A Barcellona c’è un ospedale che porta i pazienti delle terapie intensive a vedere il mare

Si dice che il mare sia la cura per molti mali. Spesso interiori, ma anche fisici. Per chi è cresciuto, come me, in un luogo dove puoi respirare lo idio del mare, ogni giorno, non è difficile pensare che sia la “soluzione a molti problemi”. Non avrei pensato che potesse aiutare i malati di Covid-19, ma per fortuna c’è stato chi, molto più brillantemente, ha deciso di studiare gli effetti che questo luogo può avere su coloro che sono stati colpiti, anche, da questo tremendo virus. 

Il progetto di un ospedale di Barcellona

L’Hospital de Mar di Barcellona sta studiando l’effetto della brezza marina, dei raggi solari e della salsedine sul recupero dei malati di Covid-19.

L’Ap riporta la storia di Francisco España, 60enne reduce da due mesi di terapia intensiva causa corona-virus che è stato portato fuori dall’ospedale per guardare il mare, mentre i raggi del sole lo scaldavano. “È stato uno dei giorni più belli che io ricordi”, ha detto l’uomo.

Il progetto, che riguarda principalmente la ripresa dei pazienti usciti dalle terapie intensive, era partito già durante il lock down. I pazienti venivano portati, dal personale sanitario specializzato, a prendere una boccata d’aria (e che aria) e non solo. Solamente durante il picco dell’epidemia, il progetto è stato interrotto. I numeri erano davvero altissimi ed il personale sanitario non poteva permettersi il minimo allontanamento dalle strutture ospedaliere. A giugno, fortunatamente, il progetto è ripartito.

Già prima del Covid 

Il programma, in realtà, è nato due anni prima dell’epidemia da Covid-19. Venivano coinvolti i pazienti che erano stati in terapia intensiva. Dopo lo scoppio dell’epidemia, si è cercato di “estenderlo” anche ai malati da Covid-19, così che anche loro potessero beneficiare dei raggi solari, di un pò di brezza marina e di iodio.

Sdraiati sul proprio letto d’ospedale e circondati dai medici che li hanno curati, i pazienti possono tornare ad emozionarsi grazie al Mondo che li circonda. Piccoli passi, per risvegliare anche quello che abbiamo dentro di noi. Piccoli ma fondamentali per aiutare i pazienti nella ripresa delle loro funzionalità e della vita di tutti i giorni.

Il dottor Judith Marin, tra i responsabili del progetto, ha raccontato: “È importante mantenere allenate le emozioni di un paziente e cercare di lavorare con lui nelle prime fasi del recupero”.

Sharon Santarelli