Obama: la riforma sanitaria in un articolo scientifico

Siamo abituati a lamentarci di come in politica ci si basi troppo spesso sulle parole. Barack Obama ha deciso di dar voce ai fatti e lo ha fatto nel modo più efficace possibile, ovvero pubblicando un articolo scientifico sul Journal of American Medical Association che, con un Impact Factor di 37.684 per quest’anno, si attesta tra le riviste scientifiche più prestigiose. L’argomento di una pubblicazione così di spicco? La riforma del sistema sanitario americano, argomento sempre stato particolarmente a cuore al Presidente.
Sebbene si tratti di una special communication, quindi non di un canonico articolo di ricerca, gli editor garantiscono che l’articolo è stato sottoposto ad una lunga e dettagliata procedura di controllo dei fatti.

Fino a pochi anni fa gli USA rappresentavano l’unico stato a non garantire la copertura sanitaria ai propri cittadini. A conti fatti, la possibilità di usufruire di un ricovero e cure adeguate era strettamente correlata alla disponibilità economica ed alla possibilità di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, determinata secondo una serie di criteri più o meno opinabili. A conti fatti l’inserimento della Sanità nel libero mercato, con la creazione di un sistema di cliniche private più o meno vantaggiose e di assicurazioni, costrette ad aumentare il proprio tariffario per far fronte alle richieste dei vari ospedali, ha portato ad un grosso paradosso: una spesa per la sanità superiore rispetto a quella italiana, in cui il sistema è pressoché interamente pubblico, contro un’aspettativa di vita inferiore di ben 4 anni.
Un problema gestionale che Obama ha provato a risolvere da un lato incentivando, attraverso un sistema di sussidi, la sottoscrizione di un’assicurazione da parte di tutti i cittadini, anche i meno abbienti, dall’altro sanzionando chi ne è privo e gli ospedali che ricoverano o sottopongono i pazienti ad esami non supportati da evidenze cliniche.

Dal 2010, anno in cui la riforma è stata promulgata, ad oggi, la leadership di Obama e più nello specifico la sanità americana sono stati costantemente sotto gli occhi dei riflettori. I repubblicani, fermi oppositori della riforma, hanno criticato l’impatto che la stessa ha avuto ed avrà sulle casse dello stato e, insieme ad altri detrattori, hanno provato in tutti i modi a fare abrogare il procedimento. L’Obamacare, tuttavia, sopravvissuto a tutti gli agguati è giunto al 2016 col il proprio carico di verità, prima tra tutte la revisione al ribasso del budget previsto per portare avanti la riforma.

Al momento di fare un report, anziché limitarsi ad un autoreferenziale proclama, il Presidente ha ben pensato di sottoporre alla comunità scientifica dei dati evidentemente inoppugnabili sul miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini negli ultimi anni. I più curiosi potranno leggere sull’articolo di cui vi abbiamo riportato il link, come negli ultimi anni siano diminuite le persone prive di assicurazione e, al contempo, i ricoveri inutili in ospedale. Tutte le affermazioni, come doveroso, sono supportate da grafici e riportano le fonti, così come l’articolo in toto è accompagnato da una ricca bibliografia che si rifà a diverse e numerose riviste scientifiche.
Sicuramente la scelta di Obama rappresenta un importante segnale, tanto per il mondo della politica quanto per quello della Scienza. Decidere di affidare questi dati ad una rivista significa certamente far parlare i fatti, voler mettere i rivali politici dinanzi al fatto compiuto e trasformare una questione politica in una questione principalmente sociale e medica. Tuttavia, vuol dire anche esprimere apprezzamento e fiducia per la Scienza in un periodo in cui vige una bizzarra forma di oscurantismo. Al di là dei risultati ottenuti dalla riforma Obama, che necessitano ancora di tempo per portare a conclusioni, questo è sicuramente quello che tutto il mondo scientifico si aspetta dai suoi capi di stato: trasparenza ed ipotesi supportate da dati.

Obama si candida a tutti gli effetti a diventare “l’uomo dei primati d’America” e, a quel che sembra, il titolo non sembra dispiacerlo!

Silvia D'Amico