La sottile arte di lasciare e essere lasciati: istruzioni per l’uso

Viviamo nel secolo liquido, e non serve scomodare Bauman per rendersi conto di come anche i rapporti interpersonali risentano di questo cambiamento. Prendiamo ad esempio un momento delicato della vita sentimentale di ciascuno: quando si lascia o si viene lasciati. Quando l’amore finisce e si arriva al punto in cui uno dei due si congeda dall’altro spesso si verificano spiacevoli inconvenienti come vendette, ripicche, crudeltà che sono l’esatto opposto del sentimento che c’era prima. Ma ci domandiamo come mai si arriva a tanto? Perché facciamo tanta fatica a relazionarci con questo aspetto di una storia d’amore (visto che oggi capita di lasciare ed essere lasciati molto più spesso che in passato)?

Per dare qualche spunto prendiamo le mosse da un saggio di Franco La Cecla (sociologo) dove si osserva che le coppie che si trovano nella fase “essere lasciati-lasciare” vengono abbandonata a loro stesse, a elaborare il loro lutto in totale solitudine. Il conforto di parenti e amici si limita ad una adesione formale, potremmo dire un sostegno privo di coinvolgimento, senza però dare indicazioni su come attraversare al meglio questa delicata fase. E questa solitudine e incertezza (derivante dalla mancanza di “competenza nel lasciare e essere lasciati”) genera, nella ormai ex coppia, un livore e risentimento che possono sfociare anche in atti incomprensibili.

Sembra strano ma quello che serve è un galateo del lasciarsi, che fornisca gli anticorpi per affrontare queste situazioni che toccano tutti sempre più frequentemente, trasformando il lutto in una occasione di “resurrezione personale”. Prima di tutto dobbiamo dire che il modello di relazione sentimentale oggi è molto più “frenetico”, ci si lascia con frequenza maggiore e ci si lascia sempre meno tempo per elaborare la cosa. Lasciarsi è e rimane una faccenda dolorosa, ma non è detto che oltre al dolore non ci debba essere qualcos’altro. La relazione sentimentale evolve, e con essa le due persone che si amano. La rottura quindi può essere meglio vista come l’interruzione di questa evoluzione insieme piuttosto che come la fine dell’Amore eterno (concetto tardo romantico che certo non ci aiuta a instaurare sane relazioni). Dobbiamo emanciparci da questa idea utopica di amore, altrimenti la rottura diviene la semplice negazione dell’Amore: se questo è il sentimento più bello e puro la rottura evoca il sentimento più abbietto e meschino.

Purtroppo un manuale su come affrontare questa delicata fase non è ancora disponibile, proviamo allora a elencare passaggi che sono dettati più dalla nostra esperienza che da approfonditi studi di sociologia. Ma allora cosa dobbiamo fare quando si viene lasciati o si lascia?

1. Lasciarsi il tempo per elaborare il dolore. Non esiste rottura che non sia dolorosa, e tentare di fuggire è inutile. Il dolore con il passare del tempo si affievolisce e ci permette un certo distacco.

2. Ragionare sui motivi della rottura senza ossessionarsi sul come o sul perché

3. La rottura è l’occasione ideale per ripensare alle nostre priorità e prenderci del tempo per capire come migliorarsi. Un viaggio è il modo ideale per conciliare queste cose

4. Staccarsi dell’altro, almeno nelle fasi iniziali, è fondamentale. Mantenere un contatto non è sbagliato, ma spesso nasconde una fuga dalla realtà.

5.La rottura il più delle volte è dovuta a errori di entrambi: incolpare non serve certo a migliorarci.

Una rottura ci fornisce il doloroso spunto per migliorare noi stessi, un ripensamento di come noi ci rapportavamo all’altro amato. “Tutte le battaglie nella vita servono a insegnarci qualcosa, anche quelle perdute.” P. Coelho.

redazione