Ansia e depressione: quando è la salute a finire nel mirino dei social

Ogni giorno impieghiamo circa 2 ore del nostro tempo a navigare in rete, postare e commentare su Facebook, sbirciare notizie su Twitter, piazzare qualche like su Instagram e Snapchat e per concludere in bellezza mettiamoci pure YouTube. Senza nulla togliere alle nostre abitudini che, per carità (che per quanto possano essere discutibili, per alcuni una logica ce l’avranno pure!), vi siete mai chiesti quali possano essere le ricadute o meglio gli effetti di tutto questo circa benessere e salute?

A quanto pare, un’indagine della Royal Society For Public Health britannica, insieme allo Young Health Movement hanno deciso di approfondire il fenomeno, cercando di fare luce sulla dipendenza creata dai social network. A finire nel mirino dello studio pare non sia stato soltanto Instagram, che a quanto pare si è rivelato essere il peggiore: seguono infatti a ruota i fedelissimi Facebook, Twitter, Snapchat e per ultimo YouTube.

Stando ai risultati, prendendo come punto di riferimento un campione di 1479 giovani fra i 14 e i 24 anni nel solo Regno Unito, Instagram è stata infatti indicata come la peggiore in termini di salute e benessere psicologico. Certo non c’è da sorprendersi: non è la prima volta che Instagram accende i riflettori su di sé, già in passato infatti era stata posta sotto accusa soprattutto per la natura estremamente discutibile del servizio offerto, rivelatosi incline nel promuovere messaggi pro anoressia e non da ultimo pratiche di autolesionismo.

Un risultato alquanto allarmante, ma soprattutto perfino contraddittorio. Basti pensare infatti che la piattaforma di condivisione di immagini era stata addirittura additata come una delle applicazioni più influenti in termini di promozione  e sviluppo della propria identità. Peccato però che anche questa volta il prezzo da pagare si sia rivelato estremamente caro ed inversamente proporzionale ai vantaggi mostrati. Ansia, depressione e per finire solitudine ed esclusione che conduce la gente a sviluppare una qualche forma di strana dipendenza, la quale si traduce insomma nella necessità di monitorare costantemente gli aggiornamenti provenienti dal mondo virtuale.

Le cose però non sembrano andar meglio per Twitter, Facebook e Snapchat le quali si piazzano rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto in classifica, causando effetti molto simili ai già citati di Instagram. L’unico tra questi per cui sembra che le cose vadano meglio pare sia YouTube. La piattaforma infatti sembra non crei problemi in materia di personalità e consapevolezza di sé, sebbene non aiuti molto a conciliare il sonno.

Tra le opinioni di chi propone in extremis di introdurre tra le ore di insegnamento scolastico, una sorta di educazione all’utilizzo dei social si piazzano tutti coloro che proprio non hanno nessuna intenzione di darsi una regolata. Del resto non sorprende affatto che queste piattaforme si rivelino ancora una volta raccoglitori di contenuti più o meno svariati della nostra vita, pronta così a finire in pasto alla gogna pubblica. Non sarà forse il caso di iniziare a preoccuparci per davvero? 

Erminia Lorito