In arrivo il reato di omicidio di identità: cos’è e chi punisce

Un’unanimità senza precedenti. Ecco quanto è emerso la scorsa settimana con la presentazione del disegno di legge sull’omicidio di identità che, per la prima volta nella storia della legislatura corrente, ha ottenuto l’approvazione di tutti i gruppi parlamentari. A chiedere di individuare un reato e sanzioni specifiche era stata in passato Carla Caiazzo, la donna bruciata dall’ex mentre era incinta. Lo scorso novembre infatti, la Caiazzo aveva scritto al presidente della Repubblica Mattarella proprio al fine “di sollecitare l’attuale legislatore ad individuare, specie alla luce dei tristi accadimenti, una nuova figura di reato che punisca severamente tutti coloro che colpiscono violentemente le donne, cancellandole dalla società civile”.

L’appello, accolto dal  gruppo di senatrici composto da Puppato, prima firmataria, seguita da Maturani, Bernini, Bianconi, Bignami, Bisinella, Bonfrisco, De Petris, De Pin, Gambaro, Guerra, Montevecchi e Stefani, porterà all’introduzione nel codice penale degli articoli 577-bis, 577-ter e 577-quater, colmando così un vuoto normativo che vuole rappresentare anche un monito per la stessa Europa e per quei Paesi in cui tale fattispecie penale è praticamente priva di precedenti.

Il disegno di legge, scritto e pensato in collaborazione con le vittime, i loro avvocati, psicologi e criminologi, prevede tra le novità più importanti una pena pari a 12 anni di reclusione, arginando così quel fenomeno sempre più diffuso attraverso il quale “chi agisce sfregiando il volto di un’altra persona, è consapevole di produrre il massimo del danno, ottenendo paradossalmente il minimo della pena”, ecco quanto affermato dalla senatrice Puppato.

Ma non è finita qui proprio perché, come accaduto in passato per il femminicidio, la stessa pena può inoltre essere aumentata da un terzo fino alla metà qualora i fatti fossero stati commessi da ascendenti o discendenti, coniuge anche se legalmente separato o con essa stabilmente convivente, sottolineando così quanto la presenza di un rapporto o di un legame affettivo con la persona offesa rappresenti un’aggravante che necessita di essere punito con maggiore severità. Al fine invece di garantire economicamente le vittime e la relativa prole, nei casi di condanna si applicano quali pene accessorie l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno, nonché la perdita del diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione della persona offesa in aggiunta alla sospensione dall’esercizio di un’arte o una professione. Per concludere, è prevista tuttavia l’istituzione dell’Osservatorio Permanente per le azioni di monitoraggio, prevenzione e contrasto al fenomeno.

In Italia i casi di aggressioni con acido sono terribilmente in aumento. Nel 2012 l’allora ventiseienne William Pezzulo fu aggredito dalla ex incita che, con l’aiuto di un complice, lo tramortì e gli versò addosso un litro di acido, causandogli la perdita di un occhio e dei padiglioni auricolari. Nel 2013 toccò all’avvocatessa pesarese Lucia Annibali, sfigurata su commissione per conto dell’ex fidanzato. Nel dicembre 2014 Pietro Barbini fu vittima di un attacco con acido da parte della ormai nota coppia dell’acido, composta da Martina Levato e Alexander Boettcher, che si erano già resi colpevoli di simili violenze ai danni di Stefano Savi sfregiato per uno scambio di persona nel novembre dello stesso anno. Lo scorso gennaio fu la volta di Jessica Notaro, sfregiata dall’ex compagno originario di Capo Verde.

Quanto ad ulteriori informazioni circa i tempi inerenti l’approvazione della legge, pare circoli nell’aria una ventata di ottimismo, con la speranza che il tutto possa effettivamente chiudersi in tempi ragionevoli, introducendo così un argine importante al dilagarsi di fenomeni sempre più preoccupanti.

Erminia Lorito