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Intervista a Elia Pellegrini: un giovane fotografo in bilico tra sogno e realtà

Elia Pellegrini, classe 98, è un fotografo emergente insaziabile di novità che con i suoi 163 mila seguaci su Instagram da qualche anno sta facendo parlare di se e delle sue opere multi disciplinari. Dalla ritrattistica, alla fotografia, alla scrittura, passando per la musica e la cinematografia, insomma un artista a 360°.

Ma chi è veramente Elia Pellegrini? Elia è un giovane artista rodigino che non ha mai smesso di sognare e a volte i sogni diventano realtà. Ha iniziato col disegnare i manga giapponesi quando era ancora alle scuole elementari, e fin da subito ha mostrato le sue doti. Successivamente, dopo un periodo di pausa, ha ripreso a disegnare, ma stavolta i modo diverso: sperimentando. Poi nemmeno il disegno gli bastava e allora tra sacrifici, anche economici, ha iniziato a fare fotografie. Ma non le semplici e scontate fotografie che chiunque riesce a fare. Ha iniziato con la ritrattistica, per poi mixare il tutto con la grafica 3D da un tono surrealista.

Ad oggi il suo stile è cambiato ancora, infatti, realizza set fotografici dall’impronta cinematografica, delle fotografie che vogliono raccontare qualcosa, degli scatti che narrino una storia. Allora perché non ascoltare quello che ha da dirci quest’artista insaziabile nell’attesa dell’uscita dei suoi prossimi progetti? Noi di Social Up abbiamo provveduto, ora sta a voi immergervi nel mondo di Elia Pellegrini. Siete pronti?

Come descriveresti il tuo lavoro in 3 parole e perché?
Il mio lavoro lo descriverei in luce, tempo e immaginazione. Luce perché è colei che ci permette di vivere, vedere, percepire i colori e le emozioni. Inoltre crea l’ombra, che per quanto possa risultare banale e sottovalutata, ci permette di vivere la tridimensionalità del mondo. Anche per questo non amo il bianco e nero. Lo considero una regressione di dimensione in quanto il colore crea contrasti, proprio grazie alla luce. Adoro la luce volumetrica, quando si crea la nebbia o l’aria diventa densa, creando un’atmosfera unica. Per quanto mi riguarda la luce è anche speranza. Per esempio quando stai studiando e nella stanza buia entra uno spiraglio di luce, che è una cosa bellissima che ti può salvare e risollevare la giornata.

L’altra parola che mi rappresenta al meglio è tempo, perché nessuno sa descriverlo opportunamente, ma tutti ci lamentiamo del tempo o usiamo modi di dire con questa parola. Che tempo fa? Che bel tempo. Il tempo vola. Non ho tempo. Il tempo è qualcosa di sconosciuto che mi affascina, è un flusso incontrollabile che ti porta alla conoscenza e alla scoperta della vita. Tutto deriva dal tempo, anche il fatto che ora sono qui a parlare implica che abbia tempo. Tutti abbiamo tempo, piuttosto di fare le solite cose scontate: crea, scrivi, disegna, fotografa, recita, suona, fai quello che vuoi, non importa perché hai tempo.

Per finire, l’ultima parola che mi rappresenta è immaginazione. L’immaginazione ci permette di sfruttare il nostro cervello e ci da la possibilità di sognare. Senza sogno, molti progetti non sarei riuscito a realizzarli. Noi umani siamo tali perché abbiamo la possibilità di astrarre, manipolare i ricordi, distorcere le immagini mentali e tutto questo è immaginazione. Per questo ritengo sia potente e sia la chiave per fare grandi cose. È come una fiamma che cresce dentro di noi, basta solo trovarla.

Quando è iniziata la tua passione per l’arte?
È da quando sono piccolo che creo cose. Credo sia più una necedssità che una passione. Sto male se non disegno, fotografo, scrivo, faccio musica o altro. Credo che questa mia necessità ci sia sempre stata, ma è iniziata a crescere quando avevo 16 anni e ultimamente sembra essere esplosa.

Descrivici il tuo lavoro fotografico, come si evolve la tua sperimentazione?
Per quanto riguarda la fotografia ho iniziato, in modo serio, da poco. Ho sempre fotografato, ma quando ero piccolo fotografavo praticamente tutto e avevo una passione/fissazione sfrenata per le nuvole. Ho cartelle nel pc piene di cieli e nuvole.

