità; tra gli autori classici Fëdor Dostoevskij, maestro indiscusso nello scavare all’interno della psiche e nei meandri della fragilità umana e tra i contemporanei James Ballard, autore che considero davvero geniale per la sua capacità di narrare l’inenarrabile con una forma, un’intensità e una scorrevolezza davvero invidiabili. E’ stato dopo aver letto “Il Condominio” che mi sono immerso a capofitto nella stesura di Auxarian. Quel libro è stato come un catalizzatore per me, perché oltre a farmi conoscere questo autore inglese, mi ha fatto capire, che, se si vuole davvero, non esiste qualcosa di cui non si possa scrivere; che e luci e le ombre, se si sa bene come utilizzarle, possono mescolarsi tra loro e dare grande sostanza ad un’opera, senza che il piacere della lettura ne venga compromesso. In poche parole mi ha fatto venire una “voglia matta” di scrivere, di portare a compimento qualcosa che avevo chiaro in mente ma non avevo ancora realizzato. E’ stata una lettura importante per me.

Sei un grande appassionato di cinema e scrivi recensioni cinematografiche per diversi giornali: Social up Magazine, la rivista cinematografica “Close up – Storie della visione” del professor Giovanni Spagnoletti e Futuro Quotidiano. Se Auxarian fosse un film, chi ne sarebbe il regista?

Una bella domanda ah ah. Vi rispondo citando alcuni autori, i cui film sono diventati parte integrante del mio immaginario. Visto il tema fantastico e la riflessione sul binomio realtà-immaginazione, direi Spielberg, che è un grande conoscitore degli universi fantastici (lo ha dimostrato ancora una volta col suo ultimo film “Ready Player One”); se fosse un film d’animazione senza dubbio il maestro Miyazaki, penso che con la sua grande immaginazione, l’eleganza del suo tratto, l’intensità e la sensibilità delle sue immagini, sarebbe un gran film! Del resto i suoi mondi e il suo stile mi hanno profondamente influenzato; se invece ci si volesse concentrare sulla distopia (Auxarian rientra anche in questo genere), mi piacerebbe che “a tirare le redini” della pellicola fosse Terry Gilliam (con cui ho avuto il privilegio di scambiare due chiacchiere nell’ultima edizione del Festival di Taormina) per la sua capacità di riprendere in modo distorto la realtà; infine tra i registi europei il visionario Michel Gondry, un autore dall’immaginazione fervida. Ho apprezzato molto il suo Mood Indigo, per la capacità di mescolare fantasia, inquietudine e orrore, contraddizioni che penso siano unite tra loro anche nel mio romanzo Auxarian.

Nel 2014 sei arrivato tra i 25 semifinalisti al Premio Campiello Giovani con il tuo racconto “I sogni meccanici di Ian Traupert”, in quest’opera si immagina un pianeta i cui abitanti hanno perso la capacità di sognare e il protagonista è appunto un fabbricatore di sogni. Quanto è importante il sogno nella tua scrittura?

E’ molto importante, anzi fondamentale. Non a caso Auxarian è dedicato ai Sognatori. Ciò che mi affascina dei sogni è la loro capacità di essere a volte incredibilmente reali. Il fatto che siano sfuggenti fa in modo che in potenza possano assumere qualsiasi forma. Mi piace nella scrittura cercare di riprodurre questa condizione: distruggere i confini, per poi ricostruirli, giocare sospesi tra la realtà e la finzione e sfruttare la psicologia dei personaggi e i loro dubbi per porre domande, approfondire le contraddizioni. La realtà è davvero quella che realmente ci circonda o è frutto di un’illusione? Siamo davvero sicuri che le verità che consideriamo intoccabili siano realmente stabili? Queste sono alcune delle domande che mi pongo quando scrivo. Per questi motivi l‘onirico è per me molto importante.

Nel 2016 Auxarian ha partecipato al Premio Calvino, con buone recensione da parte del Comitato di Lettura. Qui un estratto:

“Originale e garbato, questo romanzo breve di un autore giovane (1992) nel segno del fantasy, con caratteri fiabeschi e onirici: una riflessione intelligente e malinconica sulla fantasia creativa, i suoi rischi e i suoi limiti. Parecchie le trovate interessanti.Bella e non scontata per esempio la riflessione sulla repressione della tristezza quale atto di violenza. La forma ortografica è buona e il testo è apprezzabile”

Cosa puoi dirci di questa esperienza?

Come il Campiello Giovani (in cui ho conosciuto molti giovani colleghi scrittori) il Premio Calvino è stato molto formativo e importante, soprattutto perché mi ha permesso di avere un parere altro, diverso dal mio sui miei scritti. L’attenzione che il Comitato di lettura ha impiegato nel leggere la mia opera mia ha sorpreso ed è stata molto stimolante per me. Mi ha motivato ancora di più nel cercare un editore: nel cercare altre persone con cui condividere ciò che avevo scritto.

Cosa significa per te scrivere?

Difficile dare una risposta sintetica: per me è tante cose. E’ coinvolgimento, intensità emotiva e narrativa, è il prevalere della sostanza sulla forma, perché credo che quando si ha una idea forte, a cui si tiene particolarmente e di cui si è convinti, sia importante innanzitutto concentrarsi su quella: le giuste parole e la forma verranno di conseguenza. La scrittura per me è condivisione, è pensiero ma anche movimento. E’ essere liberi di essere qualsiasi cosa: di andare oltre il bene e oltre il male, di confondere la realtà con l’immaginazione, di essere al contempo lettori e scrittori, di frammentarsi in tante identità, per poi riassumerle in una sola finale che è rappresentata appunto dalla propria opera. La letteratura, a mio modo di vedere, è un modo per esprimere la propria complessità, per riflettere sulle proprie contraddizioni, sugli alti e i bassi che sono insiti nella nostra natura umana, anche, a volte, un mezzo per ricercare l’infinito e il sublime, oppure per riscoprire l’importanza del nostro quotidiano.

Quali sono i prossimi progetti dopo Auxarian?

Auxarian è il mio romanzo d’esordio, un’opera a cui tengo molto e che spero possa piacere ai miei lettori. Vorrei che fosse l‘inizio per nuovi romanzi e racconti. Ho tante idee in mente, che aspettano di prendere vita grazie alla scrittura. E poi ho un grande progetto nel cassetto ,che in gran parte è stato già scritto e aspetta di essere pubblicato. Si tratta di una saga fantasy che ho ideato quando avevo 13 anni e che ho scritto fino ad oggi, continuando ad ampliarla e a rivederla nel tempo. Attualmente ho ultimato quattro libri dei cinque che ho in mente. E’ al contempo un romanzo di formazione: del suo protagonista Sild, un ragazzo sensitivo, dai poteri speciali, ma anche mia. E’ immaginando quest’opera, infatti, che posso dire di essermi formato come scrittore. Per questo spero un giorno di poterla pubblicare.