Bianca come il latte, rossa come il sangue: la vita in un colore

”Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore.” Comincia così il famoso romanzo di Alessandro D’Avenia, ”Bianca come il latte, rossa come il sangue”, pubblicato nel 2010 e a cui successivamente si è ispirato l’omonimo film. Il tema che si affronta in questa storia è a primo impatto un tema triste, qualcosa di cui nessuno vorrebbe mai parlare: la leucemia, che nel racconto colpisce una giovane ragazza. Tuttavia, questa storia non è solo triste, si parla infatti anche di temi quali l’amicizia, l’amore, i sentimenti e le emozioni della vita quotidiana di un giovane ragazzo chiamato Leonardo, soprannominato da tutti ”Leo”. Leo è il protagonista del racconto e si definisce un ragazzo coraggioso, disponibile, alla ricerca di risposte a quesiti importanti su cui da sempre l’uomo si interroga: il senso della vita, la morte, e perché Dio permette a mali quali la leucemia, di ricadere su persone splendide come sulla ragazza di cui è segretamente innamorato, Beatrice.

 Nella vicenda si incrociano poi le vite di altri personaggi che riempiono le giornate di Leo: Silvia, la sua migliore amica segretamente innamorata di lui, il professore di Lettere denominato ”Il Sognatore”, e molti altri. ”Il Sognatore” rappresenterà per tutto il racconto, quella figura adulta capace di spingere il ragazzo ad interrogarsi sul senso delle cose senza superficialità ed ipocrisia. Egli insegna che è attraverso la libertà che si può diventare qualcosa di diverso da ciò che siamo, e che è la stessa libertà che ci consente di sognare e i sogni sono alla base della vita. Leo associa ad ogni persona un colore: Beatrice è rosso. Rosso come la passione, come i suoi capelli che sciolti al vento compaiono spesso nei sogni del ragazzo innamorato. ”Capelli rossi che quando li scioglie l’alba ti viene addosso”, dice Leo. Sabbia e mare al mattino presto, all’ora della rugiada, prima che qualcuno arrivi ad affollare la spiaggia. Beatrice è proprio rosso. Come l’amore, come la tempesta: è emozione.
E poi c’è Silvia: azzurro cielo. Azzurro come i suoi occhi, puri e angelici, una vera amica. Non ha i capelli rossi di Beatrice, l’azzurro per Leo è il colore degli amici veri. Leo frequenta la quarta ginnasio per volere dei suoi genitori, ma capisce ben presto di trovarsi di fronte ad un uomo straordinario, un uomo che ha dedicato la vita alla poesia, alla filosofia e all’insegnamento di questi valori: il suo professore, ”Il Sognatore”. Uomo appassionato al proprio mestiere, il professore sogna di donare ai suoi alunni quella sensibilità in più che nella vita consentirà loro di vivere davvero e non limitarsi ad esistere. Leo, quando scopre della malattia di Beatrice, è arrabbiato, amareggiato, si domanda il perché, prendendosela con Dio, da lui denominato ”Fin”. Quando apprende la notizia, tutto si dipinge di bianco. Bianco come il silenzio, bianco come la paura ed il vuoto, come il nulla. Non è facile per Leo cercare una risposta alla malattia, al dolore, alla morte, all’assenza di qualcuno e alla consapevolezza che in un attimo si cessa d’esistere. Leo è però coraggioso: resta vicino a Beatrice, la fa ridere, la rende viva anche quando paradossalmente non c’è più scampo per lei, alla morte. Anche se sente sulle spalle il peso della vita da restituire a Beatrice, Leo non cede: Silvia è accanto a lui, così come il professore e la sua famiglia. E in questo modo, il ragazzo cresce. La crescita nasce dal dolore, poiché senza prima affrontare il bianco del vuoto, non si può gioire della vita, quella vita dipinta di rosso. Bisogna sanguinare per rinascere, per capire che i sogni e le speranze non possono morire, e credere in qualcosa di più grande; dice ”il Sognatore”. Alla fine Leo capisce che, comunque vada, ritroveremo chi abbiamo amato, e a noi rimane tutta la vita per chiedere perdono per avere fatto soffrire, per non essere stati all’altezza di molte situazioni, perdono per aver avuto paura. Tutto si può risolvere amando, sempre. Amare diventa così un’azione quotidiana, come la più naturale delle cose. E se anche chi ci ama ci ferisce, è solo perché il dolore è parte dell’amore: spesso si pensa che l’amore sia in crisi, invece è proprio l’amore che ci chiede di crescere. Leo capirà, compiendo questo tortuoso percorso, di essere innamorato di Silvia e tramite lei riuscirà a superare ed affrontare la morte di Beatrice, che durante la sua malattia ha insegnato molto al ragazzo. Capirà che le persone che muoiono non scompaiono, restano invece incastrate nel cuore e negli occhi di chi le ha amate e non smette di vivere. Così, Leo comprenderà che è solo con la volontà che ogni giorno può essere dipinto di rosso. Quando la vita bianca nuota dentro l’amore rosso, ogni giorno può essere il primo: l’inizio di una nuova vita. Alessandro D’Avenia racconta così il coraggioso viaggio nella vita di un giovane sedicenne dapprima cieco alla realtà che ad essa si apre lentamente attraverso l’amore (a costo dello sgomento, del dolore, del fallimento). Leo diventa un uomo e capisce che la vita è più forte della morte. ”Perché i sogni veri si costruiscono con gli ostacoli. Altrimenti non si trasformano in progetti, ma restano sogni”. Leo è la dimostrazione che dal dolore si può crescere, riscoprirsi e ricominciare: la sofferenza non è un punto di non ritorno, è una nuova opportunità per ricominciare. Anche quando tutto il mondo crolla addosso. I sogni sono la ragione per cui respirare emozioni di colore rosso fuoco.
redazione