Pensare alla Mongolia come a una meta solo estiva è una semplificazione che rischia di far perdere alcune delle sue sfumature più affascinanti. Viaggiare fuori stagione, tra l’inizio della primavera e i primi freddi autunnali, oppure addirittura in inverno per i più temerari, può rivelare aspetti meno noti e più profondi di un Paese che vive da sempre in sintonia con i cicli naturali.
La bassa stagione in Mongolia si estende da aprile a metà giugno e da settembre a ottobre, dunque non è un caso che anche i tour di gruppo dei tour operator – vedi ad esempio il viaggio in Mongolia proposto da Stograntour – vengano organizzati nei mesi estivi. L’inverno, da novembre a marzo, è considerato un periodo a sé per via delle temperature estreme e delle difficoltà di spostamento, ma è anch’esso accessibile, a patto di sapere cosa aspettarsi. La primavera e l’autunno, invece, offrono un equilibrio interessante tra condizioni climatiche gestibili e flussi turistici minimi, il che significa meno affollamento, più autenticità e una relazione più diretta con i luoghi e le persone.
In primavera, il paesaggio mongolo si risveglia. I pascoli tornano verdi, gli animali iniziano la transumanza e le comunità nomadi si spostano verso le aree estive. Le temperature diurne diventano gradualmente più miti (anche se le notti restano fredde), e i sentieri iniziano a essere percorribili anche nelle regioni più isolate. Tuttavia, in questa stagione è bene considerare che le strade possono essere ancora danneggiate dal disgelo, e i fiumi più gonfi del solito. Ecco perché chi parte in questo periodo dovrebbe preferire viaggi guidati, con mezzi adatti e supporto logistico in caso di rallentamenti o deviazioni.
L’autunno, invece, è il momento perfetto per chi cerca paesaggi dorati, luci radenti e atmosfere più intime. A settembre e ottobre il clima resta asciutto, ma le temperature calano sensibilmente, soprattutto la notte. I cieli sono limpidi, le steppe si colorano di arancio e ocra, e i campi nomadi iniziano a chiudersi in preparazione dell’inverno. È una stagione ideale per la fotografia, ma anche per chi vuole assistere agli ultimi festival locali o scoprire un volto più contemplativo della Mongolia.
Il grande vantaggio di viaggiare in bassa stagione è la possibilità di vivere la Mongolia in modo più autentico, lontano dai circuiti affollati e con un contatto più diretto con le comunità locali. Tuttavia, questo richiede anche una maggiore capacità di adattamento: le strutture ricettive possono essere ridotte, le distanze sembrano più lunghe per via della scarsità di mezzi in circolazione, e il comfort può diminuire a favore di un’esperienza più rustica.
Dal punto di vista dell’equipaggiamento, è fondamentale essere preparati a forti escursioni termiche. In primavera e autunno si può passare da 20°C di giorno a temperature vicine allo zero di notte. Serve abbigliamento tecnico, a strati, scarpe da trekking impermeabili, e un sacco a pelo adatto a climi freddi. In inverno, invece, servono vere e proprie dotazioni da spedizione, con indumenti termici, guanti pesanti, giacche antivento e scarponi adatti alla neve.
La logistica dei trasporti è un altro aspetto da valutare con attenzione. In bassa stagione, soprattutto in regioni remote, i collegamenti sono meno frequenti e le condizioni delle strade peggiorano. Per questo motivo è altamente sconsigliabile improvvisare: anche per i viaggiatori esperti, organizzare il percorso con una guida locale e mezzi adatti è essenziale per garantire sicurezza ed efficienza, evitando intoppi o lunghe attese.
Un altro aspetto interessante della bassa stagione è la possibilità di partecipare ad attività legate alla vita quotidiana dei pastori. In primavera, ad esempio, si assiste alla nascita dei cuccioli e alla migrazione verso le terre estive. In autunno, invece, è il tempo della preparazione delle riserve per l’inverno, della produzione di alimenti fermentati, della raccolta del combustibile. Partecipare – anche solo come osservatori – a questi momenti è un’occasione per entrare in sintonia con un mondo che si muove secondo regole ancestrali.
Chi ha il coraggio e l’attrezzatura adatta, può considerare anche l’inverno come stagione di viaggio. Gennaio e febbraio sono i mesi più freddi, ma anche quelli più suggestivi. Le distese ghiacciate del lago Khövsgöl, i festival delle aquile nelle regioni kazake, o la celebrazione del Tsagaan Sar (capodanno lunare mongolo) offrono uno sguardo potente sulla resilienza e la spiritualità del popolo mongolo. Naturalmente, viaggiare in questo periodo richiede una pianificazione estremamente accurata e il supporto di professionisti abituati a gestire condizioni rigide.
In definitiva, la Mongolia in bassa stagione è una scelta per chi cerca profondità più che comodità, autenticità più che efficienza. Un viaggio che invita al silenzio, all’osservazione, all’ascolto. Che spinge a rallentare e a uscire dai propri automatismi. E che, proprio per questo, può trasformarsi in un’esperienza molto più intensa di quanto si immaginasse al momento della partenza.