Ora, le foto che pubblico e creo sono molto diverse. Mi sono appassionato, ho iniziato a sperimentare nuove tecniche e nuovi scenari. Però, sfortunatamente, ho ceduto pure io alla massa e ho iniziato a fare ritratti. Queste fotografie riscuotevano anche un discreto successo, però dopo un po’ ho iniziato a sperimentare cose sempre più nuove e ad oggi faccio fotografie storytelling. Delle foto che raccontano qualcosa. Un ritratto verrà sempre bene se il soggetto della foto è bello. Le foto che faccio ora non nascono per essere belle ma per raccontare una storia. Questo naturalmente mi porta ad avere un pubblico mutevole e variegato, ma come faccio ad impormi già con un unico stile? Ma non mi sto fermando e infatti sto iniziando a girare un cortometraggio, che spero verrà bene.

La tua carriera è iniziata relativamente presto, qual è il progetto a cui sei più legato?
Questa domanda è un po’ ambigua. Amo sperimentare e cambiare il mio stile molto velocemente, quindi non ho il tempo di affezionarmi ad un progetto specifico, anche se il progetto a cui tengo di più è quello riguardante il cortometraggio. Sto investendo molto tempo per realizzarlo. Ho chiesto l’aiuto di altre persone, che mi possano aiutare dal punto di vista tecnico. Forse il lavoro più bello che abbia mai fatto, finora, è un servizio fotografico in montagna con un mio amico. Ho usato un telo e la luce poi ha creato il resto, che io naturalmente ho immortalato.

Quasi dimenticavo, vado anche molto fiero dei lavori che ho esposto a Dubai qualche anno fa e del disegno presentato al concorso della Pixar in occasione dell’uscita del film “Coco”. Inizialmente credevo fosse una delle solite collaborazioni e sponsorizzazioni, ma in realtà no e l’ho scoperto solo dopo aver vinto. In questa occasione ho avuto la possibilità di partecipare alla prima italiana di un film, vedere Milano per la prima volta e conoscere Mara Maionchi, Frank Matano e molti altri. Mi sono divertito. Posso dire che questa esperienza abbia segnato la mia crescita e mi abbia messo nuova voglia di mettermi in gioco.

Che cosa pensi abbia percepito il pubblico dalle tue opere per ottenere un tale successo?
Sinceramente non so cosa abbia percepito. Molte perone mi seguono perché facevo ritratti, altre per la grafica 3D e altre per la filmografia. Comunque quello che penso di lasciare è uno stimolo positivo. Molte persone mi chiedono come faccio a realizzare così tanti progetti e mi chiedono di insegnargli. Apprezzo il fatto che venga riconosciuta la mia voglia di fare.

Quali sono gli artisti ai quali ti ispiri e ti senti più vicino?
Per quanto riguarda gli artisti, i miei idoli sono Caravaggio, Magritte, Dalì e Vincent van Gogh . Anche se solo da poco ho iniziato ad apprezzare van Gogh, soprattutto per il modo in cui ha raccontato la sua sofferenza e le sue emozioni attraverso la pittura. Per quanto riguarda la fotografia ammiravo molto Alessio Albi, ma ora lo trovo di massa. Mi lascio ispirare da quello che vedo e che mi circonda, in modo da lasciarmi ispirare liberamente e senza filtri. Lo stesso vale anche per a musica. Non ho un gruppo preferito, ne un genere. Mi lascio travolgere da ciò che mi piace e mi da vibrazioni positive.

Quali sono i sogni nel cassetto che non hai ancora realizzato?
Questa è una domanda fatale. Ho sogni irrealizzabili come volare o andare in Arizona e vivere da eremita. Ma tornando con i piedi per terra, il mio sogno più concreto è riuscire a lavorare agli effetti speciali per film, per esempio quelli della Marvel. Vorrei riuscire a completare l’album musicale a cui sto lavorando, pubblicare il mio ultimo libro. Ma il mio obiettivo principale è trasmettere tutti i miei ideali e lo sto facendo con il cortometraggio che sto girando, anche se risulta essere un’impresa complicata. Voglio far capire a chi mi segue che tutto ha un valore e non capisco la moda che tutti seguono ultimamente: è anti-creativa, trasgressiva e priva di valori. Faccio quello che faccio anche per combattere questo. La mia è una lotta che punta a far esplodere il bene e la forza creativa che c’è dentro ognuno di noi.

Silvia Menon