Intervista a Francesco Anselmo: “La mia generazione è come un Pluriball”

Classe 1991, originario di Palermo ma con le carte in regola per emergere nel panorama musicale. Stiamo parlando di Francesco Anselmo, promettente cantautore che ha recentemente pubblicato il suo secondo album Pluriball. Abbiamo avuto l’occasione di scambiarci quattro chiacchiere e scoprire il suo mondo e la sua passione più grande, ovvero la musica.

Chi è Francesco Anselmo? Cosa devono sapere assolutamente di te i nostri lettori?

Un amante estremo della musica che prova ad inserirla in ogni contesto della sua vita. Sarà stata quella chitarra ricevuta in dono dai miei genitori all’’età di 6 anni o la mia prima esibizione in pubblico con “Sapore di sale” all’’età di 7, fatto sta che da quando ho memoria non riesco a descrivermi senza aneddoti bizzarri che riguardano la musica.

Il tuo album è stato anticipato dall’uscita del singolo Pluriball, quale idea si nasconde dietro questo termine?

Si tratta di un’idea che riguarda molto la mia generazione e la dinamicità che la contraddistingue. Ho saputo recentemente che quel materiale che per me è sempre stato “le cose che scoppiano”, in realtà si chiama “Pluriball”. Si tratta di un oggetto che utilizziamo così spesso durante i nostri movimenti e i traslochi per proteggere e custodire i nostri ricordi che ho notato subito uno legame bizzarro pluriball/mia generazione. Ho provato così a scriverci e sono soddisfatto di ciò che è uscito fuori.

Hai detto che questo disco racconta come la tua generazione, quella dei perenni fuori sede, si stia adattando ai cambiamenti, all’instabilità nel lavoro, nell’amore, nei domicili. Secondo te l’idea di adattarsi è qualcosa di positivo o negativo?

È un qualcosa di molto positivo. La mancanza di appartenenza ad un luogo geografico nel futuro prossimo è una cosa che riguarda tanto la mia e le generazioni vicine. Però per fortuna abbiamo questa grande forza a nostra disposizione: la capacità di adattamento, la duttilità. Sappiamo adattarci bene ad ogni situazione e quindi abbiamo tutti gli strumenti per fronteggiare qualsiasi sfida.

Qual è la canzone di questo album che ti fa emozionare di più? E perché?

Tutte le canzoni di questo disco mi provocano sensazioni diverse, sceglierne una è difficile. Però ti direi “Arredamenti”. Il motivo è pure difficile da spiegare: credo che sia successo a tutti di trovarsi in una condizione simile a quella raccontata nel brano. Mi piaceva molto l’idea di pensare al nostro corpo come un appartamento vuoto da “ri-arredare”.
Tra l’altro è una metafora che si sposa perfettamente con l’intero concept del disco, anche se sotto un aspetto diverso, in fondo si tratta sempre di incertezze e di forze.

Chi sono i tuoi artisti preferiti nel panorama musicale italiano e internazionale?

Bella domanda. Credo che la risposta sia variabile nel tempo, mi spiego: ci sono artisti che ascolto sempre e che non mi stancherò mai di ascoltare, uno su tutti Franco Battiato. Poi ci sono artisti che ascolto con più o meno frequenza, come ad esempio: Balthazar, Tobias Jesso JR, Kurt Vile, ecc. Rimanendo in Italia ascolto molti cantautori di adesso (da Dimartino a Fulminacci) e devo dire che lo faccio con grande piacere.

Progetti per il futuro? Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Molto banalmente sto pensando soltanto a suonare dal vivo Pluriball con estrema normalità. I concerti sono la cosa che mi è mancata di più!

Eleonora Corso